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 2015  agosto 19 Mercoledì calendario

L’EURO CROLLA MA L’EUROPA COMPRA. È GLI STATI RIMPATRIANO LE RISERVE

La domanda mondiale di oro è crollata nel secondo trimestre ai minimi dai 6 anni, ma l’Europa è in netta controtendenza. Secondo le stime del World Gold Council gli investimenti nel bene rifugio sono balzati del 19% nel Vecchio Continente, a fronte di un calo globale del 12%. «La domanda di monete, lingotti e Etf è stata favorita dalla crisi greca e dalla possibile minaccia per la stabilità della zona euro», ha scritto l’organizzazione dei produttori in un report pubblicato la scorsa settimana. Questo mentre una tendenza ormai consolidata vede gli Stati europei rimpatriare parte dell’oro depositato all’estero per custodirlo nei propri forzieri.
Dopo la Germania, l’Olanda e il referendum che si è svolto in Svizzera (tuttavia con esito negativo), l’Austria lo scorso maggio ha chiesto alla Bank of England di riconsegnare a Vienna lingotti per 5 miliardi di dollari, circa la metà delle riserve austriache pari a 280 tonnellate. La decisione è stata motivata con «esigenze di diversificazione». Con questa mossa infatti l’istituto viennese guidato da Ewald Nowotny «soddisfa le richieste della Corte dei Conti, che aveva sottolineato il rischio di concentrare la maggioranza delle riserve in un solo Paese», ha spiegato il quotidiano austriaco Kronen Zeitung. «Per i cittadini è una buona notizia, perché i sondaggi mostrano che ciò corrisponde alla volontà della maggioranza», ha scritto il giornale. Al termine dell’operazione l’Austria punta a controllare ’da vicino’ la metà delle sue riserve. La stessa Germania continua a rimpatriare le riserve di oro depositato all’estero. Secondo dati ufficiali della Bundesbank, solo l’anno scorso sono state rimpatriate circa 120 tonnellate di oro, di cui 35 tonnellate provenienti da Parigi e 85 tonnellate da New York. Le riserve auree della Germania, seconde al mondo dietro quelle degli Stati Uniti, ammontano attualmente a 3.381 tonnellate secondo i dati del World Gold Council. Ed entro il 2020 anche la Bundesbank prevede di riportare nelle sue casse la metà delle riserve, allineandosi così alle usanze di altri Paesi, fra cui il nostro. L’oro di Bankitalia, che con le sue quasi 2.500 tonnellate rappresenta la terza riserva nazionale al mondo, è custodito infatti per circa il 50% a Roma. Il resto si trova principalmente a New York, presso la Federal Reserve, e in quantità minori a Berna e a Londra. L’istituto di Via Nazionale non fornisce le quote precise. Ma le riserve appaiono sufficientemente diversificate. Ciò tuttavia non è bastato negli anni a diradare i dubbi su questo ’tesoro’ in dotazione al nostro Paese.
La domanda più ricorrente è su chi in effetti sia il titolare delle riserve. La risposta è tutt’altro che scontata, poiché la Banca d’Italia è per statuto un ente di diritto pubblico, ma è partecipata da azionisti privati, principalmente banche, e al tempo stesso non può fare capo al ministero del Tesoro per ragioni di indipendenza. Il tema è ancora dibattuto da giuristi e soprattutto economisti. La legge che assegna alla banca centrale il ruolo di ente pubblico risale infatti al 1936 e si confronta con le varie modifiche introdotte successivamente nel suo statuto. Il recente decreto Imu-Bankitalia ha cercato di fare chiarezza riaffermando che i partecipanti privati al capitale non possono vantare alcun diritto sulle riserve. L’oro pertanto è della Banca d’Italia, ma non dei suoi azionisti. Inoltre le riserve ufficiali, di cui fanno parte anche titoli denominati in dollari, yen e sterline, costituiscono parte integrante delle riserve dell’Eurosistema, assieme a quelle che sono state conferite alla Bce e a quelle delle altre banche centrali aderenti. Nel bilancio della Banca d’Italia a fronte del conferimento della quota di riserve ufficiali all’Eurosistema è iscritto un credito, che viene annualmente remunerato. Ciò non esclude che le riserve rimangano un presidio a garanzia del nostro rischio Paese. Anche se, per quanto elevate, basterebbero appena a ridurre di qualche punto l’enorme debito pubblico. La riserva aurea in particolare è costituita da 2.452 tonnellate. Presso la sede della Banca d’Italia a Roma sono custodite 1.199,4 tonnellate di oro. Di queste, 4,1 tonnellate sono in forma di moneta e la restante parte sono lingotti.