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 2015  agosto 19 Mercoledì calendario

SOFFERENZE, GIA’ CEDUTI SETTE MILIARDI – 

Negli ultimi 12 mesi le banche italiane si sono liberate di oltre 7 miliardi di zavorra. È questo il valore nominale dei crediti deteriorati ceduti tra il giugno 2014 e oggi, a cavallo di scadenze regolamentari impegnative come il comprehensive assessment della Bce e l’entrata in vigore della vigilanza unica.
Un resoconto dell’attività su questo fronte è contenuto nelle relazioni semestrali pubblicate proprio in questi giorni, benché alcuni deal fossero già a conoscenza del mercato. Insomma, anche se in operazioni di questo genere il valore nominale può essere assai lontano dal prezzo effettivo di cessione, non c’è dubbio che l’operazione di pulizia sugli attivi problematici delle banche sia iniziata.
In termini assoluti le operazioni di importo maggiore sono state realizzate da Unicredit e Monte dei Paschi . Nei mesi scorsi l’istituto di piazza Gae Aulenti ha messo a segno il deal più significativo dell’anno, cioè la cessione di Uccmb, la società specializzata nella gestione dei crediti deteriorati con in pancia 2,4 miliardi di sofferenze. Dopo una lunga trattativa l’operazione è andata in porto con la cordata Fortress-Prelios , anche se l’attivismo di Unicredit non si è fermato qui. Sempre nell’arco dei 12 mesi il gruppo guidato da Federico Ghizzoni ha venduto altri due consistenti portafogli di npl: uno da 1,9 miliardi al fondo di private equity britannico AnaCap Financial Partners e un altro da 625 milioni al gruppo austriaco Pra Group Europe.
Molto attivo anche il Monte dei Paschi che si è concentrato soprattutto sui crediti chirografari, cioè quelli non assistiti da alcun tipo di garanzia. Nel giugno scorso il gruppo senese guidato da Fabrizio Viola ha ceduto un portafoglio dal valore nominale di 1,3 miliardi a Banca Ifis , un’operazione che faceva seguito a quella da 380 milioni realizzata a fine 2014 con Fortress. Gli altri deal chiusi negli ultimi 12 mesi hanno avuto taglia inferiore, generalmente compresa tra 200 e 300 milioni. Ubi Banca ad esempio, come si evince dalla semestrale, ha ceduto portafogli per 350 milioni, prevalentemente chirografari e riferibili per lo più alle ex controllate B@nca 24-7 e Centrobanca e alle banche rete del gruppo lombardo. Il Banco Popolare (che ha in pancia 14 miliardi di crediti deteriorati, pari al 17,6% degli impieghi) ha per il momento ceduto un pacchetto da 210 milioni composto da circa 17 mila posizioni. Anche in questo caso il compratore è stato un gruppo estero, cioè la svedese Hoist Finance, società specializzata nell’acquisto e nella gestione di crediti al consumo non performing.
L’ultimo deal della Popolare Emilia Romagna risale invece all’estate 2014, quando il gruppo modenese si sbarazzò di un pacchetto di mutui residenziali erogati prevalentemente tra il 2007 e il 2009 dall’ex controllata Meliorbanca. Passando alle non quotate, a fine 2014 la Popolare di Bari ha ceduto un portafoglio da 400 milioni a Lone Star nel corso del processo di risanamento della Tercas.
Se questa è la panoramica degli ultimi 12 mesi, c’è da scommettere che a partire da settembre il mercato assisterà a nuove operazioni. A favore di uno scenario di questo genere depongono i recenti provvedimenti presi dal governo. La deducibilità in un solo anno delle svalutazioni e le nuove norme sulle procedure fallimentari (maggiore concorrenza nelle procedure di concordato preventivo, accordo di ristrutturazione con intermediari finanziari e accesso al credito per le aziende in crisi) sono state apprezzate sia dagli operatori specializzati che dalle banche, anche se probabilmente i primi effetti concreti si vedranno solo dopo la pausa estiva.