Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 15/8/2015, 15 agosto 2015
IL «SÌ» DI ATENE E IL FUTURO DI TSIPRAS
Via libera del Parlamento greco all’accordo da 85 miliardi euro con i creditori sul terzo piano di salvataggio dopo una lunga maratona notturna. Il pacchetto è stato approvato a maggioranza con 222 voti a favore, 64 contrari, 11 astenuti e tre assenti. Il primo ministro, Alexis Tsipras, aveva chiesto alla Camera di votare il piano per assicurare la sopravvivenza del paese («dobbiamo decidere se restare vivi o suicidarci» aveva detto prima del voto) e respingere il tentativo del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble di far uscire la Grecia dall’euro per cinque anni.
Il Governo greco sta pensando, però, di presentare una mozione di fiducia in Parlamento alla luce dell’esito della votazione sul terzo piano di salvataggio che ha mostrato un fronte sempre maggiore di ribelli interni a Syriza. È quanto hanno riferito diverse fonti governative, spiegando che il voto di fiducia sarebbe messo in calendario soltanto dopo il 20 agosto, data in cui scade il fatidico rimborso di 3,2 miliardi dovuti da Atene alla Bce. Nella votazione di ieri mattina, 222 deputati hanno votato a favore del piano, 64 contro con 11 astensioni e 3 parlamentari assenti. Nelle fila di Syriza sono stati 32 i parlamentari che hanno votato contro con 11 astensioni e un assente. Questo significa che il numero dei seggi in Parlamento su cui il premier Alexis Tsipras può contare è sceso a 118, sotto la soglia minima di 120 ritenuta indispensabile per superare un voto di fiducia in Parlamento. Il risultato del voto di fiducia sarà determinante per capire se la Grecia si avvia o meno a nuove elezioni politiche in settembre o a ottobre. «Seguiremo le procedure parlamentari e la Costituzione», ha garantito Olga Gerovasili, la nuova portavoce del Governo greco, subito dopo il terzo voto sul piano di salvataggio. Uno dei rappresentanti del maggiore partito di opposizione, Neo Demokratia, Makis Voridis, ha già detto che in nessun caso i conservatori appoggeranno Tsipras nel voto di fiducia. Ma Tsipras ci ha abituato ad abili mosse e sortite parlamentari, per cui le soprese non sono escluse.
I rendimenti a due anni dei bond greci sono scesi al 13,5% (sotto il 10 per la prima volta da maggio, quelli a dieci anni) subito dopo la notizia del via libera al terzo piano di salvataggio che prevede numerose azioni prioritarie tra cui l’aumento delle tasse, la fine delle baby-pensioni e la privatizzazione dei porti del Pireo, di Salonicco e delle ferrovie.
Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze greco, ha votato «no» al piano di riforme e risparmi concordato con i creditori internazionali con il governo Tsipras e ora approvato dal Parlamento. Si tratta della prima presa di posizione ufficiale di Varoufakis, ex ministro delle Finanze, contro Tsipras. In occasione dei due precedenti voti su alcune misure previste dal piano, Varoufakis aveva prima preannunciato un voto contrario ma aveva poi sostenuto all’ultimo momento il Governo affermando che il no avrebbe creato più problemi di quanti ne potesse risolvere. Durante il dibattito parlamentare prima del voto, Varoufakis ha affermato «di essere orgoglioso di essere riuscito, durante i cinque mesi di negoziati con i creditori internazionali, a ridare speranza e coraggio a molti greci». Alle grida di indignazione provenineti dai banche dell’opposizione, Varoufakis ha anche detto di «essere pronto a lasciare il mio seggio in Parlamento se Alexis Tsipras lo desidera», questo permetterebbe a Tsipras si sostuire l’ex ministro con un suo fedele parlamentare. D’altra parte, Varoufakis ha già preannunciato di voler creare una propria formazione politica, denominata “Alleanza per l’Europa”, che potrebbe trovare un punto di intesa con l’altro ex ministro dell’Energia, Panagiotis Lafazanis, che si propone di formare una lista alternativa alla sinistra di Syriza.