Sergio Trombetta, La Stampa 15/8/2015, 15 agosto 2015
LA FABBRICA DEI TUTÙ. DIETRO LE QUINTE DEI GRANDI TEATRI
«A cucire un tutù si comincia dalla culotte. Di lì, dal bordo superiore si inizia a cucire a balze i volants. Alla fine di questo primo lavoro tutte le balze tendono verso l’alto e il manufatto assomiglia più che altro a un cavolo. Ora bisogna abbassarle e per compiere questo lavoro ogni balza viene collegata all’altra con dei points de bagage cioè con anelli di fili robusti che bloccano la macchineria. E il gioco è fatto. O meglio, è solo all’inizio perché di lì prosegue per la realizzazione completa del costume». Nel suo ufficio a Palais Garnier, al centro del «Service Couture», la sartoria dell’Opéra di Parigi, Xavier Ronze, il capo della struttura, racconta il suo lavoro. Che non è solo seguire la realizzazione dei tutù, ma organizzare una complicata macchina organizzativa. Bisogna preparare i costumi spesso per diverse produzioni che vanno in scena contemporaneamente: l’Opéra ha due palcoscenici il vecchio Palais Garnier e Bastille.
Tutto nasce da un grido di allarme lanciato dalla rivista americana Newsweek: le compagnie di danza americane non trovano più sartorie che cuciano tutù. Si è perso il «know-how»: anche questo è frutto della esternalizzazione del lavoro, parrebbe. I vecchi teatri europei, però, dall’Opéra, alla Scala, all’Opera di Roma conservano atelier interni: l’Accademia della Scala organizza anche un corso per aspiranti sarti di scena, voluto da Cinzia Rosselli (responsabile del Reparto Sartoria) che ne è coordinatore tecnico-artistico, per acquisire conoscenze specifiche della sartoria dello spettacolo. Un bel tutù di tulle incrostato di paillettes leggerissime era sul tavolo di lavoro di Ronze nei giorni in cui abbiamo visitato l’atelier. Appartiene all’ètoile Dorothèe Gilbert ed è per Thème et Variations di Balanchine, uno dei primi appuntamenti della stagione 2015 2016. In quei giorni si lavorava a preparate i costumi per La Fille Mal Gardée di Ashton e L’anatomie de la Sensation di Wayne McGregor che chiudevano la stagione. Ma già i couturier pensavano a rinfrescare i costumi di Balanchine e di Bajadera, titolo delle prossime festività natalizie.
Per tutto questo lavoro Xavier Ronze ha a disposizione 33 persone (cui possono unirsi nei periodi di superlavoro sino a 35 intermittents, cioè precari) divise in 5 diversi atelier. «Flou» fa i costumi per le ballerine, «Tailleur» per i danzatori, «Maille» si occupa si tutto quanto è stretch, dai body alle calzamaglie, «Mode» fa copricapi e cappelli vari. Un quinto laboratorio è dedicato alla realizzazione di maschere e bijoux.
E se la culotte è il centro del tutù, il centro della sartoria è un cuore di legno antico . si chiama «Central» è nato insieme all’Opera nel 1875 e quindi è classé, intoccabile, monumento nazionale: «Non si può neppure piantare un chiodo» spiega Constance de la Rochefoucold, assistente di Ronze. È un magico guscio in legno color miele scuro circondato da un ballatoio dal quale si appendono i tutù una volta pronti. Mentre al piano inferiore, ai lati stanno «appesi» contadini e contadine della Fille Mal Gardèe, bajadere e guerrieri del ballettone indiano natalizio.
Visitando i diversi atelier ci si può imbattere anche in una vetrina dove ammassati, si trovano tiare, diademi, collane. Tutto rigorosamente falso, ma tutto storicamente importante. Nell’atelier dei bijoux si conservano molti elementi di balletti usciti di repertorio però legati alla storia del teatro. Che potrebbero partire prossimamente per il Centro Nazionale del Costume di Scena a Moulins in Alvernia, o trovare ospitalità nelle sale del museo dell’Opéra stessa.
Oppure rinascere nell’immaginario queer. Non è un caso che lo spettacolo dei Chicos Mambo, troupe francese en travesti, per l’appunto intitolato Tutu programmato per un mese fra novembre e dicembre del 2014 a Bobino a Parigi sia rimasto in programma sino a fine giugno (e la prossima stagione sarà al teatro sociale di Trento), La prima immagine dello spettacolo è una ballerina di carillon (ma a grandezza naturale), coperta da un body nero e un piccolo tutù rigido, che gira su se stessa. Come a ricordarci che certe fascinazioni cominciano da piccoli, dal comò del salotto.