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 2015  agosto 15 Sabato calendario

LO IUS SÒLA E ALTRI RACCONTI

La Repubblica, ieri: “Figli, il governo si corregge. Sì ai permessi. Sbloccati i congedi parentali”. L’Unità, ieri: “Questa terra è la mia terra. Il Parlamento vara lo ius soli: diritti, doveri e regole per chi nasce in Italia”. Tutto questo in prima pagina. Poi, dentro, i verbi dall’indicativo presente passano al futuro, sia pur scortati dall’avverbio decisionista “presto”. La Repubblica: “I congedi parentali saranno permanenti. Presto la circolare”. L’Unità: “Presto un milione di nuovi cittadini. A settembre andrà in aula alla Camera, perlaprimalettura,iltestosullo ius soli”. Presto, com’è noto, vuol dire mai, o quasi. Però intanto l’effetto è assicurato: un annuncio oggi, uno domani e si rafforza l’immagine di un governo ipercinetico, infaticabile, futurista, marinettianamente brumbrum, pancia in dentro e petto in fuori anche a Ferragosto col caldo che fa. Un governo che finalmente “fa le cose” perché – come detto autorevolmente dal premier fanciullino all’ultima Direzione Pd dopo un bottone di due ore che manco Fidel Castro- “l’hashtag è #zerochiacchiere”. Da quando Wanna Marchi è finita dentro e s’è calmata, il suo posto l’han preso i politici.
Quando c’era B. annunciava le sue porcate ad personam spacciandole per mirabilie erga omnes, ma non si poteva negare che le avesse fatte. Poi venne a salvarci Monti, che qualcosa purtroppo fece anche lui, ma tra leggi senza decreti attuativi e leggi poi bocciate dalla Consulta, ha lasciato poco o nulla. Ora c’è Renzi, che ha fatto pochino e generalmente male, ma molti credono abbia fatto moltissimo e generalmente bene. Se però uno chiede alla gente che legge i giornali e guarda la tv che cosa esattamente ha fatto, scopre che è molto più informato chi non legge, non vede e non sa: chi sa, o crede di sapere, dà risposte vaghe e generiche perché è impossibile distinguere le leggi approvate, quelle varate che però funzionano all’incontrario (falso in bilancio, voto di scambio, autoriciclaggio...) o non funzionano proprio (dal Tfr in busta paga alla mitica digitalizzazione: è notizia di ieri che nella PA cresce del 12% la spesa per la carta), quelle già votate ma prive di decreti , quelle nate in forma di slide o linee-guida e mai presentate, quelle proclamate nelle interviste ma mai scritte né depositate in Parlamento, o quelle date per fatte dai giornaloni senza che neppure la fertile fantasia di Renzi&C. si sia mai sognata di immaginarle.
Spesso l’annuncio di una legge inesistente serve a coprirne un una porcata appena fatta. Il Pd salva Azzollini? Il ministro Orlando annuncia che le richieste di autorizzazione all’arresto le esaminerà la Consulta. E pazienza se questa non ha alcuna autorità in materia, bisognerebbe cambiare la Costituzione e nessuno ne ha la minima intenzione. Ma intanto si parla di quello e non più di Azzollini: armi di distrazione di massa. Persino al pagamento dei debiti della PA alle aziende mancano 70 miliardi: Renzi aveva promesso a Vespa di andare a piedi sul Monte Senario se non avesse mantenuto l’impegno, invece va in ferie in America, si presume in aereo. Una delle poche leggi finite sulla Gazzetta ufficiale è l’Italicum, eppure chi l’ha votato tre mesi fa già chiede di cambiarlo. Non si cambia invece, chissà perché, il Senato dei nominati, ancora in ballo in Parlamento; e neppure il decreto sui reati fiscali, dove rimane a pie’ fermo la franchigia per chi evade fino a 150 mila euro. Poi ci sono le leggi-ricorrenza: il 2 agosto, anniversario della strage di Bologna, si annuncia la legge sul reato di depistaggio. Poi, passata la festa, gabbato lo santo: fino al prossimo 2 agosto. Idem per le leggi-emergenza: a giugno Renzi annunciò “un Piano B sull’immigrazione”, poi si scoprì che il Piano B consisteva nell’avere un Piano C, che sarà annunciato con calma.
Ad aumentare il casino c’è il bombardamento di miliardi stanziati – a parole, si capisce
– per tutti i rami dello scibile umano, che nessuno sa dove siano e infatti non esistono se non nel mondo virtuale e parallelo dei politici e della stampa al seguito. Però suonano bene. Limitiamoci, per esigenze di spazio, all’ultimo semestre. “La spending review vale 10 miliardi” (Renzi, 23.2). “2 miliardi per le pensioni dei più poveri” (17.5). “Sbloccheremo cantieri per 20 miliardi” (6.7). “In 5 anni meno tasse per 50 miliardi” (28.7). “Piano da 12 miliardi per la banda ultralarga” (6.8). “1,3 miliardi contro il dissesto idrogeologico” (6.8). “Sud, piano per sbloccare 12 miliardi” (Renzi secondo il Corriere, 3.8). “Sud, investimenti per 100 miliardi senza vincoli Ue” (Renzi secondo Repubblica, 7.8).“Opere da oltre 15 miliardi e il Sud crescerà del 3%” (Del Rio, 9.8). “Povertà: 1,5 miliardi per dare a tutti il reddito di inclusione” (Renzi secondo l’Unità, 12.8). Mal contati, sono 177 miliardi in un anno, cui vanno aggiunti i 50 da trovare subito per non dover aumentare le imposte in base alle clausole di salvaguardia dell’ultima finanziaria. Totale: 227. Ma che volete che siano: forse vi è sfuggito, ma il governo fa un sacco di “cose di sinistra”, tipo – Renzi dixit sull’Unità – “la lotta all’epatite” (il centrodestra invece è tradizionalmente favorevole al fegato infiammato). Dunque nulla è impossibile. Già allo studio quattro nuovi decreti urgenti per l’abolizione della gastrite, del gomito del tennista, del ginocchio della lavandaia e delle emorroidi. Presto, anzi subito, anzi ieri.