Marina Miraglia, Fotografi e pittori alla prova della modernità, Bruno Mondadori Milano 2012, 18 agosto 2015
«La fotografia tende sempre più a divenire, più della natura stessa, il dato naturale da imitare; il tipo di selezione del reale, perfettamente analogo a quello della pittura del tempo, la resa dei particolari, lo studio e la definizione delle ombre rendono “il lavoro dei pittori più facile e rapido, meno soggetto all’errore; essa è per l’artista un vocabolario che lo guida nella traduzione del linguaggio della natura, un album al quale attingere continuamente per un’ispirazione sempre nuova» (Claudet, 1861)
«La fotografia tende sempre più a divenire, più della natura stessa, il dato naturale da imitare; il tipo di selezione del reale, perfettamente analogo a quello della pittura del tempo, la resa dei particolari, lo studio e la definizione delle ombre rendono “il lavoro dei pittori più facile e rapido, meno soggetto all’errore; essa è per l’artista un vocabolario che lo guida nella traduzione del linguaggio della natura, un album al quale attingere continuamente per un’ispirazione sempre nuova» (Claudet, 1861). A sotto lineare quanto e fino a che punto fosse frequente l’uso della fotografia da parte degli artisti, Théophile Gautier, visitando il Salon di Parigi del 1861, osservava come i particolari, i tagli, le pose dei dipinti esposti, per le loro stringenti analogie e prestiti dalla fotografia, facevano di quest’ultima, sebbene assente, la vera protagonista dell’esposizione» (Marina Miraglia) https://books.google.it/books?id=ahIzfDB24I4C&printsec=frontcover&dq=isbn:8861597475&hl=it&sa=X&ved=0CCEQ6AEwAGoVChMIncbD54-yxwIVwrwaCh2zRgmG#v=onepage&q&f=false