varie, 17 agosto 2015
GALLINE
«La mia storia inizia all’Alessandria. Per la prima volta una società prendeva ragazzi sotto i 14 anni, così organizzò un provino. Mia mamma non voleva: eravamo invitati dai nonni e poi temeva prendessi qualche malattia. Era appena finita la guerra e non c’erano spogliatoi: ci si spogliava nei gallinai. Accettò quando scoprì che si poteva fare la doccia» (Gianni Rivera).
CAMPETTO «L’episodio che mi ha segnato accadde poche ore prima della prima partita di campionato: giocavamo a Cesena, un derby sentito, su un campo caldo e davanti a un grande pubblico. Di Francesco mi avvicinò prima di dare la formazione dicendomi: “Se ti faccio giocare titolare ti tremeranno le gambe?”. Io risposi di getto: “Tranquillo mister, giocherò senza problemi come se fossi al campetto con gli amici”. Morale: vincemmo 3-0» (Domenico Berardi).
SCOMMESSE «Ho scelto una realtà come Verona perché voglio tornare a essere protagonista. Per mettermi in discussione e ricominciare a sentirmi un giocatore decisivo. Altri prima di me come Baggio, Signori e Di Vaio hanno fatto una scommessa simile e l’hanno vinta» (Giampaolo Pazzini).
CAZZATE «Abbiamo trascorso tanti periodi di mercato insieme e so benissimo come si muove Preziosi. So che tutto quello che serve arriverà. Con lui non avremo mai una squadra incompleta. Io sono nervoso quando mi spostano gli obiettivi. Se mi si viene a dire che dobbiamo subito riconquistare l’Europa, rispondo che sono cazzate» (Gianpiero Gasperini).
LAMPADINA «Nei primi quindici giorni dopo la squalifica non andavo più in bici. Poi ho pensato che molti, anche in situazioni peggiori, sono tornati. Mi sono aggrappato alla famiglia e a qualche amico, da qualcun altro mi sono allontanato. Mi si è riaccesa la lampadina, mi è venuta ancora una voglia pazzesca del gruppo, delle corse, del ciclismo» (Alessandro Ballan, che il 16 agosto ha terminato la squalifica per il coinvolgimento nel processo sul caso «Lampre-Nigrelli»).
BISOGNO «Non ho avuto problemi a chiedere aiuto a Tamas, ho piacere di tornare a lavorare con lui una settimana al mese a Verona: se c’è stima professionale i rapporti possono tornare buoni e non ho avuto problemi a fare un passo indietro e a dirgli “ho bisogno di te”. Io so cosa mi è mancato quest’anno» (il ranista Fabio Scozzoli, tornato dal vecchio coach Tamas Gyertyanffy).