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 2015  agosto 17 Lunedì calendario

BERGAMASCO: «ITALIA, IL CASO DEI PREMI NON CI HA ROVINATO» – 

Centodue presenze in Nazionale, 36 anni, la voglia di lottare di un ragazzino. Mauro Bergamasco è il veterano dell’Italia che sabato sfiderà a Torino la Scozia nel primo dei test-match di preparazione ai Mondiali. Lui ne già giocati quattro e punta deciso al quinto, «ma di questo», risponde sorridendo scaramantico «ne parliamo dopo il 24 quando sarà resa nota la lista definitiva dei 31».
Si sente il Grande Vecchio di questa nazionale?
«Sento che sto bene. Il peso dell’esperienza c’è, voglio giocarmi le mie chance fino in fondo».
Diciamo il fratello maggiore?
«Mi sento un giocatore. Un consiglio non l’ho mai negato a nessuno, ma per dare il meglio, a 36 anni devo stare concentrato su me stesso».
Quattro Mondiali: il momento più bello e il più brutto?
«Il più bello all’esordio nel ’99, quando sono entrato in campo contro l’Inghilterra. Il più brutto 7 minuti dopo, quando sono uscito con una costola rotta. Spero di non ripetere».
Che squadra vedremo a Torino?
«Molta attenzione alla difesa, ma vogliamo essere protagonisti anche in attacco. Non si vince difendendo e basta».
Le polemiche sullo sciopero contro la riduzione dei premi sono alle spalle?
«Noi giocatori non ci pensiamo e non ne parliamo. Se lo farete anche voi giornalisti ci aiuterete ad essere più sereni».
C’è il rischio di essersi giocati popolarità e simpatia?
«Non credo. La serietà con cui ci siamo preparati in questa estate lo dimostra».
L’obiettivo in Inghilterra saranno i quarti, mai raggiunti prima. Ci giochiamo tutto contro la Francia nella prima partita?
«Lì metteremo molto sul tavolo. A parte l’Irlanda, non illudiamoci poi che Canada e Romania siano avversari morbidi. Però se non pensassimo di batterle potremmo anche restarcene a casa».
Per passare ai quarti a cosa sarebbe disposto a rinunciare?
«A giocare la partita decisiva. No, scherzo. Rinuncerei ai dolci fino alla fine dei Mondiali».
La finale perfetta sarebbe...
«Italia-Inghilterra, a Twickenham. Cosa vuole di più? Anche se tutti si aspettano Inghilterra-Nuova Zelanda».
Altre favorite?
«L’Australia è in forma, il Sud Africa è sotto tono ma fra due mesi potrebbe cambiare tutto, L’argentina è cresciuta. Poi l’Irlanda. La Francia non so».
Cosa è cambiato nel rugby dal suo primo Mondiale a oggi?
«Sono passati 16 anni, ma per me è passato poco tempo. Il rugby invece è un altro sport. Fisico, tattica, tecnica, è cambiato tutto».
In meglio?
«Oggi è uno sport velocissimo, giocato da super atleti. Bisognerebbe tornare a inventare di più. E a divertirsi di più».
Super atleti, ha detto: anche dopati?
«I controlli in Italia ci sono, all’estero non so. Non metto la mano sul fuoco, siamo uomini anche noi, qualche mela marcia ci sarà».
Il rugby italiano rischia lo sboom?
«No, però bisogna investire su educatori e settori giovanili. Le qualità neuromotorie le acquisisci fra i 12 e 16 anni, dopo puoi migliorare ma difficilmente impari cose nuove».
Il prossimo ct dell’Italia dovrà essere...
«Un tecnico esperto, di formazione latina. E un pedagogo. Perché allenare l’Italia non è facile».