Franco Bechis, Libero 14/8/2015, 14 agosto 2015
RENZI NON PAGA PIÙ: SALDERÀ IN 14 ANNI I DEBITI CON LE AZIENDE
Non gli serve più come slogan per acchiappare un po’ di voti, e così Matteo Renzi ha smesso di fatto di pagare alle imprese creditrici della Pubblica amministrazione quanto dovuto: nel 2015 in sei mesi e mezzo ha liquidato appena 2,1 miliardi di euro dei debiti passati, al ritmo di 320 milioni di euro al mese. Un passo da lumaca, addirittura sette volte più lento di quel che accadeva fino al momento in cui Renzi è diventato premier.
Quello dei pagamenti dei debiti dello Stato alle imprese era stato uno dei cavalli di battaglia del segretario del Pd appena arrivato a Palazzo Chigi, uno dei motivi principali per sostituire alla guida del governo Enrico Letta: da meno di un anno lo Stato aveva iniziato lentamente a fare il suo dovere pagando almeno le fatture passate delle commesse chieste da ministeri ed enti locali, ma secondo l’allora sindaco di Firenze il passo era da lumaca. «Voglio fare un’operazione choc come la Spagna con il pagamento immediato dei debiti passati», disse Renzi alla sua prima intervista con Giovanni Floris (che all’epoca conduceva Ballarò). E siccome il neo premier le ha sparate grosse fin dal primo momento, aggiunse: «La Spagna ha pagato subito 50 miliardi. Io penso di fare di più, coinvolgendo la Cassa depositi e prestiti». Siccome dopo 10 mesi di governo Letta erano stati liquidati 22,8 miliardi alle imprese creditrici, al ritmo di circa 2,3 miliardi al mese, Renzi sarebbe dovuto arrivare con quell’annuncio assai vicino ai 90 miliardi che a quel momento sembrava il debito complessivo dello Stato con le imprese fornitrici secondo i calcoli di Confindustria. A che ritmo mensile? A sentire Renzi sarebbe stato un colpo secco: 60-70 miliardi in un botto. Ma a Floris disse che ce l’avrebbe fatta entro aprile. Due mesi: 30-35 miliardi al mese. Poi allungò la scadenza a giugno. Quattro mesi: 15-17 miliardi di euro al mese. Infine disse a Bruno Vespa che avrebbe pagato quella somma entro il 21 settembre, giorno di San Matteo. Sette mesi, e il ritmo sarebbe dovuto oscillare fra 8,5 e 10 miliardi di euro al mese. Non ce l’avesse fatta entro quella data, disse Renzi a Vespa, avrebbe pagato pegno, pellegrinando a piedi fino al santuario toscano di monte Senario.
A quel punto la palla è passata al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, cui sarebbe spettato anche l’aggiornamento progressivo del pagamento di quei debiti. Ma Padoan si guardò bene per lungo tempo di rivelare i dati che venivano custoditi gelosamente in qualche cassetto ministeriale. Il primo aggiornamento di quel che stava avvenendo con il nuovo governo sarebbe arrivato solo alla data del 30 ottobre 2014. E fu una doccia f gelata. Non tanto per le imprese, che ovviamente conoscevano bene da tempo la triste verità e il fatto di essere state prese in giro in modo così clamoroso dal premier. Ma rimasero di sasso tutti quelli che avevano creduto nel giovane capo del governo, nella carica di energia portata nelle istituzioni e nella pioggia di promesse fatte: era solo avanspettacolo, la realtà non era affatto cambiata. Anzi, era addirittura peggiorata. Al 30 ottobre scorso i pagamenti complessivi dello Stato alle imprese creditrici ammontavano a 32,5 miliardi di euro. Ma in quella cifra c’erano anche i 22,8 miliardi già pagati da Letta. In otto mesi Renzi aveva sborsato in tutto 9,7 miliardi di euro. Ogni mese venivano pagati solo 1,21 miliardi di euro dovuti, contro i 2,28 pagati da Letta. Altro che cambio di marcia: il ritmo era la metà esatta del governo precedente.
Da quel giorno la questione dei debiti della Pubblica amministrazione con le imprese è semplicemente finita in secondo piano. Renzi ha riempito di promesse tutto e tutti per alzare un po’ la polvere e nascondere quel disastro mediatico e reale. Padoan ancora una volta ha rimesso nel cassetto i dati che avrebbero dovuto essere aggiornati mensilmente (come avveniva con il governo precedente). Solo il 30 gennaio 2015 è stato fornito un nuovo aggiornamento, e appena un pizzico meglio le cose sembravano andare: i pagamenti totali erano saliti a 36,5 miliardi di euro. La media mensile era passata da 1,21 a 1,24 miliardi di euro: sempre la metà di quanto faceva Letta, ma forse l’inizio di una svolta dopo le ubriacanti e bugiardissime promesse fatte.
E invece a quel punto è calato tristemente il sipario. Nessun aggiornamento a febbraio, nessuno a marzo, nessuno ad aprile, né a maggio (quando c’era il voto amministrativo). Silenzio però anche a giugno e luglio. Poi all’improvviso, chiuso il Parlamento, andati in ferie tutti gli italiani, ecco che sul sito internet del ministero dell’Economia in gran silenzio è apparso l’aggiornamento dei dati all’11 agosto 2015: 38,6 miliardi pagati in tutto. Dall’ultimo aggiornamento di gennaio solo 2,1 miliardi di euro in più. La media mensile del governo Renzi è crollata a 0,9 miliardi pagati al mese: quasi un terzo del ritmo di Letta. Ma l’ultimo semestre è stato proprio disastroso: 0,3 miliardi di euro ogni mese. E qui non è in tanto in gioco la credibilità del presidente del Consiglio italiano, che era già stata frantumata dalle cifre dei mesi precedenti. Quella ad essere definitivamente spezzata è invece la speranza delle piccole e medie imprese italiane (la maggiore parte dei creditori della Pubblica amministrazione). Per avere quanto vantano dallo Stato con il ritmo che il governo ha avuto durante il 2015 dovranno attendere ancora 14,3 anni. E nel frattempo si aggiungeranno i nuovi debiti che si accumulano mano mano che si chiedono nuove forniture.