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 2015  agosto 14 Venerdì calendario

DALLA SILICON VALLEY AI PETROLIERI GLI USA STUDIANO LE CONTROMISURE

NEW YORK Gli operatori della borsa americana negli ultimi due giorni sembrano essere entrati in una fase di attesa, con il giudizio sospeso sull’impatto che le misure prese dalla banca centrale cinese avranno sugli equilibri finanziari, in Usa e nel resto del mondo. Di fatto la caduta della prima valuta asiatica pone l’America in trincea. Gli Stati Uniti sono i maggiori partner commerciali della Cina e i cinesi sono i maggiori investitori nel debito sovrano americano. L’alterazione improvvisa di un rapporto di parità tra yuan e dollaro, fino a dieci anni fa codificata, e nell’ ultimo decennio fattuale, sta proiettando ombre oscure sulla strategia economica degli Usa e della Fed. La Banca Centrale americana si apprestava a interrompere la politica del tasso zero di interessi sui fondi federali che dura dal gennaio del 2008. La direttrice Yanet Jellen si è sempre rifiutata di indicare una data, ma gli analisti erano tutti d’accordo a fissarla tra settembre e dicembre di quest’anno. Il ritocco dello yuan riapre ora la questione con interrogativi che non hanno risposta. Innanzitutto ci sarà da vedere quanto è profonda la caduta: la banca cinese assicura che il fondo non è lontano, e sconfessa le voci che volevano una svalutazione intorno al 10%. Di fatto il rapporto di cambio effettivo tra le due monete è sceso del solo 0,2% a sfavore dello yuan, a confronto di una svalutazione complessiva del 5,5%. E’ per questo che gli operatori di borsa dopo un primo momento di panico hanno riguadagnato la calma, e negli ultimi due giorni hanno mantenuto gli indici in condizione di parità. Restano però vive le preoccupazioni di lungo termine. I prodotti giapponesi dai prezzi scontati torneranno ad essere competitivi sul mercato americano, e a penalizzare quindi i costruttori americani che da un paio d’anni avevano ripreso ad esportare con lena verso l’oriente. Se poi le manovre deflattive sulla valuta cinese dovessero spingere il contagio negli altri paesi a basso costo di produzione, allora la bilancia commerciale Usa rischierebbe il collasso.
I DETTAGLI
C’è poi preoccupazione per le aziende di informatica a stelle e strisce, le quali ormai dipendono in misura fondamentale da un mercato cinese con 500 milioni di utenti di Internet. Apple sarà la prima a mostrare una flessione delle vendite, e questa preoccupazione ha già punito il titolo negli ultimi giorni. Infine c’è il settore delle commodities a inserire nuove minacce, con il petrolio in testa. Ai prezzi attuali del greggio, gran parte dei produttori Usa che hanno guidato l’ascesa del pil dopo la fine della crisi, si trovano a cavalcare l’orlo sottile della profittabilità, e molti hanno già gettato la spugna. La Fed è costretta ora a ricalcolare molti dei presupposti sui quali si basava la strategia del rincaro dei tassi, e il prossimo summit di settembre potrebbe rivelare una retromarcia inattesa.