Teodoro Andreadis Synghellakis, Il Messaggero 14/8/2015, 14 agosto 2015
TAGLI AGLI SCONTI IVA, VENDITA DEL PIREO E STANGATA SULL’AGRICOLTURA
LE MISURE
ATENE La Grecia adotta il nuovo memorandum imposto dai creditori impegnandosi ad attuare misure molto gravose: viene richiesto un fortissimo aumento delle tasse sul gasolio per uso agricolo, che, in totale, saliranno del 500% nei prossimi quindici mesi, mentre gli stessi agricoltori dovranno versare, con un anno di anticipo, il 55% del loro reddito presunto, mentre sinora la percentuale prevista era del 27,5%. Entro ottobre dovranno arrivare le offerte per l’affidamento ai privati dei servizi del porto del Pireo, mentre per il porto di Salonicco l’ultima data utile è il 28 febbraio del 2016.
Agli istituti per ripetizioni e lezioni private che preparano molti ragazzi greci ad affrontare gli esami di ammissione all’università (tutte le facoltà del paese sono da sempre a numero chiuso), verrà applicata una tassa del 23%, mentre sino a gennaio del 2017 dovranno essere abolite tutte le agevolazioni fiscali per le isole. Il governo Tsipras è riuscito a “salvare” la legge che permette ai greci che hanno debiti con lo stato di saldarlo in cento rate mensili. Una legge voluta dall’ex viceministro delle finanze Nadia Valavàni, dimessasi recentemente perché in disaccordo con le nuove dure misure imposte dalle istituzioni creditrici. Tuttavia, per importi complessivi superiori a 5.000 euro, gli interessi applicati aumenteranno del 2%.
Sono alcune tra le principali misure che nelle intenzioni della nuova troika dovrebbero modernizzare la Grecia, ma che secondo tutti i sindacati del paese, rischiano di provocare un’ulteriore esplosione della disoccupazione, che già si attesta al 25%.
LE PREVISIONI
Ieri sono stati resi noti gli ultimi dati sulla crescita del Pil nel secondo trimestre dell’anno, con un inatteso aumento dello 0,8% rispetto ai primi tre mesi dell’anno e dell’’1,4% su base annua. Nuovi problemi, tuttavia, potrebbero arrivare con i dati del terzo trimestre, che parte proprio dal mese di luglio, quando la Bce ha notevolmente ridotto la liquidità dei fonti Ela concessi alla Grecia.
Il primo ministro Alexis Tsipras ha accettato misure che per sua stessa ammissione sono lontane dal programma elettorale di Syriza, per cercare di assicurarsi un orizzonte di tre anni, in cui cercare di valorizzare gli investimenti nell’economia reale. Il 50% dei proventi delle privatizzazioni dovrebbe andare a rafforzare il tessuto produttivo del paese ed anche, indirettamente, i bisogni delle classi più disagiate.
Ed è per questo, che ad Atene, vengono viste come «impreviste e non giustificabili», come fanno notare fonti governative elleniche, le reazioni della Germania, che continua a porsi a favore di un prestito-ponte a breve termine, ma non di una soluzione che copra un orizzonte molto più vasto, come quella approvata, a grandi linee, anche all’ultimo vertice dell’Unione europea.
In tutto questo, si dovrà verificare la tenuta interna di Syriza, al governo con il piccolo partito conservatore dei Greci Indipendenti. Molti esponenti della minoranza interna di Syriza si sono nuovamente posti, ieri, contro il compromesso raggiunto con i creditori, chiedendo che venga creato un movimento contro il memorandum di austerità. “Probabili prove tecniche di scissione”, si potrebbe dire. Ma Alexis Tsipras ha dalla sua i sondaggi e vuole portare il paese a elezioni anticipate entro novembre.