Francesco Grignetti, La Stampa 17/8/2015, 17 agosto 2015
UOMINI E NAVI DA 14 NAZIONI. SI ALLARGA LA FLOTTA EUROPEA
La conta dei morti è appena terminata, a bordo del pattugliatore militare «Cigala Fulgosi». «Una scena terribile che ha colpito molto l’equipaggio», racconta il capitano di fregata Massimo Tozzi. Il suo pattugliatore è accorso nel giorno di Ferragosto a recuperare un barcone a circa venti miglia dalla Libia. La richiesta d’aiuto era avvenuta, come al solito, tramite una chiamata da telefono satellitare e il «Cigala Fulgosi» era stato dirottato dalla sala operativa. Un intervento come i mille altri che in questo periodo si susseguono nel canale di Sicilia.
Cimitero a cielo aperto
Mai come quest’estate, il Mediterraneo è un cimitero a cielo aperto: si calcola che siano periti nel giro di sei mesi almeno 2500 migranti sulle rotte verso l’Italia. Altri 103 mila sono sbarcati in Italia. E altrettanti in Grecia. A monitorarli, fronteggiarli, accoglierli c’è un imponente dispositivo aeronavale. Innanzitutto la Guardia costiera italiana. Ci sono poi le missioni della marina militare: Mare Sicuro, che opera in un’area di mare di circa 160.000 km quadrati, prospiciente le coste libiche, e impiega ogni giorno 5 navi, circa 1000 militari, e i pattugliatori dell’aeronautica che decollano da Sigonella; e la neonata missione interforze Eunavformed, a guida italiana, a cui aderiscono 14 nazioni europee (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia , Ungheria, Lituania, Paesi Bassi e Svezia).
L’Italia ha messo a disposizione la sala operativa dei Coi - Centro operativo interforze, a Roma Centocelle, dove si trova il comandante in capo, l’ammiraglio Enrico Credendino - e un robusto schieramento aeronavale che fa perno sulla portaerei «Cavour».
La missione Eunavformed è molto ambiziosa e sarà articolata in più fasi. L’attuale fase, iniziale, dedicata alla cosiddetta «raccolta informativa», vede in mare la portaerei italiani più un sommergibile e due droni. Cooperano due unità navali tedesche e una inglese. Per chi non ha dimestichezza con le procedure militari, questa partenza lenta di Eunavformed pare una beffa. Ma è tipica delle grandi missioni internazionali: i militari studiano attentamente la situazione (ecco la necessità di droni e sommergibili) per poi schierare le forze e procedere alle fasi successive.
Sono in atto, infine, due missioni europee Frontex - Triton davanti a Italia e Malta, Poseidon davanti alla Grecia - per il pattugliamento del Meditarreno. Triton, che è subentrata alla missione nazionale Mare Nostrum, copre un arco che va dalla Sicilia a Malta.
Raggio d’azione
Qualche settimana fa, di fronte all’ennesimo naufragio, ha allargato il suo raggio di azione di 138 miglia nautiche. Schiera 3 aerei, 6 navi d’altura, 12 pattugliatori e 2 elicotteri. Tra personale, materiali, e mezzi, partecipano in tanti: Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, France, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito. Qui paga Bruxelles: il budget di Triton nel 2015 è di 38 milioni di euro, 18 milioni quello di Poseidon.
Per rendersi conto dello sforzo internazionale, ieri era attesa a Catania la nave norvegese «Siem Pilot», su cui erano stati trasbordati i sopravvissuti soccorsi dal «Cigala Fulgosi», con a bordo altri 103 migranti soccorsi il giorno prima dalla nave militare tedesca «Werra». È di qualche giorno fa lo sforzo congiunto tra la nostra Guardia costiera, la nave della Marina irlandese «Le Niamh» e la «Poseidon» della Guardia Costiera Svedese.