Maurizio Porro, Corriere della sera 17/8/2015, 17 agosto 2015
Due sono i cappotti di cammello cult del cinema, entrambi sintomo d’infelicità esistenziale e della stessa età: uno è di Brando in Ultimo tango a Parigi , l’altro lo porta nella Rimini invernale il prof
Due sono i cappotti di cammello cult del cinema, entrambi sintomo d’infelicità esistenziale e della stessa età: uno è di Brando in Ultimo tango a Parigi , l’altro lo porta nella Rimini invernale il prof. di lettere Alain Delon in La prima notte di quiete . È un piacere scegliere come primo classico estivo un film di Valerio Zurlini (1926-1982), autore di 9 film spesso assai belli ( Estate violenta , La ragazza con la valigia , Cronaca familiare , Il deserto dei tartari ), un poco dimenticato rispetto ai suoi meriti. Tra cui il coraggio di rilanciare nel ’72 un melò d’amore di 132’ per la Titanus, che incassò contro ogni previsione 2 miliardi e 828 milioni di lire, rimanendo conficcato nel cuore di più di una generazione e ancora oggi latore di messaggio nella bottiglia per club di cuori infranti e intelligenti. Signore e signorine prepararono fazzoletti per seguire romantici tormenti e fughe dalla vita quotidiana di Delon, per l’ultima volta baciato dalla dolce ala della giovinezza, e la boicottata storia d’amore con una bella allieva, fra vitelloni di provincia felliniana, giochi d’azzardo, cinismo da bar, un happy hours e rombi di spyder, in un contesto che non permette più sogni ma se mai nere profezie. Non si può attendere un happy end. Zurlini, pur in contrasto col protagonista con cui ebbe strascichi legali per il final cut, lavora di fino sulla sceneggiatura scritta con Medioli, rilancia il masochista piacere della sofferenza sentimentale nel trionfo di un dramma di matrice molto letteraria ma con personaggi di spessore, con donne a diverso modo castratrici. Cast: non solo Delon, l’ex Rocco di Visconti, ma la scoperta Sonia Petrova e un gruppo di eccellenze tra cui mamma Alida Valli, Giancarlo Giannini, Lea Massari la ex, Renato Salvatori, il grande Salvo Randone e Adalberto Maria Merli, villain. Un giro dell’oca di stili, età e storie nobilmente molto diverse.