Maria Egizia Fiaschetti, Corriere della Sera15/8/2015, 15 agosto 2015
Sfinimento terapeutico. Allo stremo delle forze, fisiche e mentali. Sublimazione dello scontro — sfogo, antistress, scarica di adrenalina — reso inoffensivo da un’altra gratificazione: la fit boxe come sfida con se stessi, ma in un contesto socializzante
Sfinimento terapeutico. Allo stremo delle forze, fisiche e mentali. Sublimazione dello scontro — sfogo, antistress, scarica di adrenalina — reso inoffensivo da un’altra gratificazione: la fit boxe come sfida con se stessi, ma in un contesto socializzante. Negli Usa il pugilato in chiave fitness è all’apice della popolarità, come sottolinea un articolo pubblicato sul New York Times «The new workout: boxing without the bruises» (Il nuovo allenamento: la boxe senza lividi). Nella Grande Mela si moltiplicano le palestre gremite di fighter, lottatori virtuali chesmaniano di mettere al tappeto il proprio nemico immaginario. Pubblico trasversale — per età, genere, professione — della terra di mezzo: tra la sala ginnica e il ring. Con un tratto comune: «Il 99,9 per cento delle persone non si sogna nemmeno di combattere — spiega Daniel Glazer, 31 anni, fondatore della palestra Shadowbox nel Flatiron District — ma, se ne avesse l’opportunità, vorrebbe colpire qualcosa. Tutti lo vorrebbero...». A trainare il boom, «l’esplosione oltre le corde», è anche il cinema: uscirà a novembre negli Stati Uniti «Creed», spin-off della celebre saga di Rocky Balboa. Protagonisti Michael B. Jordan nel ruolo di Adonis, figlio di Apollo Creed, e Sylvester Stallone, alias Rocky, guru del giovane pugile. Dagli States all’Italia, si moltiplicano le declinazioni della boxe come puro esercizio fisico: niente contatto, niente traumi. «L’obiettivo non è atterrare l’avversario — spiega Vincenzo Mazzarella, 34 anni, presidente dell’Italian boxing and fitness federation — , ma l’allenamento di gruppo in un contesto empatico». Calci e pugni sferrati contro sacchi o strike (speciali colpitori), in un lavoro a coppie che simula la prepugilistica. Il metodo del group sparring messo a punto da Mazzarella — napoletano trapiantato a San Donà di Piave dopo gli studi in Filologia classica all’Università di Pisa — «è molto funzionale: ti permette di visualizzare quello che fai, non solo di immaginarlo». Movimento a ritmo di musica, ma senza coreografia, che piace molto alle donne: sempre più numerose. Ad attrarre gli uomini è invece la marzialità, riformulata in ambito fitness. I benefici? «È un’attività ad alto impatto cardiovascolare — spiega Mazzarella — , sicura e senza danni articolari. Migliora il tono muscolare, favorisce la perdita di peso e aiuta a relazionarsi con gli altri». Dal Veneto, dopo aver formato circa 500 trainer in tutta Italia (200 i centri affiliati), il pugile-umanista si prepara a esportare la tecnica in altri Paesi. Prossime tappe: Repubblica Ceca, Libano e Nord America. Arriva invece da Los Angeles, tempio del wellness sempre avido di novità, il piloxing: il programma, ideato dalla ballerina scandinava Viveca Jensen, fonde danza, pilates e boxe. «Il nostro motto — rivela Stefano Devetris, trainer per l’Italia — è “sleek, sexy, poweful” (elegante, sexy, potente): per donne indipendenti che credono in se stesse». L’allenamento a piedi nudi con guanti zavorrati da 250 grammi ciascuno — in un’ora si bruciano circa 900 calorie — simula i pugni a corpo libero, senza sacco. Con il pilates si stimolano l’equilibrio, la mobilità della colonna vertebrale, l’isometria, la postura e l’allungamento muscolare. La danza funge da intervallo tra una sequenza e l’altra: pausa divertente, per riprendere fiato e lasciarsi andare. In sottofondo, musica galvanizzante al ritmo di 145 battiti al minuto. L’evoluzione del genere? «Stiamo per lanciare il piloxing barre, che utilizza la sbarra della danza classica, e il piloxing knockout, training intenso, simile al bootcamp e al crossfit, più adatto agli uomini». Rivisita la fit boxe con una didattica e una metodologia perfezionate, la boxe motion, formula lanciata da Sara Coppini, toscana, e Sara Tonon, veronese: «Una disciplina improntata al fitness musicale, accessibile a tutti, con riprese di thai e boxe. — sottolinea Coppini — . La lezione include tecniche di combattimento con picchi di intensità (interval training) che migliorano l’attività cardiocircolatoria e la tonificazione». Come spiega l’interesse crescente per il pugilato fuori dal ring? «Per il forte impatto sullo sfogo personale, che ci si senta carichi o stressati dopo una giornata pesante». Se a invogliare il pubblico femminile è anche il vantaggio di saper tirare un pugno in caso di necessità, gli uomini — esperti o neofiti — prediligono l’approccio al combattimento: simulato, ma verosimile. Maria Egizia Fiaschetti