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 2015  agosto 14 Venerdì calendario

“SOLDI ALLA MUSICA, GIUSTO COSÌ” FRANCESCHINI NON CAMBIA IDEA

«Sono piuttosto allibito». Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, risponde tramite il nostro giornale all’appello che alcuni dei nomi più prestigiosi della musica italiana gli hanno rivolto dopo il clamore suscitato dalle decisioni della Commissione Musica del Mibact, che ha negato ogni contributo a circa 60 istituzioni e l’ha ridotto fortemente a circa il 30% dei soggetti.
«Per anni - dice la nota del ministro - tutti hanno chiesto, e in particolare molti dei firmatari, che la politica restasse fuori dalle scelte dei finanziamenti allo spettacolo che dovevamo essere fatte solo sul piano tecnico e da esperti. Ora che le Commissioni sono composte solo da professionisti scelti con un bando pubblico su Internet e che operano in assoluta neutralità e indipendenza, ricevo appelli di musicisti, sindaci, parlamentari per cambiare le scelte della Commissione! Dunque la politica e il ministro non devono più stare fuori dalle scelte ma devono intervenire? Mi spiace per i delusi, ma non lo farò». Una posizione netta, indirizzata a chi dubita sia della professionalità sia della neutralità dei cinque membri della Commissione, ridotti a quattro dopo le dimissioni di Silvia Colasanti. In una lettera al ministro, la compositrice aveva espresso il disappunto per lo scarso peso attribuito al parametro della qualità e comunicato di «non sentirsi nella condizione di poter perseguire efficacemente gli obiettivi culturali connessi a questo ruolo».
Salvatore Accardo ha parlato di «ignoranza e lavoro di lobby» come dei «parametri adottati dai membri della Commissione», la cui consuetudine con le dinamiche del mondo della musica classica appare, in almeno tre dei quattro componenti rimasti, dubbia.
L’appello su Facebook
Appena avuta notizia dell’appello - che in due giorni ha raggiunto 1100 firme e 1.700 «mi piace» su Facebook - il ministro ha chiesto una relazione al presidente della Commissione, Valerio Toniolo, amministratore delegato della società che ha in gestione l’Auditorium di via della Conciliazione a Roma. Toniolo ha consegnato uno scritto di tre pagine in cui, dopo aver ribadito la piena legittimità del lavoro svolto, conclude difendendo il «perseguimento di un principio di concentrazione delle risorse su iniziative di qualità, capaci in tal senso di essere maggiormente foriere di risultati in termini di sviluppo e di raggiungimento dei risultati definiti dal decreto».
Secondo il decreto, voluto dall’ex direttore generale dello Spettacolo dal vivo, Salvatore Nastasi, e appaltato alla società privata Struttura Consulting, la qualità incide per il 30% della valutazione complessiva, mentre il restante 70 viene affidato a parametri quantitativi. Secondo autorevoli indiscrezioni provenienti dallo stesso Ministero, il parametro della «qualità» è stato in più occasioni alzato o abbassato per riequilibrare il punteggio complessivo.
Il grazie a Nastasi
«La relazione del presidente Toniolo mi pare molto chiara e esaustiva», dichiara ancora Franceschini, che rivolge un saluto affettuoso a Nastasi, «chiamato da Renzi a ricoprire il ruolo importantissimo per il governo di vicesegretario generale di Palazzo Chigi. Sono felice per lui e per noi per il lavoro che potrà fare con la sua energia e la sua professionalità ma so bene che sostituirlo non sarà facile».
«Ma cosa rispondono alla gente che hanno messo per strada?», chiede Massimo Mercelli, direttore artistico dell’Emilia-Romagna Festival. In numerosi casi, è stata infatti già comunicata a collaboratori e dipendenti delle associazioni escluse la cessazione del rapporto di lavoro per mancanza di risorse. Pietro Borgonovo, responsabile della storica Giovane Orchestra Genovese, si domanda: «Abbiamo mille abbonati, un’attività molto intensa, perché mi hanno tolto 108 mila euro di contributo, il 30%?». Cristina Canziani, della Camerata Ducale di Vercelli, chiede perché «all’inizio di luglio la Direzione generale dello spettacolo mi ha invitato a predisporre un determinato tipo di domanda al fine di assicurarmi il contributo. Abbiamo seguito quell’indicazione e siamo stati azzerati. Il danno e la beffa».
Mentre il Ministero scrive agli esclusi rendendo «noti termini e autorità per l’eventuale impugnativa», prefigurando così un lungo contenzioso, il ministro apre uno spiraglio e sembra prendere le distanze dal decreto: «Il mio compito è quello, sulla base di questa prima applicazione, di correggere quello che va corretto nelle regole, ascoltando le categorie interessate. Questo sì, ma interferire con le scelte fatte della Commissione assolutamente no». Ma forse è troppo tardi. Le stagioni iniziano fra 50 giorni.
Sandro Cappelletto, La Stampa 14/8/2015