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 2015  agosto 14 Venerdì calendario

“IO, ASTROPAPÀ ALLA TERZA MISSIONE UN ITALIANO MEDIO NELLO SPAZIO”

[Intervista a Paolo Nespoli] –
Sono in macchina, aspetti che mi fermo: comunicare da qui può essere peggio che in orbita». Anche un astronauta va alla ricerca della rete (perduta) del cellulare. Paolo Nespoli non è ancora negli Stati Uniti. È in Toscana, confessa, dove si è rifugiato per i suoi ultimi due giorni di vacanza, prima di volare a Houston per iniziare l’addestramento della missione che lo porterà sulla Stazione spaziale internazionale per la terza volta, maggio 2017, in sostituzione di AstroSamantha.
Deve tornare a studiare?
«Per la prima volta posso dire che mi aspetta un addestramento rilassato. Le altre volte ero più sotto pressione, ora c’è più tempo e sono tranquillo».
Quale sarà la sfida?
«Avrò la responsabilità dell’addestramento e del modulo europeo, e anche di quello giapponese, considerando che a bordo non ci saranno astronauti giapponesi. Sarò uno degli “specialisti”, come si chiamano in gergo».
Cosa ne pensa la sua famiglia?
«Mia moglie (Alexandra Ryabova, ndr ) è già qui che dice: “Un’altra volta?”, ma la sua reazione è solo apparenza, in realtà mi sostiene molto. Tra l’altro dovrebbe preoccuparsi del fatto che abbiamo avuto una bimba subito dopo la prima missione, poi un bimbo al mio ritorno dalla seconda missione...».
Quindi è in arrivo il terzo figlio?
«Eh, perché no... Vedremo. Così oltre che andare nello spazio a 60 anni, diventerei anche papà di nuovo».
Questa storia dell’età avanzata...
«Ma l’età non è un parametro che entra in gioco nella selezione di un astronauta, così come il sesso o il colore della pelle. È la capacità richiesta che conta. Nel mio caso, anche l’esperienza è un fattore fondamentale. Alla Nasa farà comodo un astronauta esperto con due missioni alle spalle, perché nella prossima ci sarà un periodo in cui saranno tutti astronauti al primo volo. Mi viene data molta fiducia».
Ma lo stress fisico?
«Mettiamolo in chiaro: non sono affatto un vecchietto. Se penso ai miei nonni, io sono diverso da loro a 60 anni. C’è stato un progresso culturale, scientifico, anche alimentare. Sarà anche questione di genetica, vedo certi miei colleghi americani che sembrano molto più vecchi di me. Mangiano peggio, forse. Non sono un supereroe, sono un uomo normale. Un italiano medio. Non sono fissato con la palestra, mangio normalmente, ho le mie preoccupazioni».
Di cosa ha paura Paolo Nespoli?
«Sono cosciente di essere una persona normale e di conseguenza, posso fare degli errori. Quindi più che paura, direi ansia. Quella che deriva dalla consapevolezza di quanto sia complessa una missione e soprattutto dalla responsabilità per quanto mi viene affidato, qualcosa di così prezioso come un volo spaziale».
Nel suo libro ha scritto che al posto delle nuvole vedeva pizze. Come farà stavolta?
«Dopo un po’ che non mangi in modo genuino hai le allucinazioni. Nello spazio manca l’aspetto conviviale del cibo, la sua dimensione sociale: bersi una birra con gli amici, passare una serata a chiacchierare».
Tra poco avrete le piante: la lattuga ancora non si sa se è commestibile, però.
«Al di là del cibo, mi piacerebbe avere un bonsai nella mia cabina, per farmi compagnia. Penso all’aspetto psicologico del verde: i colori, gli odori, un po’ di “terra” in uno spazio artificiale metterebbe buon umore. E poi potremmo rilassarci con il giardinaggio, no?».
Cosa le mancherà, a parte il cibo e la famiglia?
«Tante cose: tutti dovremmo guardarci attorno e vedere le nuove opportunità. Lo spazio ti offre una dimensione totalmente diversa, inedita. Fuori dal mondo, appunto».
Ma lei ci va letteralmente, fuori dal mondo.
«Anche sulla Terra si può essere un po’ esploratori. Intendo dentro, come approccio alla vita. Come i bambini. Pensiamo alla crisi economica: si tende a restare paralizzati, a rimpiangere quello che non c’è più. Magari un lavoro. E non si vedono le opportunità nuove che ci sono. Chiudono delle aziende, ma ce ne sono altre che guadagnano ».
Ha un sogno irrealizzato?
«Sto ancora cercando di capire cosa voglio fare da grande. Vorrei prendere il brevetto per pilotare gli elicotteri, ma non ne ho mai avuto il tempo».
Sempre per aria, insomma.
«Sì, mi piacerebbe fare il giro del mondo con un aereo. Vorrei costruirmene uno e poi volarci intorno al mondo. Vedere alcuni di quei posti che dallo spazio sembrano bellissimi e di sicuro lo sono anche dal vivo, da più vicino. Ce n’è uno in particolare, in Sud America. È quella specie di lago salato che sta dalle parti della Bolivia (il deserto Salar De Uyuni, ndr ). Dallo spazio la vista è mozzafiato. Da vicino dev’essere ancora più bello».
Alessandra Borella, la Repubblica 14/8/2015