Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 14 Venerdì calendario

STASI DISOCCUPATO

Otto anni fa, il 13 agosto, Chiara Poggi veniva uccisa nella sua casa di Garlasco (Pavia). Otto mesi fa Alberto Stasi, veniva condannato a 16 anni di reclusione col rito abbreviato dalla Corte d’Assise d’Appello. In ogni caso il 13 agosto rappresenta un anniversario significativo in uno dei più intricati casi di cronaca nera: è il primo dalla morte della fidanzata che Alberto Stasi trascorre da condannato (libero). E disoccupato.
L’ex studente bocconiano, che in questi anni aveva superato l’esame di Stato da commercialista, è stato allontanato dallo studio commercialista in cui era impiegato. I clienti dell’ufficio non avrebbero gradito di essere seguiti da un professionista condannato per omicidio. Disoccupato, dunque, e con scarse possibilità di trovare un altro impiego in attesa del nuovo processo, che comincerà l’undici dicembre.
A Stasi non resta che sperare nel torrenziale ricorso presentato in 360 pagine alla Cassazione dai sui avvocati. Per la difesa, si legge nel ricorso, «la sentenza di condanna è gravemente viziata, oltre che costellata di macroscopiche violazioni sia dei diritti fondamentali dell’imputato che della legge processuale penale».
Un ricorso l’ha presentato anche il sostituto pg, Laura Barbaini, che chiede il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà, esclusa dalla Corte d’Appello, e quindi la condanna a 30 anni di carcere.
Rita Poggi, la madre di Chiara va tutti i giorni al cimitero a deporre fiori sulla tomba della figlia. Ieri c’è andata due volte. Ma non ha voluto rilasciare commenti. La famiglia chiede all’imputato un milione di euro, come disposto dai giudici d’appello.