Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/8/2015, 13 agosto 2015
PERISCOPIO
«Si vedono uomini cadere da un’alta fortuna a causa degli stessi difetti che li avevano fatti salire». L’aforisma di La Bruyere apre il libro Processo a Craxi che nel 1993 scrissi con Giuseppe Tamburrano. Antonio Padellaro. Il Fatto.
L’economista è il terzo mestiere più antico del mondo, il secondo è il giornalista, e del primo trovate notizie nelle altre pagine del giornale. Marco Palombi. Il Fatto.
A chi mi accusa di non essere riuscito nel risanamento di Alitalia spiego: mi chiama Giulio Tremonti per tentare un rilancio e gli dico che non c’è altro da fare che suggellare il fallimento. Ha divorato soldi pubblici, ora basta. Io cerco nel mondo intero qualcuno che la prenda. Niente da fare. Allora mi do l’ultima chance: salvarla per quanto si poteva, farla vivere nelle forme che si poteva. Salvare il massimo dei dipendenti e recuperare il massimo della reputazione possibile. Metto insieme una cordata che, sul piatto, investe un miliardo e mezzo. E la salva. I soci che ho messo insieme hanno ancora il 50% di Alitalia, sono sicuro che col tempo si rifaranno. Corrado Passera (Antonello Caporale). Il Fatto.
«Alla vincitrice miss Padania», si legge sul quotidiano leghista, «andrà un cesto di cosmetici Akron e una cassa di prodotti biologici della linea Va pensiero». Nella serata finale compare Bossi, che scruta le ragazze con aria da intenditore. Una volta ha apposto la sua firma su una tetta di una Miss. Una specie di rito della fertilità: «Così avrà sempre la Padania nel cuore», ha commentato l’inesauribile quotidiano leghista. Filippo Ceccarelli, Il teatrone della politica. Longanesi, 2003.
Fateci caso, nel 1976 al Midas di Roma, superhotel all’americana appena inaugurato sulla via Aurelia, un giovanotto corpulento in jeans, Bettino Craxi, approfitta delle ruggini tra i capicorrente e di qualche fortunata carambola per farsi eleggere segretario del Psi reduce da un mediocre 9,6% nelle stesse elezioni politiche del Pci trionfante al 34,4%. Prende il posto di Francesco De Martino, laconico buddha napoletano che non intende smacchiare il giaguaro comunista e che anzi teorizza l’unificazione Psi-Pci: il che, per il partito di Pietro Nenni, significa farsi annettere punto e basta. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Non faccio distinzione tra psicofarmaci e droghe perché sono entrambi sostanze psicotrope, con la differenza che i farmaci sono legali, le altre no. Mi diverto a parafrasare l’incipit di Roberto Saviano in Zero Zero Zero, il libro sulla diffusione di cocaina. Tra poco sarà difficile trovare un pilota con la fedina psichiatrica pulita, o anche un medico o un conduttore di treno, scrittori, politici e cani. Mi viene in mente la provocazione di Michel Foucault: tutto il mondo è diventato un grande manicomio. Ci siamo quasi. Piero Cipriano, psichiatra, autore de Il manicomio chimico. Elèutera (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Marco Magini, 30 anni, di Arezzo. Una laurea alla London School of Economics, si occupa di energie rinnovabili, e scrive libri: con il bel romanzo d’esordio, Come fossi solo (Giunti), è stato finalista al Premio Calvino. Magini ha lavorato a Zurigo, ma ora si sta trasferendo a Londra. Perché ha una compagna turca «e in Svizzera, senza passaporto europeo, non puoi restare a lungo». Marco Cicala. ilvenerdì.
Ero uscita da un’infanzia non facile. Erano paragonabili la distruzione di una città a quella di una psiche perché le due cose, in qualche modo, si corrispondevano. E credo che tra i motivi che mi hanno spinto a occuparmi dell’infanzia ci fosse anche la necessità di comprendere una vita al proprio inizio. Niente è più affascinante dell’aurora. Anche quando è sconvolta dai temporali. Tilde Giani Gallino, psicologa dello sviluppo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Vi è, nelle cronache Manule Chaves Nogales la storia di Tiron, il notabile falangista che i repubblicani stanno per fucilare a Valladolid e che può fuggire soltanto grazie alla pietà di una giovane repubblicana. Ma non farà nulla per salvarla quando i franchisti, dopo avere riconquistato la città, la uccideranno con le sue compagne. Vi è Bicornia, un fabbro grosso, forte, padre di una dozzina di figli, assegnato alla guida di un moderno carro armato sovietico, che combatte testardamente con il suo compagno russo sino a quando un bidone di benzina, lanciato da un tetto, trasforma il suo tank in una enorme torcia. Vi è il sindacalista anarchico che odia i comunisti e viceversa. E vi è infine l’autore, spettatore disperato di un dramma in cui tutti sono tragicamente colpevoli. Sergio Romano. Corsera.
La voglia di restaurare l’Unione Sovietica è un’utopia retrograda, pericolosa non soltanto per gli Stati vicini, ex sovietici, ma per tutto il mondo. Il potere non permette a nessuno di dialogare. L’ultima zona libera rimasta è internet. È diventato un analogo delle famose «cucine» dei dissidenti dei tempi sovietici. La cosa più triste per me, che sono ortodossa fin dai tempi dell’«ateismo militante», è la posizione della nostra chiesa. Mi fa venire in mente l’Action Française e i movimenti di quel tipo. Si sentono abitualmente dai rappresentanti ufficiali della chiesa cose incompatibili con la dottrina cristiana, piene di odio per l’Occidente, per la nostra intelligenza, per le norme e le leggi della civiltà moderna. Olga Sedakova, poetessa russa (Martino Cervo). Il Foglio.
Come si esce dalla museizzaione di Venezia? Innanzitutto pensando che Venezia non è solo le isole, c’è altro che può rinascere. «Il Porto di Marghera non ha nulla da invidiare al porto di Rotterdam, ma andate a vedere che cosa hanno creato là. Trecento anni fa Venezia era forse la città più avveniristica del mondo, è stata cambiata la natura, a Venezia. Perché le scale mobili in legno di Rem Koolhaas al Fondego dei Tedeschi (dove i Benetton vogliono farne un centro del lusso) dovrebbero essere uno sfregio alla città?». Maurizio Crippa. Il Foglio.
Roma è il più grande museo all’aperto del mondo. Sarebbe ora di gestire l’argomento senza retorica e tentare di capire quello che qualsiasi manager straniero avrebbe intuito da tempo. L’arte crea indotto. Nuove professionalità. Posti di lavoro. L’abbandono, al contrario, non produce niente. Achille Bonito Oliva, critico d’arte (Malcom Pagani). Il Fatto.
Preferisco essere inseguito da un branco di lupi che dai creditori. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/8/2015