Mario Deaglio, La Stampa 13/8/2015, 13 agosto 2015
CINA, UNA MOSSA ISPIRATA DALLA POLITICA
La vera emergenza economica del mondo non è la «tragedia greca», ormai quasi degenerata in farsa, con il perdurante balletto di accordi finanziari sempre annunciati e mai operativi. E non è neppure rappresentata dall’incredibile incapacità europea di risolvere il problema dell’immigrazione, una sorta di farsa politico-burocratica che sta degenerando in tragedia, sempre in Grecia, dove ondate di turisti e ondate di profughi mediorientali si ammassano sulle stesse spiagge.
No, purtroppo, come si scrisse su questo giornale qualche mese fa, la vera emergenza è la Cina.
Nel periodo più duro della crisi, l’espansione cinese, - e degli altri principali Paesi emergenti - era stata il motore più importante della risicata espansione economica mondiale.
Con i suoi incredibili tassi di crescita, allora tra l’8 e il 10 per centro all’anno, quest’espansione aveva impedito il crollo dell’economia mondiale. Le attuali difficoltà cinesi, pur in presenza di una crescita ancora robusta ma in rapido rallentamento, rimettono tutto in discussione.
Perché tutto questo? Perché decine di milioni di cinesi hanno guardato ai listini delle Borse come in altri tempi in Italia si guardava al gioco del lotto; i soldi, messi in circolazione dalla Banca Centrale, per far sgonfiare la bolla edilizia senza farla scoppiare, hanno invece alimentato largamente un’altra bolla, quella azionaria. Le autorità locali si sono unite con entusiasmo alla speculazione nazionale.
La doppia svalutazione cinese di ieri e dell’altro ieri - e non sappiamo se Pechino si fermerà qui - è una mossa che si inquadra nel tentativo delle autorità centrali di riprendere il controllo della situazione, limitando i danni per l’economia reale e chiamando in causa i partner internazionali: rendendo, per decreto, più competitive le proprie esportazioni, la Cina sta di fatto chiedendo ad americani, europei e giapponesi di sopportare una parte del costo per impedire al «treno» cinese di deragliare, il che non converrebbe a nessuno.
La strategia cinese è un misto di politica e di economia. La Cina evita confronti planetari, non sfida direttamente gli Stati Uniti, ma cerca di escluderli da aree sempre maggiori dell’Asia Orientale. Poco prima di procedere a queste svalutazioni, ha rivendicato la propria sovranità su un’ampia serie di isole e arcipelaghi. Cerca inoltre di indurre i propri fornitori asiatici ad accettare yuan invece di dollari in pagamento delle loro esportazioni, creando così una propria area monetaria, una posizione sicuramente vantaggiosa come lo è stata quella degli Stati Uniti nei confronti degli altri Paesi ricchi.
Tutto questo non prefigura un ritorno di fiamma del socialismo, peraltro mai ufficialmente abbandonato. Ci sarà, però, molto probabilmente, un ritorno al centralismo, una diminuzione del potere, rapidamente crescente fino a un paio d’anni fa, delle autorità locali. Non si può escludere che le autorità cinesi puntino a un modello tipo Iri - per il quale hanno ripetutamente espresso interesse in passato - ossia a un mercato che mantenga un ruolo effettivo solo nell’ambito di un quadro di scelte strategiche dell’autorità politica e che non sia arbitro di ultima istanza dei destini del Paese. Solo i prossimi sviluppi potranno chiarire questi elementi del quadro generale.
Il nuovo orientamento cinese non dovrebbe avere un forte effetto negativo diretto sull’economia italiana ma sicuramente le nostre esportazioni di beni di consumo di qualità avranno maggiori difficoltà a continuare la propria espansione in territorio cinese. Ben maggiori saranno i problemi tedeschi e non è un caso che negli ultimi giorni le perdite del listino di Francoforte siano state complessivamente superiori a quelle di Milano e le difficoltà cinesi potrebbero raggiungere l’Italia (e buona parte dell’Europa) attraverso la Germania. Il quadro, in ogni caso, non è dei più rosei per l’Europa, visto che non riesce a districarsi dai problemi, di ben minore complicazione strategica, della Grecia e dell’immigrazione.