Alessandra Santangelo, La Lettura – Corriere della Sera 9/8/2015, 9 agosto 2015
L’ALTRA ECONOMIA DEL LATTE DI CAMMELLO. STORIA DI UN AMISH E DI UN PALESTINESE
Prendiamo un allevatore amish, Sam Hostetler, al quale sono sempre piaciuti gli animali esotici, che decide, nel poco esotico Missouri, di allevare cammelli: «Perché mi sono sempre piaciuti tanto», tutto qui. E mettiamo che un palestinese di seconda generazione, Walid Abdul-Wahab, con una formazione economica e un background culturale lontano anni luce dai campi del midwest, lo venga a sapere e bussi alle porte della sua fattoria.
Nessuno dei due possiede il physique du rôle, a nessuno dei due la casalinga americana aprirebbe la porta per comprare gli integratori alimentari o i saponi che, partendo dalle vendite a domicilio, sono diventati prodotti da multinazionale. Ma ciò non ha impedito a due misfit, due irregolari a modo loro, di mettere in piedi una realtà ora florida sulla quale nessuno avrebbe scommesso – appunto –: la produzione e il commercio di latte di cammello. E così, dall’incontro, che ha dell’improbabile, fra un amish americano e un musulmano di origine palestinese è nata Desert Farms. Con base produttiva in Colorado, Michigan, Ohio, Missouri e Pennsylvania, grazie a una solida rete di allevatori e produttori rigorosamente amish, Abdul-Wahab ha sfidato il gigantesco mercato americano del latte di mucca e portato il suo prodotto in settanta centri della grande distribuzione. Oggi conta una rete capillare di associazioni private (soprattutto mamme) che lo distribuiscono e un organizzatissimo sito di ecommerce.
Certo, la comunicazione con la parte produttiva non è facile, visto che gli amish rifiutano l’utilizzo dell’elettricità, e quindi telefoni e computer sono banditi, ma Desert Farms è riuscita a rompere gli schemi e a inaugurare una diversità che sta conquistando i gusti del pubblico più raffinato, i locali in di New York e di Los Angeles; portando a essere cool, alla moda, un prodotto che costa 18 dollari a bottiglia da mezzo litro.
I misfit, per dirla all’italiana, sono gli emarginati, gli asociali, i diversi, i disadattati, in poche parole: quelli strani. Abbandonato il loro isolamento connaturato, sono cresciuti e si muovono a pieno titolo nel mercato economico mondiale, proponendo schemi imprenditoriali alternativi e macinando denaro a milioni.
The Misfit Economy è il libro che li porta allo scoperto. Le autrici, Alexa Clay e Kyra Maya Phillips, hanno scandagliato un sottobosco economico fatto di piccole e medie realtà aziendali raccogliendo una lunga serie di casi corredati da interviste sul campo. Ci sono gli ex spacciatori di eroina, i sociopatici riabilitati, gli intossicati da web e gli emarginati comuni. E pure i pirati somali «in attività» e i criminali «in cattività» nelle prigioni americane.
Tutti condividono un talento, l’essere riusciti a sfruttare le loro difficoltà di inserimento nel contesto sociale per occupare una nicchia che nessuno voleva, e fare impresa. Ciò che li rende diversi non è il percorso ma il punto di partenza. Quasi nessuno di loro era inizialmente interessato a diventare ricco, piuttosto a fare di una passione un lavoro, soprattutto se la passione è misfit , cioè strana ma senza fare tendenza, originale ma senza incuriosire troppo e insomma incomprensibile ai più. Con il protagonista-tipo del grande sogno americano – brillante, audace e rigorosamente normale – li accomuna la determinazione; li differenzia l’ingenuità di base. La fortuna dei misfit è di non possedere una reputazione (sociale) da salvaguardare, il che permette loro di non temere la sconfitta e la libertà di un agire laterale, che penetra il mercato da angolazioni non convenzionali.
La lezione che ci possono insegnare, continuano le autrici, è che per avere successo non occorre essere di successo. Il fondatore di UnCollege, Dave Stephens, ha abbandonato la scuola quando aveva 12 anni. Oggi gestisce una piattaforma online per l’orientamento alternativo alla scolarizzazione tradizionale, promuovendo l’incontro fra esperti del mondo del lavoro e giovani che non hanno soldi o voglia per il college ma desiderano imparare a fare. UnCollege è considerato uno dei migliori siti statunitensi dedicati agli under 30.
Il «mondo degli strani» è una realtà dove le convenzioni sono costantemente messe in discussione; questo, per le autrici, è un atteggiamento ormai imprescindibile per contribuire a un’economia globale.
D’altronde, la stranezza si dimostra una strategia vincente anche quando adottata dai «regolari» . Catherine Hoke possiede i numeri giusti, giovane e intraprendente inizia la sua carriera come venture capitalist fra Palo Alto e New York. Stufa di una vita che non la soddisfa, fonda Defy Ventures, un incubatore per imprese che hanno una sola caratteristica, i finanziamenti sono destinati esclusivamente a carcerati o ex carcerati. Sulla base della propria esperienza, i futuri imprenditori hanno idee originali per migliorare — ad esempio — la vita di chi ancora deve scontare la pena. Come ha fatto l’ex spacciatore Fabian Ruiz con Infor-Nation, un network online, finanziato dalla Hoke, che fornisce a prezzo stracciato valide informazioni legali a chi non può permettersi un buon avvocato, per fare ricorso o ottenere condizioni detentive migliori. Nei suoi primi anni di vita, Defy Ventures ha ripianato i costi e generato un indotto di 13 milioni di dollari. Colletti bianchi attenti, la misfit revolution è iniziata.