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 2015  agosto 11 Martedì calendario

L’FMI AVVERTE IL PORTOGALLO: SERVE PIÙ AUSTERITY

Sono già finiti i tempi in cui il Portogallo era un allievo modello. Sottoposto alle cure della Troika in cambio di un salvataggio da 78 miliardi di euro, il Paese, uscito dal programma di aiuti l’anno scorso, sembrava essersi rimesso in sesto. Invece il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato un allarme sulla sostenibilità del debito pubblico portoghese, mettendo anche in dubbio la capacità del governo di abbassare il rapporto deficit-pil sotto il 3% entro quest’anno.
Un giudizio tanto più preoccupante se si pensa che a ottobre ci saranno le elezioni politiche. Il premier Pedro Passos Coelho non l’ha presa bene, visto che l’Fmi lo ha in pratica sfiduciato. Ma la mossa è ancor più strana se si pensa che il candidato dell’opposizione, Antonio Costa, promette di mettere fine all’«ossessione dell’austerità». E dire che Passos Coelho aveva appena salutato con entusiasmo il dato sulla disoccupazione, scesa nel secondo trimestre dal 13,7% all’11,9%, sostenendo che era la prova dell’efficacia della cura, che aveva comportato tagli alla spesa e aumenti delle tasse. Il report dell’Fmi è un chiaro avvertimento a chiunque vinca le elezioni: non deviate dal percorso virtuoso dell’austerità. «La ripresa economica in corso e l’inizio di un nuovo ciclo politico», è scritto nel rapporto del Fondo Monetario, «costituiscono un’opportunità favorevole per portare avanti le riforme, particolarmente nelle aree del mercato del lavoro e del pubblico impiego». Alle orecchie di un elettore portoghese però, il monito dell’Fmi potrebbe anche suonare come una bocciatura per Passos Coelho o come la conferma che per uscire dal guado bisogna mettere fine all’ossessione dell’austerità, secondo lo slogan di Costa. Il rapporto debito pubblico-pil del Portogallo è al 130%, un livello, ha evidenziato l’Fmi, che lo rende particolarmente vulnerabile «a ogni prolungata turbolenza dei mercati» associata alla crisi greca. Se a quello pubblico si aggiunge poi il debito privato, sia delle aziende che delle famiglie, il rapporto con il prodotto interno lordo sale addirittura al 360%. Ed è motivo di preoccupazione l’aumento del 12,3% registrato a marzo dei crediti inesigibili delle banche. E se il pil crescerà quest’anno dell’1,6% rispetto allo 0,9% dell’anno scorso, bisogna ricordare che l’accelerazione è dovuta in gran parte alla ripresa spagnola, il primo partner commerciale del Portogallo. Tornando al calo del tasso di disoccupazione, infine, non è tutto oro quello che luccica. Come ha evidenziato Costa, la discesa è dovuta agli alti livelli di emigrazione e alle centinaia di migliaia di persone che hanno smesso di cercare un lavoro. Negli ultimi quattro anni, infatti, il numero di lavoratori è sceso da 4,8 a 4,6 milioni di unità, mentre la popolazione portoghese è diminuita di 212 mila unità. La maggioranza è emigrata nelle ex colonie: Brasile, Angola e Mozambico.
MilanoFinanza 11/8/2015