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 2015  agosto 10 Lunedì calendario

GREGORO – 

L’oro più lungo, più faticoso, più folle. L’oro di Greg, un portento che fa spavento. E provoca fibrillazioni cardiache (se fossero vere) all’imbattuto padrone cinese Sun Yang, dileguatosi dalla vasca con tutti i suoi misteri, tiratosi indietro al cospetto dell’ultimo asso del nuoto azzurro: Gregorio Paltrinieri. L’oro dei 1500 stile libero pareva già assegnato all’azzurro dopo la batteria. Non c’è, purtroppo, l’attesissimo duello: Sun perde due volte la battaglia, non si presenta a sorpresa sui blocchi e poi spiegherà di aver sofferto di un improvviso malessere cardiaco. Greg invece si prende il mondo con la leggerezza dei suoi venti anni e l’ambizione di chi ormai non sente neanche le pressioni degli sfidanti. Greg resta il primo al mondo dopo il duello mancato, cerca un riferimento che non c’è, un avversario sparito, reagisce all’assurda situazione senza contraccolpi tattici, al massimo cronometrici. Perché Greg sa di valere un tempo assai inferiore del suo record europeo consolidato al quinto posto di tutti i tempi nella finale mondiale e fissato adesso in 14’39”67; sa che con un avversario più insidioso, avrebbe potuto limare almeno 3-4 secondi. Arrivederci, a Rio. Ma il mondo ora applaude quest’italiano che conquista il primo titolo iridato nella specialità in cui nell’86 e nel ‘98, Stefano Battistelli ed Emiliano Brembilla si erano fermati all’argento. L’ultimo gradino lo sale questo Greg, che quando a Barcellona 2013 prese il bronzo provocò la stizza dell’allenatore dell’americano Connor Jaeger: «Hai perso da un italiano...». Adesso quell’italiano di Carpi domina il mondo e respinge proprio Jaeger (lasciato a 1”53”) ed il canadese Ryan Cochrane, argento due anni fa e distrutto a 11”41 dal ritmo forsennato di Greg. Il canadese prova a forzare nella prima parte ma sa di non poter reggere l’azzurro, e cerca di resistere nel finale quando si deve difendere dall’egiziano Ahmed.
Tutti indietro Un egiziano dopo il tunisino Mellouli, che aveva osato sfidare Greg ai Mondiali di Doha in vasca corta, e nemmeno presentatosi in piscina dopo la 10 km, tant’era sicuro di una previsione: vincerà Greg. Nessun uomo al mondo è stato in grado in due stagioni di reggere il suo crono. Non ci sono australiani in finale: Gregorio è andato a studiare i mezzofondisti nella patria dello stile libero, è andato anche a Melbourne, accumulando un’esperienza in più da gettare in acqua. Greg è di una superiorità schiacciante, senza mai cambiare tattica: parte per stroncare le velleità degli avversari, e se hanno coraggio lo seguano. E’ sempre stato il suo concetto, il suo modo di nuotare. La sua filosofia di alzare l’asticella: come i chilometri che macina ogni giorno ad Ostia. Un talento purissimo con una serenità di fondo, la spensieratezza dell’età e la voglia di lasciare il segno. Dopo aver trionfato ai Mondiali, non si fermerà: punta dritto sui Giochi. La sua solarità è indice di superiorità.
Passaggio di consegne E’ un oro che sancisce anche un cambio di generazione azzurra: per una Federica Pellegrini che lascia dopo dieci anni di raccolti consecutivi e un Filippo Magnini ultimo iridato azzurro al maschile, irrompe al comando il fenomeno Greg, il carpigiano che intende rivoluzionare il mezzofondo e renderlo sempre più veloce. Non era da record del mondo (14’31”02 del cinese), ma questo Paltrinieri sa che manca soltanto la controprova del duello col detentore uscente, per verificare i limiti cronometrici. Il progresso stagionale è stato fermato dalla scena della gara. Una finale quasi surreale, con la corsia numero 3 vuota, senza neanche il ripescato, che ha guastato il senso tecnico della gara a sette anziché a otto. Greg è il vento nuovo di un nuoto azzurro che può lanciarsi ambizioso sull’Olimpiade. Greg è il ragazzone che si carica con i campioni della Nba per sentirsi un Jordan in acqua. Greg diventa l’ultimo erede di Vladimir Salnikov, a casa sua: anche questo, un momento storico nella specialità. Greg è un’eruzione di entusiasmo. Sapete qual è la sua delusione? Aver scritto sul comodino il tempo ideale e non averlo potuto centrare per l’assenza del suo rivale principale. Il grande assente non ha accettato il confronto: ma a Rio la verità uscirà fuori, inesorabile. Greg sa adesso che potrà imporre nella specialità il suo timbro, la sua autorevolezza, la sua sana incoscienza. Greg è il nostro Hackett. Greg è uno che ha risorse ancora non del tutto sondate: Kazan non gli ha dato il tempo per dimostrarlo. Un nuovo record europeo abbinato all’oro mondiale. Benvenuti nell’era di Greg.