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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

«SÌ, MI MERITO SANREMO»

«Lasciate che Cristina D’Avena salga sul palco dell’Ariston». Un certo Massimo, utente di Bari, della propria condizione di anonimo se ne è infischiato, riversando su Change.org, nei giorni scorsi, quella che ha poi assunto i connotati di una petizione. «Vogliamo Cristina a Sanremo 2016», ha titolato, a caratteri cubitali, invitando la Rai, Carlo Conti, la kermesse sanremese e Giancarlo Leone a prendere atto di quanto segue. «La regina delle sigle dei cartoni animati», si legge sul sito Internet, «sarebbe perfetta su quel palco, come cantante, ospite e coconduttore. Ha segnato l’infanzia di tre generazioni e continua a farlo».
Le repliche, immediate, non sono state moltissime, per la verità. La petizione rivolta ai piani alti di Viale Mazzini ha raccolto appena 755 proseliti, lasciandosi alle spalle solo un lieve chiacchiericcio. Non certo il trantran mediatico che il Massimo di cui sopra si era augurato.
Rimbalzata sui media, la petizione dell’anonimo utente di Bari ha colpito l’attenzione di Cristina D’Avena, che dell’iniziativa si dice grata. «Non ho idea di chi possa essere questo Massimo», ci dice cauta la cantante, in una delle rare pause dal suo tour estivo. «La petizione, quella sì, l’ho letta. Inutile dire quanto piacere mi faccia sapere di avere fan tanto innamorati. Inutile, anche, stare a raccontare l’immenso piacere che proverei nel partecipare a Sanremo, non come conduttrice ma nelle vesti di ospite». All’idea di reggere il timone della kermesse musicale, la D’Avena non si entusiasma. «Dovesse succedere, io a Sanremo, vorrei che fosse come ospite. Canto da un po’ (ride, ndr) e credo ormai che le mie canzoni siano parte di un sentire comune a più generazioni».
L’incisione di Bambino Pinocchio, avvenuta in un giorno imprecisato del 1981, ebbe, infatti, il merito di spalancare a Cristina le porte di un mondo che non conosce dimensioni. Non temporali, non anagrafiche.
«Negli anni, ho abbracciato in toto la tv per ragazzi», continua la cantante bolognese. «Ho due generazioni che mi seguono assiduamente, ma dal tubo catodico manco da un po’. Se, dunque, dovessero propormi un programma a target famigliare, potrei vagliare l’ipotesi di tornare laddove ho cominciato», prosegue, evitando con garbo di entrare nel merito del discorso Sanremo. Per quanto il suo pubblico aneli a vederla calcare il palcoscenico dell’Ariston, Cristina glissa. Del precedente Emma-Arisa e della valletta strappata al mondo musicale non parla. Sorride, ringrazia, accenna timidi «mi piacerebbe». Ma solo quando la discussione tocca note a lei care, pare riaccendersi, ricordando con orgoglio il lavoro fatto per i bambini.
«La musica sottesa ai cartoni animati, nella televisione moderna, non ha grande spazio. Eppure», prosegue, «rappresenta un momento topico per la stragrande maggioranza degli individui: i cartoni fanno sognare, permettono all’uomo di accantonare per un attimo l’oscurità e di spalancare le porte ai colori. Mi piacerebbe, allora, che la televisione si mostrasse più coraggiosa e confezionasse un bel programma per i più piccoli».
Qualcosa in grado di spazzare via la frenesia dei giorni no-
stri, fatti di playstation e social network.
«Nessuno dovrebbe aver fretta di crescere, bruciare le tappe», conclude Cristina, la cui carriera trentennale verrà suggellata a novembre da un greatest hits (disponibile in vinile sul sito www.musicfirt.it).
«È stato difficile scegliere (ride, ndr): lo spazio era poco, le canzoni tante. Ho voluto vecchi e nuovi successi». Kiss Me Licia, All’Arrembaggio, Jem: brani rappresentativi di anni che sono valsi a Cristina D’Avena 700 brani incisi, 5 dischi di platino, un disco d’oro e oltre 6 milioni di copie vendute.
Traguardi sconosciuti agli ultimi partecipanti di Sanremo.