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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

CIAK, SI PREGA

Ciak, si prega La soluzione c’era: ed era, semplicemente, impedire che Veronica Panarello potesse pellegrinare dal carcere di Agrigento al cimitero di Santa Croce per pregare sulla tomba del figlio Loris, a nove mesi dalla sua morte. Non era il caso, mancavano le condizioni di ordine pubblico che giustificassero una parata davvero poco umana - c’era solo lei, non si è presentato nessun familiare - e però molto mediatica. La Panarello, accusata d’aver strangolato il figlio con una fascetta di plastica e poi d’aver gettato il corpo in un canalone, poteva tranquillamente pregare nella cappella del carcere senza che fosse bloccata la strada d’accesso al blindatissimo cimitero (chiuso al pubblico, bonificato, sorvegliato, aperto solo per lei) con relativo dispiego di agenti e vacuo codazzo di cronisti e fotografi e cineoperatori: il tutto benedetto dal parere favorevole della stessa procura che ha accusato la Panarello di assassinio, che poi è la stessa procura che le aveva impedito di presenziare alle esequie. Non è che siamo diventati disumani: è il contrario, è che abbiamo memoria di tutti quei carcerati a cui è stato proibito di andare al capezzale del genitori morenti, di tutti quei detenuti che hanno presenziato in manette al funerale del figlio, di tutti quegli impedimenti burocratici che in questo Paese continuano a regnare laddove il faro mediatico non suggerisca altrimenti. Una genitrice galeotta ha pregato sulla tomba del figlio, tantissimi altri non possono farlo: la notizia è questa.