Francesco Saverio Intorcia, la Repubblica 10/8/2015, 10 agosto 2015
IL FLOP DELLA DIRETTA SVENDUTA AI CINESI MA TUTTI SAPEVANO
Era un flop annunciato, ma non è stato evitato. Il pallone italiano da esportazione si è trovato ingabbiato a Shanghai da un contratto ricco ma blindato. Praticamente in ostaggio. La Lega Serie A è furiosa con gli organizzatori, difficilmente tornerà in Cina: complice l’imbarazzante regia di Shanghai Tv, il prodotto finale trasmesso al mondo è stato di livello scadente, ai limiti del ridicolo. Eppure, non è stata una sorpresa assoluta. In qualità di advisor del campionato, estraneo a questa organizzazione ma presente allo stadio con alcuni uomini, Infront aveva comunque sollevato le sue perplessità sul livello qualitativo del service tv di Shanghai. In Lega sapevano, sono mancati tempo e forza per puntare i piedi con i cinesi e affrontare il rischio di penali salate. Gli stessi organizzatori, in fondo, hanno negato l’accesso all’agronomo e ai due giardinieri fatti venire dall’Italia per sistemare il terreno di gioco, in condizioni disastrose. In cambio di 3,3 milioni garantiti dalla Uvs, la Supercoppa è stata svilita e consegnata ai cinesi. Il presidente di Lega, Maurizio Beretta, praticamente dal suo arrivo a Shanghai ha dovuto mediare in extremis con i cinesi su più di un punto.
A Pechino, dopo la prima edizione del 2009 fra Inter e Lazio e la firma di un accordo per altre tre edizioni, era filato quasi sempre tutto liscio, fra piccoli problemi (nel 2011 saltò per il caos organizzativo il collegamento prepartita col Tg1). Un anno fa a Doha, in Qatar, il service tv inizialmente incaricato, Al Jazeera, fu sostituito all’ultimo momento da una struttura portoghese e a pochi minuti dal fischio d’inizio la diretta tv era ancora in bilico. Poi, fra mille difficoltà e gli errori di regia, la gara andò in onda.
Da Infront il giorno dopo trapela una forte irritazione per gli effetti dannosi sul brand della Serie A. Il presidente Marco Bogarelli al telefono con Carlo Paris mentre la partita era appena cominciata si era detto subito profondamente dispiaciuto, ora precisa: «Grande dispiacere e rammarico, certo, ma non c’era nulla di cui scusarci, non c’entriamo nulla con la produzione dell’evento e non vogliamo essere messi sotto accusa per errori che non abbiamo commesso».
Il pasticcio c’è, ma tutti se la prendono solo con la regia locale. Nessuno s’assume la responsabilità di aver sciupato una competizione che al contrario era stata portata in Oriente proprio per ragioni commerciali e di sviluppo. Si è scusata, con i telespettatori, solo la Rai, ribadendo però che la responsabilità era cinese. Il direttore di Raisport Carlo Paris rincara: «Quel che è successo rafforza le nostre ragioni e rilancia la battaglia per avere registi di Raisport sui nostri prodotti. Al momento in questi eventi mettiamo la firma solo sulla telecronaca e non sulle immagini, e questo non è giusto, perché il racconto televisivo si compone delle due parti ».
Francesco Saverio Intorcia, la Repubblica 10/8/2015