Alberto Mattioli, La Stampa 9/8/2015, 9 agosto 2015
DIO SALVI LA CRAVATTA
D’accordo: fa un caldo tropicale e, pare, al prossimo monsone manca ancora un po’. Ovvio che chi sta in vacanza possa (s)vestirsi quanto e come vuole. In effetti, lì l’unico limite è quello del buongusto, che peraltro spesso viene infranto. Così sulla strada da e per la spiaggia si incrocia gente che sembra uscita dall’incubo di uno stilista bulgaro daltonico, mentre sui monti si esibisce tutta una fauna di pseudoalpini e di similHeidi (sono quelli che poi salgono in funivia e prendono le ammanniti per porcini, e ben gli sta).
Il dilemma si pone per chi invece in agosto lavora. Beati quelli la cui professione prevede una divisa, come poliziotti, preti, calciatori e così via. Almeno loro non devono trasformarsi in Amleto ogni volta che aprono l’armadio. Per tutti gli altri, la tentazione di sbracarsi è fortissima. C’è chi cede e così in ufficio arrivano i famosi colleghi tipo «vorrei ma non posso», cioè vorrei andare in ferie, non posso perché qualcuno qui a tirare la carretta deve pur restare, e allora mi vendico infliggendo al resto del mondo lo spettacolo di me stesso/a in bermuda, prendisole, canottiera, che fra l’altro sono quel genere di indumenti che stanno davvero bene solo alle modelle di Sports Illustrated.
Eppure, in quest’Evo del cafone nel quale siamo condannati a vivere, eccoli lì, che ostendono ciabattando trippe e celluliti sulle quali meglio sarebbe non battesse il sole, mentre proclamano, sudati e sbuffanti, che «c’è caldo e io non posso morire» (e perché no, dopotutto?).
Come spesso capita, la lezione di stile arriva dalla cara vecchia Inghilterra. La Barclays ha appena decretato il divieto di t-shirt e jeans (e ovviamente infradito) per i suoi dipendenti. Bravissimi. Certo, nessuno sarà un bancario migliore perché mette dei pantaloni lunghi, delle dignitose scarpe chiuse e una camicia (concediamogli perfino la polo, via). Però la forma è anche sostanza. Lo dice anche il Vangelo (beh, quasi): non indossare abiti che non vorresti vedere addosso ad altri. Se poi qualcuno facesse pure lo sforzo di annodarsi attorno al collo una cravatta, quest’indumento che serve a nulla ma significa moltissimo, il Decoro, la Tradizione, insomma la Civiltà, sarebbe un eroe da premiare. Per esempio, mandandolo subito in vacanza. Felicemente in infradito.
Alberto Mattioli, La Stampa 9/8/2015