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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

LA DIRETTA TV È UNA COMICA, RIVOLTA SOCIAL. LA RAI: NON C’ENTRIAMO

ROMA Non è colpa della Rai se la Juventus ha vinto la Supercoppa. E non è nemmeno colpa della Rai se la Lazio l’ha persa. Dicono, quelli della Rai, che non è stata neppure colpa loro se la teletrasmissione da Shanghai della finale è stata pessima, talvolta grottesca. Tutta colpa dei cinesi, sostengono gli uomini di viale Mazzini, se le immagini facevano schifo, se non c’erano replay, se l’orologio in sovraimpressione rubava due secondi a minuto (il primo tempo è finito al 43’30”...), se il bordocampista parlava con tutti tranne che con lo spettatore, se il regista stava sistematicamente pensando ai fatti suoi e non al gioco. Palla da una parte e telecamera dall’altra. Ma, allora, di chi è la colpa per aver fornito un prodotto così scadente, se non di chi ha scelto un server cinese così inadeguato? «In merito alla finale di Supercoppa Italiana a Shanghai tra Juventus e Lazio, la Rai precisa che la Legacalcio ha tenuto per sè i diritti di ripresa e regia dell’evento. La Rai aveva unicamente i diritti di messa in onda e rinnova le scuse ai telespettatori», ha precisato mamma Rai dopo che i buoi erano scappati dalla stalla. «Tornare ad avere registi Rai per le partite che mandiamo in onda. È questa l’unica ricetta possibile per evitare figuracce come quella della Supercoppa», ha aggiunto il cdr di Raisport. Traduzione: tutta colpa di chi ha gestito la faccenda. Un’accusa diretta alla Infront, l’advisor che gestisce i diritti per le immagini della Lega di Serie A. E che, a partire dal 22 di questo mese, controllerà, attraverso una sua regia, tutte le immagini del campionato. «Le immagini sono state fornite dalla UVS Co.LTD, società cinese licenziataria dell’organizzazione della competizione, che le ha appaltate all’emittente locale Shanghai TV», si è difesa la Lega. Ieri sera Maurizio Beretta, presidente della Lega, ha telefonato ad Antonio Campo Dall’Orto, neo dg della Rai, per scusarsi dell’accaduto, auspicando in futuro una collaborazione più diretta.
Una teletrasmissione a tinte comiche, si diceva. Al punto che, dopo una manciata di minuti, migliaia di telespettatori - complice una partita tutt’altro che irresistibile dal punto di vista tecnico/spettacolare - si erano già piazzati su pc o smartphone a smanettare per inondare - via twitter o facebook - di sfottò, battute al veleno e insulti più o meno velati i signori della Rai. Una vera e propria rivolta sociale. Pesante. Implacabile. Domanda: ma perché non si ci si è affidati ad una società italiana? Forse perché la Cina oggi va di moda, perché parlare di Cina è trend, perché usare la Cina è must. Il colosso in ascesa, con il mondo che gli gira intorno. Poi, però, capita una partita di pallone e l’autogol è così clamoroso che al confronto lo specialista Comunardo Niccolai era un dilettante. Supercoppa indimenticabile, per certi versi. Giocata (male) a migliaia di chilometri da Roma e Torino, per di più su un campo di patate, sorvolato ad un certo punto da un drone, spacciato per campo di calcio. Una scelta legata ai soldi incassati dalla Lega (e girati alle due società: 1,5 milioni a testa) che ha tradito non soltanto il calcio ma pure gli amanti del calcio. E anche/soprattutto gli incolpevoli, loro sì, abbonati Rai che pagano il canone e che, come da ritornello, meriterebbero un posto realmente in prima fila.
LA NOVITÀ DEL COLORE
Ai meno giovani, la teletrasmissione da Shanghai ha ricordato quelle di parecchi anni fa dal profondo Est Europa, immagini in bianco e nero, riprese da chilometri di distanza con i calciatori poco più che puntini irriconoscibili. Unica novità, ieri, il colore. Ma a livello tecnico tutto o quasi come quaranta e più anni fa. Lo spot ideale per promuovere il calcio italiano, non v’è dubbio. E, a proposito di pubblicità, contati più mini break che replay, e su questo punto la Rai c’entra, non può non entrarci. O pure questo è colpa dei cinesi?