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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

PRIMO PIANO IL BILANCIO PUBBLICO I CONTI DELLO STATO DELLO STATO

ROMA Non solo le pensioni, con l’imprevisto della sentenza della Consulta, costata 3 miliardi di euro. Lo Stato, quest’anno, spenderà di più anche per la sicurezza, la scuola, la disoccupazione, le calamità naturali, e soprattutto per fronteggiare l’immigrazione. La spesa cresce, e se i conti pubblici quest’anno riusciranno a chiudere meglio del previsto sarà, nei fatti, solo per la diminuzione degli interessi sui titoli di Stato.
Il bilancio di assestamento 2015 all’esame del Senato indica un aumento della spesa di 12 miliardi rispetto agli stanziamenti iniziali dell’anno, un calo degli esborsi per gli interessi su Bot, Btp e conti di Tesoreria per quasi 8 miliardi, con la sostanziale stabilità della spesa in conto capitale. Dall’altra parte c’è un aumento nominale delle entrate di 6,6 miliardi. In realtà è cambiato il modo di contabilizzare i rimborsi fiscali, per cui bisogna sottrarre 7,3 miliardi sia alle spese che alle entrate. E il risultato non cambia: il miglioramento dei conti pubblici resta di 1,3 miliardi. Come rimane evidente l’aumento reale della spesa, pari ad almeno 5-6 miliardi di euro rispetto alla legge di Bilancio del 2015.
Più fondi per i migranti
Il «Budget rivisto», appena messo a punto dalla Ragioneria dello Stato, prevede per i soli ministeri un aumento degli stanziamenti, rispetto a gennaio, di 4,5 miliardi di euro. Il grosso riguarda le pensioni: il rimborso parziale della mancata indicizzazione, dopo la sentenza della Consulta, determina maggiori uscite di 3 miliardi per le Politiche Sociali. Cresce di 700 milioni di euro, però, anche il bilancio di previsione del ministero dell’Interno. In questo caso, a determinare la maggior spesa, sono i trasferimenti agli enti locali (251 milioni), e soprattutto l’assistenza agli immigrati, per la quale quest’anno servono 410 milioni in più. Cresce anche il budget della sicurezza e la tutela dell’ordine pubblico, di 61 milioni.
I nuovi conti della Difesa registrano i maggiori costi per 450 milioni delle missioni di pace all’estero, rifinanziate nel corso dell’anno. Il ministero dell’Istruzione vede crescere il proprio budget di 194 milioni, in gran parte per i maggiori costi sostenuti per gli insegnanti di sostegno a seguito della sentenza della Consulta del 2010. Lo Sviluppo Economico può contare su 177 milioni in più, 153 dei quali destinati agli incentivi al sistema produttivo.
Il budget della Giustizia registra una riduzione di 212 milioni: la spesa prevista per farsi carico dei Tribunali, prima sulle spalle dei Comuni, era sovrastimata ed è stata rivista. Taglio vero, invece, per Trasporti e Infrastrutture: ci sono 194 milioni in più per le opere strategiche, anche a fronte delle calamità naturali, ma 268 in meno sullo sviluppo e la sicurezza della mobilità locale e 70 in meno a strade ed autostrade. Si riduce di 9 milioni, rispetto alle dotazioni iniziali, anche la spesa dei Beni Culturali.
Tagli ai contributi Ue
Il bilancio del ministero dell’Economia, che è il più consistente, non presenta grandi variazioni. Nominalmente c’è un taglio di 15 miliardi ai fondi destinati alle autonomie locali, ma anche in questo caso si tratta di una partita contabile, perché la stessa cifra rispunta fuori, col segno meno, sullo stato di previsione delle entrate. Si segnalano, invece, la riduzione dei contributi al bilancio della Ue, che vale un miliardo di euro tondo, l’aumento degli stanziamenti a favore della Protezione civile per 446 milioni di euro, 285 milioni in meno da spendere per le opere pubbliche, 220 in più per le politiche sociali e, infine, una sforbiciata da 100 milioni di euro al capitolo dei Rapporti con le confessioni religiose.
Non ci sono solo le esigenze impreviste dell’economia a cui far fronte. Tirano più del previsto anche la spesa per il personale dei ministeri, e quella per gli acquisti. Il costo del personale (76,8 miliardi) sale di 206 milioni rispetto allo stanziamento di inizio anno, e di 1,6 miliardi rispetto al consuntivo 2014, quasi la metà dei quali imputabili al personale della scuola. Crescono, però, anche le retribuzioni delle forze di Polizia e della Guardia di Finanza, con lo sblocco degli scatti d’anzianità. Il costo medio delle retribuzioni per il personale impiegato dai ministeri è di 43.063 euro, in aumento rispetto ai 42.401 del 2014. Il più alto si registra al ministero della Salute (62.643 euro in media), il più basso al ministero dell’Istruzione, con una media di 39.430 euro. Nella fascia bassa anche i dipendenti dei Beni Culturali, con 39.336 euro, in quella più alta il personale in servizio alla Giustizia (56.737 euro) e all’Ambiente (55.568 euro). Sopra la media anche i costi per il personale dell’Economia e degli Esteri.
Sale, infine, la spesa per l’acquisto di beni di consumo: in questo caso, a far crescere il conto (100 milioni), sono le divise delle forze dell’ordine e il materiale tecnico-specialistico necessario agli Interni.