Guido De Carolis, Corriere della Sera 8/07/2015, 8 luglio 2015
IL «PADRINO» MCFALL SEDUTO DA TRENT’ANNI SULLA STESSA PANCHINA
«Il Padrino» oggi terrà a battesimo la sua trentesima stagione. «Non sarà certo l’ultima. Ho il contratto in scadenza a giugno, ma voglio rinnovarlo e continuare». Ronnie McFall ha 70 anni e trenta li ha spesi sulla panchina del Portadown. «È la squadra della città dove sono nato, cresciuto e dove morirò. Offerte da altri club ne ho avute tante in carriera, ma non sono mai voluto andar via: qui non mi è mancato niente, non ho nessun rimpianto. E poi cosa dovevo cercare?».
Su, nei campi della provincia del Regno Unito, è un personaggio leggendario e in Irlanda del Nord per tutti è The Godfather . «Mi chiamano così, lo so, ma a me fa piacere: dicono perché sono un po’ il padrino di tutti gli allenatori». Ha resistito trent’anni («ho avuto solo due presidenti però», scherza) e oggi è il più longevo tecnico europeo in attività. Ha superato lo scozzese Sir Alex Ferguson rimasto a guidare il Manchester United per 27 stagioni e stacca di molto Arsene Wenger, al comando dell’Arsenal per il ventesimo campionato di fila. Lontano è il record del francese Guy Roux (ritiratosi), allenatore dell’Auxerre per 44 anni, ma McFall per l’Uefa è diventato «L’intoccabile».
Oggi il Portadown esordirà contro i Crusader in trasferta e l’obiettivo è sempre il solito. «Vincere il campionato. Abbiamo una buona squadra, ma quest’anno sarà dura», ammette McFall.
In Irlanda del Nord il pallone è passione e lo Shamrock Park Stadium un gioiellino quasi sempre esaurito nei suoi 2.700 posti. «Uno spetta sempre a mia moglie Anne. Non abbiamo figli e siamo sposati da 46 anni, segue tutte le partite, in casa e in trasferta. E prima di cominciare ci baciamo fuori dalla tribuna. Diciamo che ho fatto trent’anni ad allenare in panchina e lei ne ha passati 46 ad allenare me: una life coach ».
McFall di campionati ne ha vinti quattro con il Portadown, il primo nel 1990. «È quello il ricordo più bello, perché quando sono arrivato dicevano che sul club c’era una maledizione e che mai ce l’avremmo fatta. Dopo quattro anni invece eravamo campioni».
Il calcio non è tutto uguale, «ma le pressioni sono poi le stesse. Certo ognuno ha il suo ruolo e il suo ambiente, ma pensate che per me non sia difficile gestire le sconfitte? Anche qui la gente ci resta male se la squadra perde». Lo sa bene anche Sir Alex Ferguson. Lo scozzese resta il re degli allenatori, ma ha voluto omaggiare McFall che cominciò con i Ports nel dicembre del 1986, giusto un mese dopo l’inizio dell’avventura di Fergie sulla panchina dei Red Devils. Quando tagliò il traguardo dei 25 anni al Portadown, Sir Alex gli scrisse. «Mi congratulo con te, la cosa stupefacente è che sei sopravvissuto. So esattamente quel che hai passato: le emozioni, le frustrazioni, i giorni buoni e quelli cattivi. Hai dimostrato un’impressionante determinazione e hai superato tutto. Vai avanti, non mollare».
McFall l’ha preso in parola e ha superato il maestro. Due vite parallele ma spese spesso in strani incroci. Assunti nella stessa stagione, hanno vinto entrambi il primo titolo nel 1990. «Sir Alex è un gran signore. L’ho incontrato tante volte, un mito. Sono un allenatore di provincia io, anche se adesso per via di questo record di longevità mi conoscono un po’ dappertutto. È un bene per la nostra piccola comunità».
Ha anche un passato da giocatore McFall e non può dimenticare il suo incontro con il calcio italiano. «Ero un difensore, giocavo nei Glentoran, che oggi sono i nostri più acerrimi rivali, e nel 1977 incontrammo la Juve in Coppa delle Coppe. Loro avevano Causio, Bettega, Zoff. Vinsero qui 1-0, poi a Torino ci sotterrarono di gol (5-0, ndr ). Però è uno dei più bei ricordi». Ma il segreto per restare in sella è uno solo: «Cambiare ogni anno giocatori». Via loro, resta McFall.