Notizie tratte da: Stefan Weinfurter # Canossa. Il disincanto del mondo # Il Mulino Bologna 2014 # pp. 276, 22 euro., 10 agosto 2015
LIBRO IN GOCCE NUMERO 65
(Canossa. Il disincanto del mondo)
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QUEL SALUTO IN LACRIME A CANOSSA –
Scomunica. Enrico IV, che nell’inverno 1076-1077 attraversò il Moncenisio per intercettare papa Gregorio VII, in viaggio verso la Germania, e convincerlo a revocargli la scomunica. Ultima data utile: 22 febbraio 1077. Trascorso un anno dalla proclamazione, infatti, i prìncipi dell’Impero non lo avrebbero più riconosciuto come sovrano.
Sentenza. Nella sentenza di scomunica a Enrico IV, Gregorio VII aveva scritto: «Gli proibisco di regnare sull’intero regno teutonico e sull’Italia. Vieto a chiunque di servirlo come un re».
Fortezza. La fortezza di Matilde a Canossa, detta anche Rocca del destino tedesco, era un castello ben fortificato, ma dalle modeste dimensioni. Qui si rifugiò Gregorio VII nel gennaio 1077 quando comparve nei paraggi Enrico IV con i suoi soldati. Scrive il papa in una lettera: «Rimase per tre giorni davanti al portone del castello, dopo essersi spogliato di tutte le insegne regali, in misero abbigliamento, a piedi nudi e vestito di lana. Lo abbiamo infine liberato dal vincolo dell’anatema e riammesso alla grazia della comunione, facendolo ritornare nel grembo di santa madre Chiesa».
Perdono. Secondo la tradizione della Chiesa, chiunque facesse penitenza poteva esigere il perdono.
Lacrime. Quando Gregorio VII fece entrare Enrico IV nel castello, i due si salutarono in lacrime. Seguirono la benedizione e il bacio della pace. Fu quindi celebrata la messa, l’imperatore fece la comunione. Per finire, una cena di riconciliazione.
Regno. Il regno di Enrico IV durò mezzo secolo, dal 1056 al 1106.
Vizi. Secondo le cronache del tempo, Enrico IV aveva tenuto ferma sua sorella, la badessa Adelaide, mentre un altro la disonorava su suo ordine; aveva una certa predilezione per monache e religiose; aveva pulsioni omosessuali; aveva istigato suo figlio Corrado a violentare la sua seconda moglie, la regina Prassede.
Rovina. «Se mai tu dovessi giungere a sedere sulla cattedra papale, che Dio ce ne scampi, porteresti tutto il mondo alla rovina» (parole attribuite a Leone IX nel rivolgersi al futuro Gregorio VII).
Programma. Nel suo Dictatus papae, Gregorio VII espose il programma del suo pontificato affermando, tra l’altro, di poter deporre gli imperatori e sciogliere i sudditi dal vincolo di lealtà verso i sovrani iniqui. Per questo motivo, ancora nel XVIII secolo, Maria Teresa d’Austria ordinò di cancellare il nome Gregorio dal breviario romano.
Trono. «Disconosco apertamente ogni tuo diritto papale e, in virtù della dignità di patrizio di Roma, concessami da Dio e confermata dai romani, ti ordino di scendere dal trono della città» (dalla lettera indirizzata a Gregorio VII da Enrico IV nel gennaio 1076).
Deposto. Enrico IV fu deposto dai prìncipi tedeschi nel corso dell’assemblea di Forchheim. Come suo successore fu scelto il duca di Svevia, Rodolfo di Rheinfelden. Si stabilì anche che il requisito per le future nomine sarebbe stata l’idoneità alla carica e non più il diritto ereditario.
Seconda scomunica. Il 7 marzo 1080 Gregorio VII scomunicò di nuovo Enrico IV e riconobbe Rodolfo come unico re teutonico. Lo scomunicò ancora nel giugno del 1084.
Rodolfo. Rodolfo, che cadde in battaglia il 16 ottobre 1080, con la mano destra amputata, quella con cui si giurava fedeltà all’imperatore.
Giustizia. «Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità. Per questo muoio in esilio» (le ultime parole di Gregorio VII prima di morire, il 25 maggio 1085).
Enrico IV. Enrico IV, scomunicato ed escluso dalla comunione della Chiesa, morì a Liegi il 7 agosto 1106. Le sue spoglie rimasero per cinque anni sepolte in terra sconsacrata prima di essere trasferite nella tomba della dinastia salica a Spira.
Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 10/8/2015