Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 29/06/2015, 29 giugno 2015
IL CROCIFISSO CHE LUIGI XVI PORTO’ CON SE’ SUL PATIBOLO
Avori, smalti, argenti, ambre, cristalli di rocca: da qualche giorno i visitatori in uscita dalla Cappella Sistina sono accolti dalla rinnovata bellezza della collezione di arti decorative in mostra nella Sala degli Indirizzi. I restauratori dei Musei Vaticani, in due anni di lavoro, hanno rimesso a nuovo i preziosi oggetti della collezione e gli armadi a vetrina che li contengono e che furono realizzati da Raffaele Stern agli inizi dell’Ottocento per la biblioteca del cardinale Zelada. La Sala degli Indirizzi si chiama così per aver ospitato, sotto Papa Benedetto XV, tra il 1914 e il 1922, i cosiddetti «indirizzi di omaggio», in particolare pergamene e medaglie, inviati da ogni angolo del mondo a Leone XIII e a Pio X. Ma a partire dal 1936, la sua fama è legata all’esposizione delle preziose collezioni di oggetti liturgici del Museo Cristiano della Biblioteca Vaticana. Si tratta di opere d’arte provenienti dall’area del Mediterraneo orientale e da tutta l’Europa, in un crescendo cronologico che dall’età bizantina e carolingia si dispiega lungo il medioevo, il rinascimento, il barocco fino all’età moderna. Il nucleo più spettacolare, in mezzo a tanta magnificenza, è quello composto dai 46 reliquari della collezione che prende il nome da Paolo Emilio Sfondrati, nominato cardinale nel 1590 e fervente sostenitore del culto delle reliquie. Nel 1599 ottenne da papa Clemente VIII l’autorizzazione a scavare all’interno della basilica di Santa Cecilia e riportò alla luce tre sarcofagi con quelli che furono riconosciuti come i resti di Cecilia, del marito Valeriano e dei martiri Tiburzio e Massimo. Il corpo della santa fu racchiuso in una cassa d’argento. Alcune reliquie furono raccolte dal cardinale e conservate nei preziosi vasi d’argento di sua proprietà. Questi vasi, come racconta la storica dell’arte Benedetta Montevecchi, erano in origine servizi da parata, fatti per essere esposti durante i sontuosi banchetti nelle residenze dei principi, ornati con scene di caccia, figure mitologiche, scene bacchiche e allegorie amorose, come quelle presenti nella curiosa coppa a forma cuore realizzata come dono galante in occasione di un matrimonio. Il cardinale li trasformò in reliquari, aggiungendo alle coppe un coperchio sormontato da una piccola croce. In una vetrina a parte è visibile uno degli oggetti più commoventi: il crocefisso tenuto dal re di Francia Luigi XVI mentre saliva al patibolo. L’ha ritrovato nei depositi dei Musei il curatore del reparto per le arti decorative, Luigi Cornini. Fu donato a papa leone XIII da suo cugino, monsignor Cesare Prosperi Buzi. Nella lettera che accompagnava il dono sono precisati i vari passaggi: Buzi l’aveva ricevuto dalla duchessa di Fleury, la quale lo aveva ereditato dal marito che era stato al servizio di Luigi XVIII, fratello minore del sovrano decapitato.
Lauretta Colonnelli