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 2015  aprile 20 Lunedì calendario

NEL CUORE DEL LABIRINTO

Un giardino, un museo, una biblioteca, una casa editrice, una sala delle feste e dei balli, la piazza di un borgo con la sua chiesa, un labirinto di bambù, una torre belvedere, una collezione d’arte. E tanti altri sogni ancora. Franco Maria Ricci li ha sognati tutti, nella sua lunga vita. E alla fine li ha riuniti in un Labirinto. Il più grande esistente al mondo. Se ne parlava da almeno sei anni, da quando il raffinato editore parmense mise a punto il progetto di questa impresa degna di un principe del Rinascimento e cominciò a delimitare con flessuose piante di bambù i sentieri di un dedalo lungo tre chilometri. «È stata l’età a farmi innamorare di questa pianta meravigliosa. La pianta tradizionale dei labirinti è il bosso. L’avrei usato, fossi stato più giovane. Ma il bosso cresce lentamente, il bambù è velocissimo» racconta Ricci. E velocemente ha formato siepi alte quasi cinque metri. Altrettanto svelta è cresciuta, al centro di questo dedalo verde, la cittadella che ospiterà gli altri sogni di Ricci. Si inaugura alla fine di maggio. Dai primi di giugno sarà aperta al pubblico. Una squadra di architetti, decoratori, giardinieri, muratori, falegnami è affaccendata a dare gli ultimi ritocchi agli ambienti interni, a riprodurre sulle pareti i motivi floreali dei damaschi, a trasferire nelle sale destinate al museo i 400 pezzi della collezione d’arte che Ricci cominciò a raccogliere più di cinquant’anni fa. Con le opere di grandi artisti, come Jacopo Ligozzi, Ludovico Carracci, Luca Cambiaso, Lorenzo Bernini, e di altri meno famosi, ma che rispecchiano il gusto eclettico del padrone di casa. Si mescolano i manieristi e i neoclassici, i contemporanei Corcos, Savinio, Erté, e le crisoelefantine, piccole statue da salotto di Chiparus e altri artisti Déco. Nel cuore del Labirinto, si è sopraffatti dallo stupore per la fuga di cortili abbracciati da edifici bassi e movimentati da torrette, lesene, colonne, piramidi, logge, porticati, sfere di pietra bianca sul margine dei tetti. Appare una veduta a quinte che richiama la Città Proibita degli imperatori cinesi, ma che qui è dominata dalle forme classiche dell’architettura italiana in mattoncini rosati, usciti dalle vecchie fornaci della zona, gli stessi che gli Estensi usarono per i loro palazzi. A chiudere la prospettiva, una piramide dalla cuspide stretta e alta, con l’interno destinato alla cappella, il cui pavimento riproduce in marmi il disegno del labirinto di bambù. Ricci continua a sorvegliare i lavori centimetro per centimetro. Insieme con la moglie Laura Casalis, all’architetto Davide Dutto per la geometria dei percorsi in bambù, a Pier Carlo Bontempi che ha seguito le opere murarie, a Maddalena Casalis che ha messo a punto le decorazioni, allo chef Massimo Spigaroli, incaricato di creare ricette della tradizione parmense. Si attraversa la biblioteca che ospiterà i 1.200 libri stampati da Giambattista Bodoni oltre a 15 mila volumi di storia dell’arte. Si percorrono le sale riservate alle mostre temporanee, come quella dell’inaugurazione, dedicata a Ligabue, il pittore di Gualtieri protagonista nel 1967 del primo libro edito da Ricci, e a Pietro Ghizzardi, altro naïf delle rive del Po. Il salone destinato al bistrot, con il bianco soffitto a botte decorato a cassettoni e le pareti tappezzate di libri; la sala Bodoni, perfetta per le serate di gala sul parquet di bambù; il bookshop che ospita la fontana del ‘700 in breccia grigia accanto alla Jaguar degli anni 70; le due suite per gli ospiti d’onore. Per finanziare il progetto a Fontanellato, a due passi da Parma, Ricci vendette nel 2004 la sua casa editrice, che ora ha ricomprato e che fa rinascere al centro del Labirinto. La redazione, coordinata da Edoardo Pepino, è al lavoro. A gennaio 2016 riprenderà anche l’uscita della rivista FMR, definita da Federico Fellini «la Perla nera».
Lauretta Colonnelli