Antonio Carioti, Corriere della Sera 9/8/2015, 9 agosto 2015
Un giro di manovella aziona corde e ruote dentate. Lentamente i cilindri si muovono e compongono una sequenza
Un giro di manovella aziona corde e ruote dentate. Lentamente i cilindri si muovono e compongono una sequenza. I numeri si allineano. E da piccole finestrelle compare la risposta. I giorni della settimana e i santi, le maree e le fasi lunari, le festività «mobili» e il ciclo solare. Di 4.000 anni. Perché il Calendario Meccanico Universale di Giovanni Antonio Amedeo Plana non è un gioco ottocentesco. Segna in modo perfetto tutte le informazioni di ogni giorno, dall’anno uno dell’era cristiana e per i prossimi duemila anni. Astronomo e matematico, Plana si è guardato bene dal divulgare i segreti della sua macchina. Del suo «calendario per quaranta secoli» non ha lasciato nessuna spiegazione, nessun manuale, nessuno scritto. Ma ha previsto tutto: il calendario Giuliano fino al 1582, il salto di 10 giorni con il passaggio al Gregoriano, le irregolarità degli anni bisestili, le fasi dei cicli lunari e solari, i sistemi di calcolo delle diverse epoche. Un marchingegno infallibile, sintesi dell’equilibrio tra matematica e meccanica. Una perfezione quasi misteriosa che oggi è stata svelata da tre studenti del Politecnico di Torino. Sono loro — Meysam Nasiri, Roberto Cappato e Sergio Spano — che hanno scoperto l’algoritmo che regola il funzionamento del calendario, hanno creato un’interfaccia digitale che si può utilizzare online e realizzato un prototipo in scala, messo a disposizione dei visitatori della Cappella dei Mercanti a Torino, dove il Calendario è custodito. Un team «assemblato» un po’ per caso grazie a un concorso organizzato dal Politecnico insieme a Seat Pagine Gialle, che di quella macchina volevano svelare i segreti e renderli accessibili a tutti, e con la collaborazione della Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti. «Da quando l’ho scoperto ho avuto un solo obiettivo: capire come funzionava», racconta Nasiri, 31 anni, iraniano. Ha studiato disegno industriale e sul calendario ci ha fatto la tesi di laurea. «Decodificare il meccanismo, intuire il funzionamento quasi senza poterlo toccare, tanto è fragile. Fare un percorso di ingegneria inverso, per risalire alle origini, alla logica di quell’epoca, ai segreti», spiega. «Il concorso (vinto superando altre tre squadre di studenti, ndr ) è stato il coronamento di un percorso. Come scoprire l’anima di un oggetto stupefacente, del primo computer della storia. Svelare l’armonia che Plana aveva trovato». Realizzato nel 1831, quasi messo in disparte per decenni, il capolavoro dello scienziato piemontese è nascosto dietro la porta della sacrestia. Appeso a un muro com’è, può sembrare un grosso quadro. La «cornice» spessa, i colori del legno vissuto. Una sequenza di giorni, le festività religiose e l’elenco dei Papi, da San Pietro a Gregorio XVI. Le effigi di Giulio Cesare e Gregorio XIII. Due sovrani, Carlo Alberto e Leopoldo II, e un richiamo a dei convegni scientifici, forse simbolicamente, al di sopra dei Papi. Ma i cardini sul lato destro svelano che questa macchina ha un cuore. Nascosto in nove tamburi capaci di elaborare fino a 46.000 dati. «Poteva essere utilizzato dalla Chiesa per conoscere l’esatta cadenza delle festività, dalla Marina militare per prevedere le maree, dagli agricoltori per semine e raccolti. Può essere usato per il futuro, ma anche per il passato — sottolinea Nasiri —. Ha ancora tanto da raccontare. È il fascino della logica, la bellezza del ragionamento matematico». E della tecnica. Così il team non solo ha codificato le formule, ma anche realizzato una riproduzione perfetta. «Un lavoro intenso — racconta Cappato, 42 anni, vent’anni di esperienza da progettista meccanico e da poco iscritto a ingegneria, grande amico del terzo membro del team, Sergio, 23 anni, che dopo il premio è fuggito in vacanza in Sardegna — e un viaggio affascinante dentro una macchina fantastica». Il suo prototipo in scala è uguale all’originale («ma in alluminio e acciaio, i materiali di oggi, che così permetteranno a chi lo vorrà di testarlo. E poi era impossibile rifare tutto in legno e carta come all’epoca e con quella perfezione»). «Adesso il Calendario Universale appartiene un po’ di più a tutti — conclude sorridendo —. Mistero svelato? Sì, ma in fondo qualche altro segreto ce l’ha. Che non diremo mai».