Alessandro Plateroti, Il Sole 24 Ore 8/8/2015, 8 agosto 2015
NTV PIÙ FORTE (E ITALIANA) GRAZIE A SOCI E MANAGER
In un Paese come l’Italia in cui fare impresa è di per sé un’impresa, c’è poco da meravigliarsi se vecchi e nuovi imprenditori resistono con grande (e crescente) difficoltà alla tentazione di vendere le proprie aziende agli stranieri. Che si tratti di grandi marchi del made in Italy o di vecchie glorie dell’industria italiana poco cambia: i capitali, soprattutto quelli stranieri, stanno esercitando un richiamo difficilmente resistibile anche per quelle aziende che hanno conquistato in decenni di attività posizioni di primo piano sui mercati internazionali. Scivolare nel moralismo quando si affronta questo fenomeno è fin troppo facile. E accusare gli imprenditori di scarso coraggio o di aver rinunciato alla voglia di rischio per proteggere i propri patrimoni nelle rendite finanziarie o in settori protetti è lo slogan preferito proprio da chi, spesso, è invece il primo responsabile della mancata modernizzazione del paese e delle regole del mercato. Ma questo è un altro problema. Ciò che rende davvero unica la situazione italiana è però un’altra cosa: la cronica indifferenza – se non quasi ostilità – verso quegli imprenditori che oltre a non vendere le proprie imprese hanno pure il “difetto” di mettere faccia e capitali su iniziative lontane dal proprio business caratteristico, ma di valore strategico per la ripresa del lavoro e la crescita del Paese. In questo senso, non c’è esempio migliore di quello fornito dalle (poche) aziende nate grazie alle liberalizzazioni degli ultimi anni: avere lo Stato come unico concorrente è un rischio d’impresa senza eguali sul mercato, un deterrente e una barriera d’ingresso su cui pochissimi investitori italiani sono disponibili a cimentarsi. Ntv, l’operatore ferroviario concorrente delle Ferrovie dello Stato sul mercato dell’alta velocità, rappresenta invece una rarissima eccezione che andrebbe trattata con rispetto, coltivata e presa ad esempio per dimostrare che l’Italia non ha bisogno di capitani coraggiosi stile-Alitalia, ma di imprenditori con il coraggio di investire in quelle liberalizzazioni del cui successo non beneficiano soltanto gli utenti, ma l’intero sistema paese quando lo si giudica dall’estero. Ntv non ha mai avuto vita facile, i suoi soci e investitori non sono mai stati incoraggiati né dallo Stato né dal sistema, ma è ugualmente riuscita a tenere testa alle ostilità preconcette e alla concorrenza a volte sleale dell’ex monopolista. Ora il clima sembra essere cambiato in meglio, anche con le Ferrovie dello Stato che hanno apprezzato anche gli effetti positivi di un mercato aperto a un nuovo concorrente, in questo caso italiano.
A livello finanziario Ntv non è ancora uscita dal tunnel, ma l’esito del suo recente aumento di capitale vale almeno quanto un bilancio chiuso in utile: soci fondatori italiani e top manager – in particolare Della Valle, Montezemolo, Punzo e il nuovo ad Flavio Cattaneo – hanno aperto il portafoglio non solo per sottoscrivere proquota, ma anche per rilevare l’inoptato e accrescere il proprio ruolo nella compagine azionaria. Così, anche se il socio francese Sncf ha fatto un passo indietro, a colmare il vuoto sono stati gli italiani, tra cui è giusto ricordare Intesa Sanpaolo. A operazione conclusa, Ntv sarà più che in passato una società ferroviaria a controllo italiano, con un azionariato stabile e debito sotto controllo, con un top-manager azionista forte e soci che guardano al valore di lungo periodo. Una sfida che fa bene al Paese, ma una scommessa su cui ben pochi in Italia sarebbero stati finora disposti a credere.
Alessandro Plateroti, Il Sole 24 Ore 8/8/2015