Claudia Cervini, MilanoFinanza 8/8/2015, 8 agosto 2015
A CHI GIOVANO LE NOZZE
Gli analisti non hanno dubbi: il matrimonio fra 3 Italia e Wind avrà un impatto positivo sul settore delle tlc, sui bilanci del nuovo competitor e anche sull’offerta al consumatore, che se da un lato dovrà subire un probabile incremento dei prezzi, dall’altro potrà godere di una maggiore qualità dei servizi.
Se gli esperti sono in gran parte concordi nel giudizio, a declinare con precisione il concetto è Banca Akros. L’aumento potenziale dei prezzi di offerta, le minori pressioni di marketing e, nel medio periodo, la possibilità di effettuare margini più elevati grazie anche alla riduzione della portabilità (il passaggio di un cliente da un operatore all’altro) sono tre benefici derivanti da questo merger. «Un player con oltre 31 milioni di clienti mobili sarà più incline a conservare la propria base clienti e meno orientato a condurre promozioni aggressive», si legge nel report steso da Andrea Devita. La competizione, insomma, si sposterà dal fronte del prezzo a quello della qualità. Le implicazioni di questo matrimonio toccheranno anche il sistema delle torri. Wind, ricordano gli analisti, ha già ceduto la maggioranza del portafoglio di torri di trasmissione alla spagnola Cellnex per 693 milioni di euro lo scorso marzo. Il portafoglio torri in mano a 3 Italia potrebbe essere quindi messo in vendita per ridurre il fardello del debito. Gli asset potrebbero infatti interessare più di un operatore: ancora una volta Cellnex, ma anche Inwit ed El Towers.
Per l’economista Stefano da Empoli, presidente di I-Com, Istituto per la Competitività, il merger tra i due big delle tlc è però un sintomo di un malessere generalizzato del mercato europeo. «La riduzione degli operatori principali da quattro a tre allinea l’Italia ad altri Paesi europei, in particolare Germania, Austria, Irlanda e, molto probabilmente, Regno Unito se l’antitrust britannico approverà l’acquisto di O2 da parte di 3 Uk», spiega da Empoli. «Si tratta dunque di un trend comune in Europa (e di una strada battuta senza successo in un mercato molto più vasto come quello Usa)», prosegue da Empoli. «Di per sé l’aggregazione non rappresenta un indicatore di sicuro beneficio per i consumatori, ma semmai di un malessere di mercato che non riesce più a sostenere, dopo anni di riduzione dei margini, l’attuale modello di competizione», prosegue l’economista certo che a trarne beneficio sarà l’innovazione. «Probabilmente, andremo verso un differente bilanciamento tra costi e servizi, con prezzi più elevati, ma servizi a più alto valore aggiunto grazie ai maggiori investimenti nelle reti 4G e nella digitalizzazione», afferma il professore. «Non necessariamente un male per i consumatori nel medio-lungo periodo, anche se l’operazione dovrà essere accompagnata dall’occhio vigile delle autorità competenti per evitare che la fase di transizione non si trasformi in un salasso puro e semplice (per i consumatori ndr)».
Venendo ai benefici di natura economico-finanziaria, non va dimenticato che il matrimonio darà vita a un colosso con più di 31 milioni di clienti, 2,8 milioni di clienti nel fisso (di cui 2,2 milioni broadband) e una quota di mercato mobile complessiva pari al 33,6% (al 37,6% nel segmento consumer).
I ricavi (pro-forma) saranno pari a 6,5 miliardi, mentre l’ebitda sarà di 2,1 miliardi. La nuova entità controllerà anche più di 15 mila torri di trasmissione. Le nozze consentiranno inoltre risparmi di costi per 700 milioni l’anno grazie alle sinergie. «Tenuto conto della percentuale molto elevata sui costi e della complessità dei processi di ristrutturazione aziendale l’obiettivo è ambizioso», spiega il professore. «Anche se le opportunità di risparmio appaiono ingenti in tutte le aree di business, la questione è capire se basteranno i risparmi ad alimentare gli investimenti necessari affinché le due realtà combinate tornino ad avere un ruolo di leadership sia nel mobile che nel fisso», chiosa da Empoli. «Su questo, tenuto conto del livello attuale di indebitamento e del ritardo tecnologico accumulato negli ultimi anni, ho dei dubbi». Ora resta da capire se l’Agcom interverrà chiedendo di cedere qualche frequenza.
Intanto anche il premier Matteo Renzi, a seguito dell’approvazione del piano per la banda ultralarga da parte del Cipe, è intervenuto sulla questione. «Oggi nella banda larga siamo l’ultima ruota del carro, ma saremo leader in Europa nel giro di un triennio», ha annunciato senza mezzi termini il presidente del Consiglio.
Tornando al matrimonio celebrato, l’operazione Wind-3 Italia è piaciuta, per una volta, anche ai sindacati. Per Giorgio Serao, della segreteria nazionale Fistel Cisl, il settore in questi ultimi anni è stato caratterizzato da una forte competizione sui prezzi a scapito della qualità del servizio, con l’unico obiettivo di spostare quanti più clienti possibile da un operatore all’altro. Il risultato è stato la distruzione del valore reddituale del comparto, penalizzando gli investimenti, la qualità del servizio, l’innovazione, l’occupazione e il salario dei lavoratori. L’aggregazione tra i due operatori può quindi essere la base per un rilancio del comparto. Sempre secondo la sigla sindacale il nuovo soggetto industriale ha le necessarie potenzialità per garantire gli attuali livelli occupazionali.
Claudia Cervini, MilanoFinanza 8/8/2015