Piero Melati, il venerdì 7/8/2015, 7 agosto 2015
A Chicago, negli anni Venti, le orchestrine jazz le scritturava Al Capone. «Abbiamo deciso che voi ragazzi dovete lavorare in regola ma non potete farlo per altri»
A Chicago, negli anni Venti, le orchestrine jazz le scritturava Al Capone. «Abbiamo deciso che voi ragazzi dovete lavorare in regola ma non potete farlo per altri». La risposta: «Boss, sono il tuo uomo, e con me tutta la band». Il regime secco del proibizionismo tenne a battesimo il legame tra gangsterismo bianco e musicisti neri, costretti gomito a gomito nei locali dove si suonava e beveva clandestinamente. Il noir che raccontò la nuova America ne fece gli ingredienti della stessa sbobba: pugni, pupe, pallottole e sassofoni. Hard bop e hard boiled sono state le arti gemelle del Novecento. E hanno trovato in Franco Bergoglio l’autore del primo lavoro che ne documenta l’intreccio (Sassofoni e pistole, Arcana, pp. 330, euro 17,50). Uno sforzo enciclopedico degno della pazienza di una indagine di Marlowe. Per giunta chiuso da una antitesi (l’esperto che nega il legame tra poliziesco e jazz) e non privo di autocritica (strali sui cliché bogartiani). Diviso il lavoro per correnti tematiche (le città, i detective- musicisti, i club, i polizieschi più «suonati», il giallo italiano), scandagliati più di 500 volumi, l’autore prende al lazo Kansas City e New Orleans, Charlie Parker e Harlem, Connelly e il Cotton club. L’anno cruciale è il 1929: Simenon pubblica Pietr le Letton, appara Sam Spade su Black Mask, debutta Ellery Queen, Mondadori edita il primo giallo da edicola. Da noi il suono è quello di Fred Buscaglione. Fino a Duri a Marsiglia di Gian Carlo Fusco: «Il noir fu l’esplosivo scagliato nel parterre delle Lettere». Ma un’altra cosa accomuna jazz e hard boiled. Lo dice Dave Robisceaux, il detective di J.LBurke: «I bianchi scrivevano della molte come fosse una astrazione, la usavano come strumento poetico... quando Billie Holiday, Blind Lemon Jefferson o Leadbelly cantavano della morte, sentivi il cane del fucile del secondino, vedevi una figura nera appesa a un albero e alle sue spalle un sole tinto di rosso, sentivi l’odore della bara di pino che veniva seppellita nella stessa terra che il mezzadro morto aveva coltivato per tutta la vita».■