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 2015  agosto 07 Venerdì calendario

ERMAFRODITI IL MITO DELLA FUSIONE DEGLI

OPPOSTI –
L’ambiguità sessuale affascina e inquieta gli uomini dalla notte dei tempi. La prima collocazione dell’androgino è posta nella sfera del sacro e in quasi tutte le antiche mitologie la storia delle origini è affidata a un essere divino simbolo di quella fusione degli opposti che l’uomo non può e non deve avere. Lo ricorda Luca Scarlini in “Ermafroditi. Chimere e prodigi del corpo tra storia, cultura e mito” (Carocci editore), avvincente narrazione che parte dalla natura doppia di antiche entità soprannaturali e ci conduce ai nostri giorni attraverso persecuzioni e roghi, esperimenti alchemici ed esposizione di “mostri”, vite disperate e morbosità. Soprattutto attraverso lo straordinario contributo che, perturbante, la figura dell’ermafrodito ha impresso alle arti visive, alla creazione letteraria e alla riflessione filosofica. Platone nel “Simposio” aveva consegnato ai posteri la nostalgia di quell’essere autosufficiente e arrogante perché uomo e donna insieme, che fu diviso in due da Zeus e condannato a cercare per sempre la propria metà perduta. Ma già Ovidio, che nelle “Metamorfosi” ne fonda il mito, lo rende quasi un moderno transessuale, fanciullo bellissimo che diventa bisessuato per volere di una ninfa seduttrice. Più tardi Pietro Aretino si compiacerà di farne un polimorfo perverso, disposto a tutte le possibili combinazioni dei corpi. Nei secoli, l’ermafrodito sarà un abitante del barocco e del romanticismo fino a popolare la letteratura contemporanea di personaggi complessi e consapevoli come “Orlando” di Virginia Woolf, che adegua agli eventi la sua variabile sessualità, e la Calliope di “Middlesex” di Jeffrey Eugenides, creatura che sceglierà di vivere come un uomo pur non rinunciando alla duplicità genitale. Ma ormai siamo nell’era in cui il sesso non è più confuso con il genere e gli slittamenti delle identità e del loro senso accompagnano problematicamente il nostro quotidiano.