Paolo Siepi, ItaliaOggi 7/8/2015, 7 agosto 2015
PERISCOPIO
Il nipotino al nonno: «Ma dove abita il tuo lavoro?».
A differenza di molti altri giornalisti Egidio Sterpa riusciva ad essere prolifico senza essere superficiale. Antonio Martino. Libero.
Oggi le banche, oltre a fare quel che non devono, spesso non fanno quel che devono. Salvatore Bragantini. Corsera.
Non farei mai un film che non ho voglia di andare a vedere. Domenico Procacci editore e produttore cinematografico. Il Foglio.
Se in Italia è morta la cultura, il capo della responsabilità sta lì, in quel triangolo osceno, di cricche mediatiche, premiatiche ed accademiche dove si perdono le opere che valgono e si valorizzano le opere che saranno cancellate dal tempo. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Mozart è incomparabile, unico. È una dimostrazione dell’esistenza di Dio. È venuto in terra a miracol mostrare. Riccardo Muti. Los Angeles Times.
È difficile battezzare come capolavoro la «ruota di bicicletta» di Marcel Duchamp, oggetto prelevato, non creato ma designato con un semplice gesto, arte senza lavoro, e se non c’è lavoro, come può esserci un capo-lavoro? Gabriele Smargiassi, la Repubblica.
I giovani, oggi, sono spesso figli unici, amatissimi, coccolatissimi. Non hanno conosciuto i morsi della fame, la rabbia del bisogno, l’energia del desiderio che chiede di essere appagato, l’antagonismo con il mondo adulto. In definitiva, non sono attrezzati alla lotta. Solo che, di lottare, non si può proprio fare a meno. Se non altro per la semplice sopravvivenza. Marina Terragni. Io Donna.
Avendo frequentato, fino al liceo, solo delle scuole cattoliche, io oggi detesto la religione cattolica che vedo come iper-distruttrice perché, prima di tutto, essa è sacrificale. Da essa si apprende che bisogna lasciare esistere gli altri, prima di esistere noi stessi. Anne Consigny, attrice francese. Nouvel Obs.
Vittorio De Sica ricordò Anna Magnani, nell’occasione del suo funerale (morì di un tumore al pancreas nel ’73, a 65 anni) con quattro aggettivi perfetti: generosa, violenta, limpida, sincera. Giorgio Dell’Arti. Io Donna.
Mi scoprii poeta da solo e per caso. Stavo scrivendo un romanzo e mi accorsi che, attraverso la poesia, con poche frasi, si possono raccontare molte cose. Franco Loi, poeta. la Libertà.
Che cosa ci stiamo a fare qua? Questo passaggio terreno a che cosa serve? Mi sono detta: puoi lasciare una bella traccia, dei figli. Per questo mi sono sposata con Bjorn Borg. Invece, dopo quattro anni di matrimonio, la madre di lui mi dice: «Che? Un figlio? I figli devono essere di sangue puro svedese». Loredana Bertè, cantante. Il Giornale.
A Dolce e Gabbana non c’è verso di strappare, non dico un sorriso, ma nemmeno un saluto. Roberto Cavalli, stilista. Io Donna.
Qui facciamo le feste. Banchetti con i tavoli sotto le arcate e poltrone in occasione dei concerti. Ci saranno sempre gelati e suonatori di fisarmonica. Franco Maria Ricci, parlando del suo Labirinto vegetale di Fontanellato (Parma). Corsera.
Che cosa evoca la lingua italiana? Cose belle come cibo e arte, musica e stile (le cose brutte le facciamo in silenzio). Chi la studia nel mondo? L’ho vista studiare a Belgrado e Bucarest, Tirana e Tallin, Hanoi e Hannover, Bangkok e Boston. La studiano soprattutto le donne, mosse più dal cuore che dal calcolo. Beppe Severgnini, Corsera.
Solo il 45% della popolazione alfabetizzata italiana legge un libro l’anno. I lettori forti (cioè coloro che leggono più di un libro al mese) sono invece il 6,2% degli italiani. Giuliano Vigini, esperto editoriale.
Non mettersi mai in evidenza, non parlare mai di sé. Essere migliore degli altri ma non farlo mai sapere. Mi ricordo spesso dei pranzi di famiglia dove nessuno diceva niente. Guillaume de Fonclare, storico. Libération.
La Cgil di Camusso non è più un’organizzazione di lavoratori, ma una specie di pretura che non fa proposte politico-sindacali: emette sentenze. Ludovico Festa. Il Giornale.
Gadda l’ho conosciuto con Alberto Arbasino ma Gadda era burbero e silenzioso. Io pure. Alla fine, parlava sempre e solo Alberto. Anche con Arturo Benedetti Michelangeli ci unì il silenzio. Sapevo che ai suoi allievi faceva sentire pezzi miei perché capissero il valore della pausa. Volli conoscerlo, ma lui stava zitto. Io pure Franca Valeri, attrice. La Repubblica.
La società italiana è profondamente disuguale e statica. Il destino dei figli è legato a quello dei genitori; molto di più di quanto avvenga negli altri paesi. La disuguaglianza fra ricchi e poveri continua a crescere ineluttabilmente. Roger Abravanel. Meritocrazia. Garzanti.
L’ultimo aspetto poetico e romantico di Roma risale ai primi anni Ottanta, nei quartieri dove la gente, soprattutto a Trastevere o alla Garbatella, si parlava da finestra a finestra. Dopo, c’è stata la deportazione di tanti abitanti dal centro storico in periferia. Hanno venduto le loro case, rivalutate, in cui abitavano da generazioni, e sono andati a Corviale, a Tor Bella Monaca. Si cominciò allora a perdere lo spirito e l’anima di Roma. Carlo Verdone, regista. Corsera.
L’obiettivo che mi ero posto è evidenziare i buchi umani dei sistemi elettronici. Ho agito, non per interesse, ma per mostrare com’è facile, a una persona malintenzionata, accedere a delle informazioni riservate senza aver bisogno di conoscenze tecniche troppo complicate. Ho voluto testarmi, mettermi alla prova e nessun sistema mi ha resistito. François Cousteix, giovane pirata elettronico scovato dall’Fbi. The Times.
La mia morosa mi porta a vedere i film di Moretti e le mostre di Pollock. Mi consiglia Pennac. A me però mi piacciono di più i Vanzina. Anche se forse io a loro non piaccio. Maurizio Milani.
È talmente libertino che anche le famiglie allargate gli stanno strette. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 7/8/2015