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 2015  agosto 07 Venerdì calendario

RAI, QUANTI PADRINI PER IL DG DALL’ORTO

Era l’ultimo tassello da sistemare, anche se in realtà tutta la rivoluzione al vertice della Rai era partita dalla volontà del premier di collocare proprio quella tessera. Antonio Campo Dall’Orto è stato nominato ieri pomeriggio direttore generale di Viale Mazzini. Lo ha deciso all’unanimità il nuovo consiglio di amministrazione, ma già poche ore prima il manager aveva avuto modo di confrontare le sue idee sull’azienda con il nuovo presidente Monica Maggioni.
I due, infatti, hanno pranzato insieme in un ristorante dei Parioli, ma hanno avuto la sfortuna di essere riconosciuti da un cronista del Fatto Quotidiano, che poi ha pubblicato sul sito il filmato fatto con il telefonino.
E ai due, subito dopo la nomina, sono arrivati via conferenza stampa gli auguri del presidente del Consiglio, che sul nuovo tandem al comando ha deciso di metterci la faccia. E lo ha fatto nonostante o forse soprattutto perché Maurizio Gasparri da due giorni si sta intestando la vittoria per aver pilotato, a suo dire, l’accordo sul nome della nuova presidente, ma soprattutto perché la riforma renziana è ancora bloccata al Senato e il rinnovo è dovuto avvenire con la legge che porta il suo nome. Di più: Gasparri canta vittoria anche perché, come ha raccontato ieri all’Huffington Post, sarebbe stato lui a stoppare il decreto che Renzi aveva in animo di fare per anticipare i nuovi meccanismi di elezione del cda contenuti nel disegno di legge impantanato in aula. «Feci sapere ai massimi livelli istituzionali che il decreto sarebbe stata una forzatura indebita. Guardi, conosco Mattarella dal ’92 e ho avuto modo di rappresentargli, in materia di tv, la necessità di un intervento equilibrato nel solco della Corte. Ci sono ben quattro sentenze della Corte che ribadiscono la centralità del Parlamento».
Per Renzi, quindi, meglio spostare la narrazione sul cambio a Viale Mazzini, raccontandolo come un’anticipazione della riforma che verrà, del resto un emendamento inserito nel ddl Rai, una volta approvata questa legge, dovrebbe cambiare i poteri di Campo Dall’Orto, dandogli le stesse prerogative che ha in qualsiasi altra azienda un amministratore delegato. E questo è proprio l’obiettivo principale che Renzi si prefiggeva con la riforma, trasformare la Rai in una azienda come le altre, con un manager con pieni poteri e un cda che rappresenti solo gli azionisti (in questo caso il Parlamento), senza però poter entrare nella gestione. Così, approfittando come il giorno prima, di una conferenza stampa convocata su altri argomenti (in questo caso il piano banda larga approvato dal Consiglio dei ministri) Renzi ha messo il cappello sul vertice Rai. «La scommessa sulla professionalità e sulla competenza è stata fatta da queste nomine, da questo cda», e ha fatto gli auguri a Campo Dall’Orto «uno degli innovatori della tv di questo Paese» e a Monica Maggioni. «Sono due persone esperte di televisione, di tutto possono essere accusate ma non di mancanza di competenza». «In bocca al lupo a questi due professionisti», ha concluso Renzi, che del resto Campo Dall’Orto lo aveva voluto anche nel cda di Poste (ieri, peraltro, l’amministratore delegato Francesco Caio, gli ha fatto gli auguri a nome di tutto il consiglio).
Il premier, però, dando enfasi al cambio in Rai, ha voluto lanciare anche un altro messaggio, avvisando tutti che sulle riforme, Rai compresa, intende comunque andare avanti. Messaggio diretto soprattutto alla minoranza interna, che ieri ha presentato alcuni emendamenti al testo di riforma costituzionale, per reintrodurre le elezioni dirette per il Senato.
«C’è una parte del mio partito che insiste per una discussione interna incentrata su di noi», ha detto infatti Renzi, «io preferisco parlare di banda larga, di dissesto idrogeologico, di scuola». «Se guardo quello che sta avvenendo vedo un Paese che sta cambiando, a volte senza il voto di tutto il Pd, anzi spesso senza il voto di tutto il Pd. Ma tuttavia certi provvedimenti sono stati adottati. Io sono disponibile a dialogare con tutti, ma non ci facciamo fermare da nessuno. Non possiamo permettere a chicchessia di mettere veti, è in ballo una idea di modernizzazione del paese. Io non sto esprimendo mia valutazione ma sto dicendo ciò che serve all’Italia».
Antonio Satta, MilanoFinanza 7/8/2015