Filippo Facci, Libero 7/8/2015, 7 agosto 2015
CORSIVI
Un mattino ti alzi e scopri finalmente quelle parole che attendevi da anni, anzi, che la politica svilita e sfibrata attendeva da anni:a scriverle sulla prima pagina sul Messaggero è un rilevante uomo delle istituzioni. Parla di quell’immunità parlamentare che il Guardasigilli vorrebbe devolvere alla Corte Costituzionale, e che rappresenterebbe l’ennesima ritirata della politica davanti ai suoi compiti primari e supremi. Dice che in tempi di pace scarseggiano i cervelli fini, quei De Gasperi e Togliatti e Nenni e Saragat che forgiarono l’immunità parlamentare (art.68) proprio per impedire che un magistrato magari prevenuto o politicizzato o impazzito si mettesse a condizionare il Parlamento. Spiega che di abusi non ne sono mancati, ma che i complessi di colpa della politica - dopo Tangentopoli - portarono alla rinuncia dell’immunità come se dovesse tutelare singole persone e non la volontà popolare di cui erano espressione. Spiega che i tempi sono maturi per riflettere come ha invitato a fare il Guardasigilli, come no:dunque il Guardasigilli inviti a riflettere i giustizialisti sulla saggezza dei nostri padri costituenti, ecco. Insomma parole superbe, fiere, importanti: una lezione costituente sul primato della politica. Dettaglio: non sono parole di un politico,ma di un magistrato, Carlo Nordio, procuratore aggiunto a Venezia e coautore della più importante inchiesta sulla corruzione degli ultimi anni. L’ultima e definitiva umiliazione.