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 2015  agosto 06 Giovedì calendario

RUBLO IN CADUTA, PUTIN DEVE FARE LE RIFORME

Vladimir Putin, inutile girarci intorno, ha dimostrato di avere la qualità più importante per un leader politico: gli attributi. Nel mezzo di un fuoco incrociato, tra il crollo del prezzo delle materie prime energetiche, maxisvalutazione del rublo con conseguente inflazione a doppia cifra, sanzioni economiche e pil in contrazione del 4%, un mix che probabilmente era stato pensato per farlo saltare dal suo ruolo di comando al Cremlino, il presidente russo, sempre eletto in elezioni popolari, è stato capace di portare avanti la sua agenda politica senza eccessivi intoppi.
Il suo obiettivo principale era quello di restituire alla Russia un ruolo da protagonista nello scacchiere internazionale, dopo un ventennio di umiliazioni costellate da naufragi di sommergibili atomici e dal fallimento finanziario e militare della gestione Eltsin. Fare sì che la Russia fosse nuovamente determinante e protagonista nelle relazioni internazionali. In Siria, nella svolta in Iran e nella gestione dell’Ucraina, Putin ha dimostrato di essere determinante, nel senso che nessun vero accordo è o sarebbe stato possibile senza il consenso di Mosca. Alla fine anche in Ucraina otterrà quello che gli interessa: la divisione in due del Paese con la parte russofona governata da uno Stato indipendente al pari della Macedonia o del Kosovo nella ex Iugoslavia. È solo questione di tempo ma Kiev è oggi uno Stato fallito e un Paese senza vere prospettive politiche: una vera terra di mezzo tra Berlino e Mosca. Del resto, l’unico vero leader europeo in grado di contenere le ambizioni espansionistiche della Cancelliera Angela Merkel è proprio Putin. Gli altri sono stati tutti già germanizzati.
Ma Putin non può solo occuparsi delle ambizioni del nazionalismo panslavo, è costretto anche a riformare l’economia e le istituzioni russe. Nelle ultime settimane il rublo ha ricominciato a scivolare ribasso contro il dollaro e l’euro. Si è svalutato quasi del 15% segnalando al Cremlino che se il barile di petrolio resterà più vicino ai 40 che non ai 50 dollari per un periodo di tempo non breve, la Russia è costretta a cercare oltre le materie prime altri slanci per la sua crescita. Anche per finanziare le crescenti spese militari. Mosca necessita di vere privatizzazioni e liberalizzazioni e di una guerra senza quartiere alla corruzione che zavorra il suo pil. Un invito rivolto a Putin direttamente da un ex generale del Kgb e suo ex professore alla scuola di intelligence con un editoriale sul giornale della gioventù comunista (ancora nelle edicole russe, ndr), proprio per sottolineare quanto oggi la lotta alla corruzione sia ritenuta prioritaria dalla stessa classe dirigente che ha rifondato la Russia governata da Putin.
Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 6/8/2015