varie 6/8/2015, 6 agosto 2015
ARTICOLI SU ANTONIO CAMPO DALL’ORTO DAI GIORNALI DEL 6 AGOSTO 2015
SILVIA FUMAROLA, LA REPUBBLICA –
Un destino da enfant prodige. Ora che ha 50 anni e non si può più definire un ragazzo in carriera, Antonio Campo Dall’Orto approda – salvo sorprese dell’ultimo minuto – alla poltrona di direttore generale della Rai. E’ l’uomo scelto da Matteo Renzi, il manager rock cresciuto a Mediaset dove entra grazie a un master in Marketing e Comunicazione promosso da Publitalia. A 28 anni diventa vicedirettore generale di Canale 5, la rete allora è diretta da un altro enfant prodige: Giorgio Gori. Insieme si ritroveranno alla Leopolda, uniti dal progetto dell’ex sindaco di Firenze. Milanista, quando lavorava per il Biscione gli offrirono di diventare assistente personale di Silvio Berlusconi ma non accettò «perché non volevo aderire alla vita di un altro».
Gli bastava aderire alla sua. Nel 1997 Campo Dall’Orto diventa direttore generale di Mtv, rete tutta video e musica. Crea un palinsesto, la riempie di contenuti: inventa l’Mtv generation. Idee chiare e poche parole: ma dietro i capelli lunghi da studente inglese e gli occhialetti, l’ambizioso provinciale nato a Conegliano – papà istitutore di convitto alla Scuola enologica – laurea in Economia a Ca’ Foscari, ha sempre saputo come muoversi. Nel 1999 diventa amministratore delegato di Mtv Networks South Europe per i canali in Spagna, Portogallo, Francia e Grecia. Nel 2001 viene nominato ammini-stratore delegato di Mtv Italia e presidente di Mtv Pubblicità. Lancia Victoria Cabello, Camila Raznovich, Andrea Pezzi, Marco Maccarini, Enrico Silvestrin, Giorgia Surina, sposa le grandi campagne internazionali contro la mafia e l’Aids. Sposato con l’attrice indiana Mandala Tayde, da cui ha avuto due bambini, è un papà-mamma perfetto, racconta chi lo conosce bene. In queste ore dicono si sia ritirato nella sua casa sulle colline asolane.
Ideali e contenuti convivono nella sua tv. «Effettivamente il mio percorso è particolare spiegava nel 2010 alla Tribuna di Treviso «ho studiato da manager ma mi occupo da sempre di contenuti. Adesso faccio l’amministratore delegato di molte società di Mtv ma il mio background fa diventare il mio mestiere molto più divertente. Gestire imprese del settore media senza avere un’esperienza di contenuti credo sia molto difficile». Alla domanda sulla Rai pubblica e privata rispondeva: «Penso che l’Italia debba avere una tv pubblica forte e dignitosa. E più operatori privati in concorrenza. La Gran Bretagna ha un sistema pubblico forte e molte tv private importanti, in concorrenza tra loro. In Gran Bretagna ci sono 850 case di produzione, in Italia ne vedo sempre meno. Quanti posti di lavoro lasciamo per strada in questo modo?».
Parallelamente agli incarichi in Mtv, diventa anche direttore di La7, dove rimane dal 2004 al 2008: è lui a portare Daria Bignardi, Piero Chiambretti, Gad Lerner, Maurizio Crozza, Marco Paolini. Nel 2007 il discusso stop al Decameron di Daniele Luttazzi, sospeso per le offese rivolte dall’attore a Giuliano Ferrara in un monologo: chiusura illegittima secondo il tribunale di Roma, che nel 2012 condannerà in primo grado La7 a un maxi-risarcimento da 1,2 milioni per il comico. Sull’operato del manager a La7 si è interrogato il senatore del Pd Massimo Mucchetti che sul suo blog scrive: “A Renzi sarebbe bastato chiedere al suo amico Bernabè per sapere che il suo pupillo lasciò La7 che perdeva oltre 120 milioni di euro e un audience del 2- 3%”.
Ma Campo Dall’Orto («Il mio motto è: non invecchiare con la generazione che hai allevato») al premier Renzi piace, è esperto della generazione “Minnelians” i ragazzi tra i 12 e i 24 anni cresciuti online, si rivolge ai giovani. L’esperienza in Telecom Italia Media (di cui diventa direttore generale Television e poi amministratore delegato)dura fino al 2008, quando passa al gruppo Viacom ( vicepresidente esecutivo), mantenendo anche la guida di Mtv Italia. Nel 2014 entra nel cda di Poste Italiane, incarico forse di passaggio in attesa dell’approdo in Rai.
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MATTIA FELTRI, LA STAMPA –
Antonio Campo Dall’Orto (d’ora in poi Cdo) è un uomo che coltiva speranze e amicizie, cioè è un uomo molto contemporaneo. Aveva sperato, come tanti, nel Silvio Berlusconi del 1994 e, come tanti, ha sperato nel Walter Veltroni del 2008 così come spera - e già con più profitto - nel Matteo Renzi del 2015. Con Berlusconi è finita alla svelta: era stato selezionato, insieme ad altri dieci, per fargli da assistente personale ma, quando ha saputo che si trattava di stargli a fianco 24 ore al giorno, se l’è battuta. Con Veltroni sindaco di Roma è durata parecchio, Cdo era negli anni sugosissimi di Mtv, Music Television, e Veltroni era arrivato in piazza a Bologna insieme ad altri 80 mila per dire no alla chiusura dell’emittente, cui stavano levando le frequenze; Cdo era tornato in Italia dal Brasile, dove giaceva sulle spiagge di Bahia, per parlare col ministro Antonio Maccanico ma non ne cavò nulla: Maccanico era un po’ sordo e comunque di emittenti per videoclip ci capiva poco. Figuriamoci se non ne capiva Veltroni, e infatti insieme organizzarono concerti di Bob Geldof e serate pro Africa in piazza del Popolo, cioè tutta la roba entusiastica tipica di quella sindacatura.
Poi, si diceva, Cdo coltiva amicizie. In qualsiasi posto abbia lavorato, rimangono colleghi che parlano di lui con struggenti malinconie (a proposito, siccome questo dovrebbe essere un ritratto è meglio ricordare che Cdo è nato a Conegliano, provincia di Treviso, quasi 51 anni fa, si è laureato in economia a Ca’ Foscari, ha cominciato a Ims Europa, nel ’92 è vicedirettore di Canale 5, poi direttore e amministratore delegato di Mtv, dunque a La7, il passaggio alle Poste e, imminente, è il ritorno alla tv, ora in Rai. È stato fidanzato con Giorgia Surina, attrice esteticamente fastosa, ed è stato un buon giocatore di calcio, carriera stroncata da un infortunio quando militava in C2). Dicono che lavora parecchio (siamo tornati agli amici), che è decisamente garbato, che ha profili quasi deliziosi, che è uno capacissimo di studiare il terreno su cui gli tocca muoversi, e lo delimiterà presto. Che è così legato alle origini e alla terra da radunare a Venezia familiari e famigli, prima di Natale, per scambio di auguri e regalini. I toni si stanno facendo imbarazzanti, ce ne rendiamo conto. Ci sarebbe almeno da dettagliare sul buco di decine di milioni di euro - investimenti da 60 all’anno - accumulato da Cdo negli anni de La7, anni di meraviglioso scialo, nasce il regno di Maurizio Crozza, Giuliano Ferrara, Daria Bignardi, Gad Lerner, Daniele Luttazzi e così via, una tv che c’è da baciarsi i gomiti non fosse per il terribile passivo. Non c’è niente da fare: a La7 dicono che lui ne è responsabile fino a un certo punto, contano più le idee e le innovazioni che hanno colpito anche uno severo come Aldo Grasso. Resta da segnalare che non indossa la cravatta, usa mezzi pubblici e organizza i Goldon Games (goldon da goldone, cioè preservativo), gare da spiaggia con gli amici . Quelli come lui, con tanti amici e tante speranze (e qualche idea), fanno sempre carriera.