Raffaele Panizza, SportWeek 1/8/201, 5 agosto 2015
L’EDUCAZIONE DI UNA REGINA DEL TENNIS
[Camila Giorgi]
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«Se papà dice di aspettare qui, è meglio aspettare qui». La promessa del tennis italiano Camila Giorgi, n° 30 al mondo, sgrana gli occhi come s’aprirebbe un buco nero nell’iperspazio e ti risucchia nella sua commovente ed educata fermezza. Però non ha l’espressione di una ragazza intimorita e in soggezione verso il padre-padrone, come vorrebbe la mitologia su questa donna un po’ Pochaontas e un po’ vichinga, e alla sua famiglia italoargentina in generale. Lui allenatore. Lui artefice. Lui sciamano e schiavista. Lei bambola muta, bella senz’anima. Lui e sempre lui. «Sono insopportabile, lo so, ma finito l’allenamento Camila fa quello che vuole e di tennis non si parla più. Sono un pazzo, ma aperto», si descrive Sergio Giorgi, creatura potente e in effetti potenzialmente spaventosa, capelli da direttore d’orchestra, denti da carnivoro di prateria, naso da indio, risata-tuono, idee anarchiche su tutto. A mezzogiorno in punto li raggiungiamo al centro sportivo di Tirrenia dove Camila prova un servizio dietro l’altro in reggiseno bianco di pizzo e pantaloncini azzurri, davanti a due sparring partner visibilmente imbambolati, dal sole cocente si spera. «Scusi, sono un po’ sudata», dice lei porgendo la mano, con una scansione brutale dell’interlocutore per cogliere segnali di pericolo. Giorgio prontamente la manda a fare una corsetta defaticante, salta su un suv Mercedes e ordina d’aspettare qui: sono in arrivo mamma, fratello, cane, gonnellino di ricambio, guantoni da pugilato, senza contare la papera del centro Coni da sfamare. Vien da pensare che ci siano ancora parecchie cose da sapere su Camila Giorgi, che quest’anno ha vinto il primo torneo (a ’s-Hertogenbosch, in Olanda), e la sua strepitosa, strampalata famiglia. Eccone una ventina.
MAMMA E PAPÀ La mamma si chiama Claudia, è insegnante d’arte moderna e ha origini italiane (Varese) e svizzere (Canton Vaud). Sergio Giorgi, invece, è nato a La Plata (Argentina) ma ha origini basche. Sono sposati da 30 anni.
COMPLETINI Claudia, che ha sempre disegnato e confezionato per Camila quegli abitini frou-frou bianchi e rosa che tanto fanno arrabbiare gli sponsor, in concomitanza con gli Us Open lancerà una linea ispirata alla figlia, che non ha ancora un nome, oltre a un pupazzo, che non ha ancora un volto. «Completi da tennis che possano essere indossati nella vita di tutti i giorni, questa è l’idea», dice.
DOBERMANN Il dobermann della famiglia Giorgi si chiama Lennon Von Zeppelin ed è stato acquistato in Florida, a Jupiter, grazie a un annuncio letto durante un torneo giocato nel club delle sorelle Williams. È un cane enorme e pauroso, ultimo discendente di una stirpe di campioni russi, e ama giocare con gli asini del centro Coni di Tirrenia. Il nome deriva dalla passione sfrenata di Sergio per i Beatles e i Led Zeppelin. Il nostro fotografo Jacopo Farina, un po’ troppo sciolto negli approcci con questa creatura mastodontica, può dirsi vivo per miracolo.
TÈ FREDDO Camila Giorgi è una bevitrice incallita di bibite Estathè e ne ha un frigo pieno, di quelle imbottigliate nel bricchetto di plastica, passione cui si oppone la sua dietologa di Vicenza: «Meglio un gelato, dammi retta». È appassionata anche di risotto alla pescatora, che però non sa cucinare e quindi ordina d’asporto al ristorante La Terrazza di Tirrenia, dove è di casa. Vive per l’appunto qui, in Toscana, in un appartamento di 130 metri quadrati al 2° piano di una villetta vicino al mare. Al primo piano ci sono i genitori, Lennon Von Zeppelin e il pastore tedesco Cracovia. Sopra, si dividono l’affitto lei e il fratello minore: Amadeus.
PIZZO Adora la corsetteria di pizzo, le gonne cortissime, gli stivali alti, le cose di Gucci e Armani, far compere a Firenze o Forte dei Marmi. Si dice poco egocentrica, inconsapevole della propria sensualità, poco incline a parlare di sé, inorridita dalla parola “egoismo". Odia i tatuaggi, anche sugli altri. «In particolare sulle donne», dice: «sporcano».
MOZART Amadeus, il fratello, si chiama così per via dell’idolatria di Sergio Giorgi verso Mozart, di cui ascolta ogni giorno, appena sveglio, sul suo stereo Bose, almeno una trentina di composizioni.
QUEEN Altra passione sfrenata di papà: Freddy Mercury, di cui possiede la discografia completa su un iPod caricato con 1.200 canzoni. «In realtà, il nome completo di mio figlio avrebbe dovuto essere Amadeus Zanzibar Giorgi, dall’isola dove è nato il leader dei Queen. All’anagrafe, però, me l’hanno sconsigliato».
SCUOLA Camila Giorgi ha avuto un’istruzione scolastica piuttosto particolare. Ha frequentato solo scuole private, montessoriane e salesiane, che permettessero a suo padre di tenerla assente a piacimento e il più possibile. A inizio anno si presentava dalle professoresse per comunicare unilateralmente il monte ore in cui avrebbero visto sua figlia tra i banchi. Se qualcuno si opponeva, firmava plichi interi di giustificazioni false. «Odio il sistema scolastico, serve a controllare le persone», teorizza lui, «e poi insegnano solo bugie: dalla matematica fino alle teorie sull’origine dell’uomo, tutto inventato». Secondo complicate procedure di ritiro e iscrizione, cambi di scuola e di Paese, Amadeus è riuscito a prendere il diploma a 15 anni e mezzo. Il metodo Giorgi in un certo senso funziona.
NOMADISMO La famiglia Giorgi è un carrozzone tzigano. Le città in cui hanno vissuto negli ultimi anni sono, in ordine temporale: Macerata, Pesaro, Milano 3, Como, Valencia, Palma di Maiorca, Versailles, Miami e Tirrenia. Annoiati da Tirrenia, programmano di trasferirsi ancora. «Io andrei volentieri a Milano», dice Camila. Suo padre, con spirito di compromesso, sta pensando alla Franciacorta.
GUANTONI Camila ha anche un fratello più grande che vive a Miami: ex pugile, ex bodyguard, adesso fa il barman e l’ha resa da poco zia. Si chiama Leandro, ha 26 anni e tra poco verrà a vivere in Italia col neonato e la moglie brasiliana. Anche Camila fa pugilato, a sentir suo padre con risultati potenzialmente micidiali. «Per me tennis e boxe sono mentalmente la stessa cosa», spiega lei. «Anche perché ogni errore è tuo e solo tuo, e questo mi piace». Lui, un giorno, la vorrebbe vedere su un ring per un incontro vero.
CALCIATORE Amadeus, che ha 19 anni, fa il calciatore e ha appena concluso una stagione nella serie B portoghese. Gioca centravanti, è piuttosto cattivo a quanto pare, e sta cercando una squadra per l’anno prossimo: il Panathinaikos, forse, o una della Championship inglese. Da ragazzo, nella primavera del Cagliari, s’è preso a pugni al quarto minuto di gioco con Pinilla durante un’amichevole contro la prima squadra. «Un giorno lui giocherà la Champions», profetizza papà.
RIBELLIONE Dice di non essere una ribelle, Camila, e di non disubbidire mai ai suoi genitori. «Ho troppa fiducia delle loro opinioni, per farlo», ammette con le lentiggini e la coda di cavallo, gli occhi sgranati, praticamente un manga vivente, «quando sono in disaccordo con loro non fuggo, ma mi confronto».
UOMINI DURI Gli uomini li preferisce decisamente più grandi, e non devono mai commettere l’errore di consolarla. «Un uomo che dopo una sconfitta mi si avvicina per dirmi dai, che vuoi che sia, è solo una partita di tennis, non fa per me», sibila decisa. «Il mio uomo, se sa che ho una meta, deve starmi a fianco e spronarmi finché la meta è raggiunta».
ARMONIA Pur essendo l’allenatore di Camila Giorgi, Sergio non ha mai giocato a tennis. Ha fatto karate, pugilato, atletica, calcio e ha studiato medicina. «Io non seguo una tecnica, seguo un’armonia, e alleno in funzione di quella. L’armonia, è la medesima in tutte le cose», spiega. Ultimamente Camila mangia poco, e papà è preoccupato: a Wimbledon, dove si è nutrita solo di microdosi di riso e tonno, ha perso più di tre chili.
SHARAPOVA Quando ha vinto con la Sharapova, Camila non ha battuto ciglio. “Mica ho fatto nulla”, ha pensato tra sé e sé. Quindi s’è alzata, ha preso la borsa, e da brava bambina ha chiesto: «Babbo, che faccio, filo in camera a riposare o faccio stretching?».
OLIMPIADE Ad agosto giocherà gli Us Open, spera di scalare posizioni nella classifica Wta, ma il suo sogno è un altro. «Non lo dico». Lo dica, invece. «No, penseranno che sono sfacciata». Vuole diventare la numero uno al mondo? «Macché. Voglio qualificarmi, e rappresentare l’Italia all’Olimpiade di Rio».