Paolo Siepi, ItaliaOggi 4/8/2015, 4 agosto 2015
PERISCOPIO
Arriva la pillola che simula gli effetti dello sport. La pillola del giorno doping. Gianni Macheda
Referendum su: «Sei disponibile a pagare meno tasse e avere più servizi?». Bocciato dalla Corte, quesito non ammissibile. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
Gli incessanti progressi della chirurgia, della medicina e della farmacia sono angoscianti: di che cosa moriremo tra vent’anni? Philippe Bouvard, Journal drôle et impertinent. J’ai lu, 1997.
Ho conosciuto Giangiacomo Feltrinelli bambino, mi è un po’ cresciuto sulle ginocchia. Non ho mai capito come abbia potuto diventare un editore importante. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978, Rizzoli.
Appena eletto presidente della regione Sicilia, tu, Crocetta, hai nominato Lucia Borsellino assessore alla Sanità, baraccone isolano del clientelismo, perché intendevi mascherare la tua inadeguatezza di governatore, politicamente impresentabile, con la coperta di un nome caro. Quando lei (sopraffatta dal malessere e dalla nausea del «caso Tutino», il primario sotto accusa per truffa, falso, peculato e abuso d’ufficio) ha dato le dimissioni, hai fatto spallucce. Anzi, hai osato molto di più: l’hai sostituita, prendendo il suo posto, noncurante dell’imbarazzo provocato per le vicende di quel primario a te vicino. Ti sei ravveduto tardi, abbandonando lo scettro assessoriale a danno ormai consumato. Roberto Puglisi. Il Foglio.
Il processo Ruby non riguardava i gusti sessuali di B., ma la prostituzione minorile della ragazza (sesso per soldi con minorenne: reato inasprito dal governo B.) e la concussione del capogabinetto della questura di Milano Piero Ostuni per indurlo a violare la legge rilasciando la ragazza, fermata per furto, nelle mani della Minetti e di un’altra prostituta, anziché affidarla a una comunità come disposto dal pm minorile. Quel processo, dopo la condanna in primo grado, s’è chiuso con l’assoluzione: non perché la procura avesse scambiato per orge le cene eleganti; ma perché, secondo gli ultimi giudici, non è sufficientemente provato che B. fosse consapevole della minore età di Ruby e che Ostuni si sentisse coartato dalle telefonate di B. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
Certo che Matteo Renzi non è Bettino Craxi, né glielo auguriamo, per come è finita quella storia. Certo, saprà guardarsi dalle degenerazioni del sistema: quello dei «bilanci falsi di tutti i partiti che tutti sapevano» come ammise il cinghiale ferito nel famoso interrogatorio nell’aula milanese del processo Cusani. Anche perché, rivisitato su Youtube, quel confronto tesissimo con il pm Di Pietro trasmette un senso di sgomento, di dramma incombente che nessuna fiction potrebbe mai restituirci. Le colpe storiche e giudiziarie di Craxi restano intatte ma oggi lui quasi giganteggia a confronto dei tanti, troppi «tangentopolini» nel formaggio del ventennio successivo, senza dignità e senza verità. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Dopo essermi dimesso nel 1956 da l’Unità di Napoli scelsi di andare ad abitare a Roma perché, in quel momento, mi sembrava la città giusta. Non era molle, materna e sinuosa come Napoli. Era un luogo di enormi potenzialità e di immenso cinismo. Una bellezza crassa. Ridondante. A volte grottesca. Dove qualunque frase che veniva pronunciata restava sospesa nell’aria. Non sapevi se era una frottola o la verità. Per un po’ feci il paparazzo. Alla fine tornai al mestiere di giornalista. Ebbi, in maniera del tutto inaspettata, una raccomandazione per un colloquio con Maria Antonietta Macciocchi. Dirigeva Vie Nuove . Ascoltò la mia storia e mi assunse come redattore. Ermanno Rea, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Non è che Pier Paolo Pasolini facesse chissà cosa, ma aveva carisma. Una cosa che non si compra e non si costruisce. Con Pier Paolo mi sono anche divertita tanto. Di Capriccio all’Italiana con un Totò in verde, ho bellissimi ricordi. Pasolini aveva quello che in musica chiameremmo l’orecchio assoluto. Adriana Asti, attrice (Malcom Pagani e Fabrizio Corallo). Il Fatto.
Sacks si innamora per la prima volta quando incontra il poeta Richard Selig a Oxford, nel 1953. Selig ha 24 anni, Sacks ne ha 20 e perde la testa: «Amavo il suo viso, il suo corpo, la sua mente, le sue poesie, tutto». Quando lo dice a Selig, questi gli risponde che aveva capito, che gli vuole molto bene, ma non lo ricambia. Dopo poco tempo Selig chiede all’amico Sacks di dare un’occhiata a una ghiandola che gli dà fastidio. È un linfoma, Sacks lo capisce al volo. Non si vedranno più: Selig si sposa con l’arpista irlandese Mary O’Hara, si trasferisce con lei a New York e muore pochi mesi dopo. Oliver Sachs (Valentina Della Seta). ilvenerdì.
Alessandro Antonelli oggi lo chiameremmo archistar, nel diciannovesimo secolo, forse, lo chiamavano matto. La Mole Antonelliana doveva essere il tempio israelitico della città, ma fu inaugurata dopo una lunghissima gestazione nel 1889, quando già esisteva da tempo la Sinagoga di San Salvario. Fino al 2000 nessuno avrebbe saputo dire esattamente a cosa servisse. Ma oggi come allora è facile che anche un torinese, quando le passa a fianco, alzi gli occhi, si stupisca ancora e – magari – si emozioni un po’. Stefano Caselli. Il Fatto.
In ogni grande stazione arrivano ogni mattina migliaia di persone che lavorano in città e ne partono migliaia che lavorano fuori. Perché tutta questa gente non si scambia semplicemente il posto di lavoro? Heinrich Böll, Opinioni di un clown. Mondadori, 1965.
Invecchiando, il nonno dimenticava tutto, ma non la guerra. La memoria è un paesaggio che sprofonda nel mare, quelle che restano fuori, sono le vette delle montagne. Assopito nel lettone, sprofondato nel materasso di piume, biascicava sottovoce: «Avanti Savoia!». Ma così piano che qui, su questo libro, quelle parole andrebbero scritte in caratteri più piccoli. Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti, 2011.
Baldur von Schirach, il capo della gioventù hitleriana, era come se lì sedesse una linda e scialba governante, non graziosa, ma senza mai un capello fuori posto, di quelle che quando ci sono visite si fanno silenziosamente da parte. Rebecca West, Serra con ciclamini, il processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti. Skira.
Oggi sperimentare in tv non è più possibile: si compra un format già collaudato, lo si infiocchetta e si prega il dio Auditel (quello che quantifica gli ascolti, ndr) nella straziante attesa dei dati delle 10 del mattino successivo. Irene Ghergo, programmista tv. Il Fatto.
I dietologi si sfamano con i nostri digiuni. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 4/8/2015