Carlo Festa, Il Sole 24 Ore 2/8/2015, 2 agosto 2015
SHOPPING TEDESCO A QUOTA 15 MILIARDI
Nelle fusioni e acquisizioni, almeno in Italia, il motto Deutschland über alles non è stato negli ultimi anni tra i più popolari. Malgrado il super-accordo grazie al quale il cemento tricolore di Italcementi passerà al colosso HeidelbergCement, le aziende tedesche negli ultimi anni si sono fatte superare da Stati Uniti, Francia e Regno Unito nello shopping tra i nostri confini.
Un dato è certo e, per certi versi, preoccupante. Nell’ultimo decennio la campagna acquisti straniera tra i nostri confini sta diventando sempre più intensa: dal 2008 secondo i dati di Kpmg ci sono state 157 acquisizioni americane, 109 francesi, 81 inglesi, 72 tedesche, 47 svizzere e 40 cinesi. Da notare che la metà delle acquisizioni sono state effettuate dai gruppi tedeschi nel comparto industriale.
Certamente l’accordo tra Italmobiliare e HeidelbergCement, riguardante la compravendita della partecipazione detenuta in Italcementi (45%), operazione da 1,6 miliardi di euro di valore, con obiettivo di dar vita al secondo gruppo mondiale nel settore cemento, ha cambiato totalmente lo scenario italiano, riportando Berlino al centro dell’attenzione: secondo alcune stime di mercato dal 2008 ad oggi, compresa questa operazione, le imprese tedesche hanno investito per acquisizioni in Italia circa 15 miliardi di euro.
Insomma, la situazione è tornata ad essere quella di una ventina di anni fa, quando erano soprattutto i tedeschi a comprare in Italia seguiti da americani e francesi. «Non sono stupito del crescente interesse dei gruppi tedeschi alle aziende italiane – spiega Eugenio Morpurgo, amministratore delegato di Fineurop Soditic e per tanti anni banker sul mercato tedesco – mi pareva anzi anomalo il contrario , dato che per lunghi anni la Germania si era affacciata poche volte al nostro mercato con grandi acquisizioni , lasciando il campo a investitori strategici nordamericani, francesi e asiatici. Gran parte delle aziende tedesche si è infatti dedicata, dall’inizio degli anni 90 , al consolidamento interno post riunificazione e in seguito ha considerato il Nordamerica e l’Asia come il terreno ideale per le acquisizioni . Attualmente vi è un chiaro commitment dei gruppi tedeschi, soprattutto di quelli di grandi dimensioni , a crescere in Sud Europa, e in particolare in Italia, con un assai minore preoccupazione del “rischio Paese”. Insomma la Germania si sta riprendendo il suo giusto ruolo e peso sul nostro mercato. A differenza del passato non si cercano tanto quote di mercato a livello nazionale quanto aziende di eccellenza da un punto di vista tecnologico e industriale, con una forte vocazione internazionale».
È atteso che questo trend continui specialmente nei settori come la chimica, i macchinari e la componentistica. Saranno soprattutto i grandi gruppi (come hanno fatto di recente Henkel, Osram , Gea,Hager, Heidelberger) a effettuare acquisizioni sul nostro mercato: «Al contrario – continua Morpurgo – non mi attendo un’ondata di investimenti da parte del cosiddetto Mittelstand (ossia le medie imprese tedesche) che è sempre rimasto tiepido e selettivo. È interessante notare che alcuni di questi gruppi tedeschi, seppur quotati e di notevoli dimensioni, hanno ancora una componente familiare rilevante, il che può facilitare la cosiddetta “chimica” nelle trattative, rendendo più agevole l’intesa con le famiglie venditrici».
Ci sono poi altri fattori che spiegano il crescente interesse: «I gruppi tedeschi - indica Pierenrico Maringoni, fondatore e partner di One Direction Advisory -, appartenendo ad un sistema Paese più forte (finanziariamente, per dimensione, con diffusa presenza internazionale) del nostro, hanno da tempo agito come consolidatori nei loro settori. Essendo le imprese italiane spesso loro concorrenti (per la simile specializzazione settoriale dei due Paesi), acquisirle rientra in una strategia che può essere, di volta in volta, sia difensiva sia di espansione. Il numero di acquisizioni portate a termine ha certamente approfondito la conoscenza del nostro sistema e la capacità di concludere operazioni. Un numero rilevante di operazioni di M&A di marca tedesca è condotto da gruppi che possono essere definiti “acquisitori seriali” di imprese italiane».
Ma le acquisizioni impoveriscono il sistema industriale italiano? «Direi di no – indica Maringoni. Tra i gruppi tedeschi si sta consolidando la consapevolezza che è opportuno conservare il business model della target acquisita, mantenendone alti livelli di indipendenza e agendo solamente su possibili limiti. In tal modo si accrescono le probabilità di successo dell’acquisizione, a vantaggio naturalmente dell’investitore tedesco e, forse, aggiungerei, favorendo il rafforzamento del sistema industriale italiano».
Carlo Festa, Il Sole 24 Ore 2/8/2015