Francesco Velluzzi, La Gazzetta dello Sport 2/8/2015, 2 agosto 2015
SOGNO ADAN: «STREGO L’ITALIA E METTO IN SALVO LA FAMIGLIA» –
Ali Adnan ha ancora paura. «Voglio portare via almeno i miei genitori da Baghdad. Sarebbe bello averli con me. Dico almeno loro perché in famiglia siamo tanti e Udine diventerebbe mezza irachena». Ali riesce anche a scherzarci su. «E’ vero, la situazione è un po’ migliorata, ma il mio desiderio è quello». Ecco il ventunenne terzino iracheno che incuriosisce il mondo. L’Udinese lo ha seguito per tre anni prima di prenderlo dal campionato turco, dal Çaykur Rizespor dove ha giocato gli ultimi due tornei, segnando 4 gol in totale, uno in coppa di Lega. L’accelerata è potente, il sinistro pure, lo hanno ribattezzato il Bale iracheno. Più portato a offendere che a difendere (contro il Galatasaray un po’ ballava, ma ci sta), si è subito tarato sui sistemi mediatici del calcio: «Farò quello che mi dice l’allenatore, devo pensare soprattutto a difendere». Ok Ali. Accanto a lui c’è Aida, interprete nata in Marocco e residente a Udine che lo aiuta in tutto anche se lui parla tre lingue: inglese, turco e arabo. E’ il calciatore più popolare dell’Iraq. Da quando si è soltanto pensato che Adnan potesse arrivare a Udine la pagina facebook del club bianconero ha avuto un incremento di 54 mila utenti. La tv araba lo segue e manda in onda tanti servizi su di lui e viene chiesta addirittura una traduzione in arabo del sito della società.
Adnan, ci dica come gioca.
«Sono un terzino che ha giocato più spesso a quattro».
Che numero ha scelto?
«Il 53, è il primo che ho preso in Turchia e lo tengo anche in Italia proprio per il legame che ho con la città e con il club per il quale quel numero ha un valore simbolico importante. I due anni trascorsi lì sono stati un’esperienza molto positiva in una delle squadre più forti».
L’hanno definita il Bale iracheno. Le piace?
«E’ un appellativo coniato dalla stampa inglese, ma io preferisco Sergio Ramos. Anzi, le dirò di più: il mio giocatore preferito è sempre stato Roberto Carlos, uno dei più forti al mondo».
Per quale squadra tifava da bambino?
«Per il Real Madrid».
In Iraq si segue il campionato italiano?
«Viene trasmesso e le partite sono viste. La squadra che ha maggior seguito è la Roma. Io conoscevo di fama Totti, Pirlo e Di Natale».
Perché non decolla il calcio iracheno?
«Per problemi politici. La crescita è bloccata per questo motivo. Il campionato ha 20 squadre e ci sono dei buoni calciatori. Ma non è facile. Con la nazionale siamo costretti a giocare fuori, spesso a Dubai».
Com’è la sua vita? Ha famiglia? E’ religioso? E’ goloso?
«Sono single, e in Iraq quando si chiede sei sposato è perché vuoi presentargli qualcuno. Professo la religione islamica, amo la cucina turca che è simile a quella araba, il mio piatto preferito si chiama Dolma, un mix di carne e verdura».
La sua famiglia?
«Papà lavora in comune, mamma non lavora, siamo tanti, sette fratelli, solo io gioco a calcio. Ma ripeto: prima o poi voglio portarli con me. Anche se a certe situazioni ormai ho fatto l’abitudine».
Ci ribadisce che lei il soldato non l’ha mai fatto?
«Assolutamente, nessuno della mia famiglia è mai andato a combattere, ho fatto soltanto uno spot pubblicitario».