Antonio Calitri, Il Messaggero 2/8/2015, 2 agosto 2015
IL CNEL CHE NÉ VIVE NÉ MUORE: 9 MILIONI PER RIUNIRSI 8 VOLTE
Un organo ausiliario dello Stato di rilievo costituzionale, congelato da un anno e rottamato di fatto, che continua a costare quasi 9 milioni di euro a esercizio per non funzionare. E adesso anche con il presidente Antonio Marzano dimissionario e con i 39 consiglieri rimasti che il mese scorso hanno esaurito il loro mandato e nessuno ha idea di come andare avanti anche solo per assolvere agli obblighi di legge come l’approvazione del bilancio, visto che non sono stati né prorogati, né sostituiti. Parliamo del Cnel, il consiglio nazionale di economia e lavoro previsto dall’articolo 99 della Costituzione italiana, nato nel 1958 come luogo di confronto tra le categorie produttive e le forze sociali, organo di consulenza delle Camere e del governo. Al di là del suo alto profilo però, l’ente ospitato dentro Villa Lubin, una delle più belle residenze dello Stato, nella parte alta del parco di Villa Borghese, è stato più che altro un poltronificio dove negli anni sono finiti politici e sindacalisti non più sulla cresta dell’onda e che hanno guadagnato quasi 25 mila euro l’anno ognuno. Mentre l’ultimo presidente ha percepito un compenso lordo di 187 mila euro l’anno. Per un costo totale per le casse dello stato di 20 milioni l’anno.
BANDIERA DELLO SPRECO
Poi è arrivato Matteo Renzi che quando si è insidiato a Palazzo Chigi lo ha elevato a primo ente inutile e tra il migliaio di quelli da rottamare e ne ha fatto una bandiera dello spreco statale, denunciato più volte in televisione, a partire dalle ospitate a Porta a Porta. Già, perché l’ente, tra i più distanti e sconosciuti per i cittadini, si è limitato a dare centinaia di pareri non vincolanti che quasi mai sono stati presi in considerazione da Camere e governo e ha elaborato in quasi 60 anni appena una decina di proposte di legge rimaste lettera morta. Cancellarlo però non è cosa facile perché essendo previsto dalla costituzione, per la sua abolizione serve una legge costituzionale. Legge che aveva tentato di fare già nel 1999 Massimo D’Alema tra le riforme della bicamerale poi fallita, con tanto sollievo per i consiglieri in carica e i futuri che hanno continuato a intascare circa duemila euro al mese più benefit. Adesso è entrato nella riforma Boschi che quando diventerà legge con la seconda lettura e il referendum annunciato, cancellerà l’articolo 99. Sempre che nella prossima lettura a palazzo Madama non ci siano sorprese da parte della minoranza dem che potrebbero far ripartire da zero l’iter.
LA SFORBICIATA IN CDM
Nel frattempo però il consiglio dei ministri ha pensato di tagliare i finanziamenti e nell’ultima legge di stabilità li ha più che dimezzati passando a 6,7 milioni di euro quasi esclusivamente per pagare gli stipendi dei 67 dipendenti e le spese vive, oltre a 2 milioni di euro per la gestione della villa liberty costruita nel 1908. Con le risorse così ridotte e 64 consiglieri in carica, è toccato al segretario generale Franco Massi prendere le forbici e diradare ogni spesa. Sono stati cancellati i compensi e i gettoni di presenza per i consiglieri e anche le spese di trasferta che a molti facevano comodo per raggiungere la Capitale. Tra i malumori di essere etichettati davanti all’opinione pubblica come il primo esempio di ente inutile, non avere più una mission e la gratuità della partecipazione, il consiglio ha incominciato a perdere pezzi e i consiglieri sono scesi a 39 con dimissioni di nomi anche molto noti come Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni.
Lo scorso mese e proprio per l’incertezza sulla proroga dei consiglieri, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha ritirato polemicamente la sua delegazione dal Cnel. Con una lettera inviata a palazzo Chigi la Camusso ha denunciato che «il governo ha scelto di mantenere fittiziamente in vita il Cnel senza rivederne le competenze, ma impedendone il funzionamento facendo sì che, a questo punto, l’Italia sia l’unico paese dell’Ue a non disporre di alcun percorso istituzionale che consenta di realizzare il dialogo sociale previsto dai Trattati europei», tutto questo, «in violazione di precisi obblighi di legge, ha illegittimamente interrotto il funzionamento del Cnel, organo di rilievo costituzionale, prima della conclusione dell’iter di riforma che prevede la cancellazione dell’articolo 99 della Costituzione». La settimana scorsa poi, proprio sull’incertezza della proroga del consiglio si è dimesso anche il presidente Marzano, in carica per due mandati dal 2005, con una lettera indirizzata a Renzi e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Non arrivando notizie da Palazzo Chigi, su come procedere e men che meno nuove nomine, il segretario generale ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato per sapere se va considerata una proroga di fatto ai consiglieri che hanno esaurito il mandato oppure no. Nell’attesa un nuovo rischio incombe se i membri dovessero scendere sotto quota 32 e verrebbe a mancare il numero legale per prendere qualsiasi decisione. Non che fino ad ora questo numero sia stato centrato tante volte. Su otto assemblee convocate da Marzano nell’ultimo anno, solo una ha raggiunto il numero legale. Colpa anche del taglio delle trasferte che per molti ha reso antieconomico parteciparvi. E anche semplicemente restituire gli apparati a loro disposizione. In vista della scadenza del mandato, qualche settimana fa l’ufficio servizi informatici e telematici del Cnel aveva chiesto ai consiglieri «la restituzione al Cnel degli apparati informatici e per telecomunicazioni e relative Sim dati, in precedenza assegnati in uso per esigenze istituzionali». Molti di questi però, dovendosi recare o mandare a proprie spese gli oggetti a Villa Lubin, fino a qualche giorno fa non avevano provveduto.
I DIPENDENTI
Restano i 67 dipendenti che una volta cancellato il Cnel dovrebbero passare alla Corte dei Conti ma intanto percepiscono lo stipendio e costano 6,7 milioni di euro. Per far cosa? Circa la metà, racconta una fonte interna, si occupa dell’amministrazione del Cnel ovvero dei bilanci, degli stipendi, delle spese e quant’altro serve a farlo funzionare al lumicino. Il resto che era a supporto dei consiglieri e dell’assemblea, del lavoro preparatorio dei pareri e poi della loro pubblicazione, dell’organizzazione di incontri e convegni, adesso provvede all’aggiornamento dell’archivio nazionale dei contratti collettivi e i dei notiziari del Cnel, come il «notiziario su prospettive e congiuntura dell’economia italiana» pubblicato on line a maggio, di appena due pagine e il «notiziario dell’archivio contratti» pubblicato on line a giugno, di 12 pagine.