R. Fra., Corriere della Sera 29/7/2015, 29 luglio 2015
AMICI MIEI
È rimasto l’ultimo degli Amici miei. Ma l’elenco di chi non c’è più li farebbe sogghignare come al funerale del Perozzi. Se ne sono andati il Sassaroli (interpretato da Adolfo Celi, morto nel 1986), il conte Mascetti (Ugo Tognazzi, scomparso nel 1990), il Necchi (Duilio Del Prete, sepolto nel 1998) e il Perozzi (Philippe Noiret, andato nel 2006). È rimasto solo lui, il Melandri, ovvero Gastone Moschin che viaggia sereno dopo gli 86 anni.
Ne sono passati 40 esatti dal primo episodio di Amici miei – un progetto di Pietro Germi che a causa della morte del regista fu concretizzato da Monicelli – e l’attore si è raccontato in una lunga intervista concessa a LaPresse: «Mario Monicelli era una persona schiva, non era un piacione, era una persona seria. Ora si è perso il significato di cosa vuol dire essere una persona seria. Era un uomo autentico, vero, un socialista come pochi. Con lui c’era un ordine e un modo di recitare particolare: non guardava all’intonazione, quanto ai tempi. Se una scena doveva durare tre minuti Monicelli diceva “No, deve durare la metà”. I tempi, i tempi, era un maestro nei tempi». Ancora su Monicelli: «Non ha nemmeno voluto affrontare la vecchiaia triste e sconsolata. L’ha evitata con coraggio».
Ormai il termine supercazzola («Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?») è entrato nel gergo comune: «Erano dei giochi di parole che faceva Tognazzi. Non sono eredità, piuttosto erano battute inventate per far divertire la gente. Era tutto così vero che a volte anche noi ci cascavamo».
Se si guarda intorno, Moschin vede un Paese in ginocchio: «Questo è un Paese in disarmo, non si sa come, quando, se si riprenderà. Monicelli era molto pessimista su tutto, nel film ci si chiudeva nella goliardia per non affrontare i problemi».
C’è un nuovo Monicelli? «Magari ne salterà fuori qualcuno, forse c’è già chi ne raccoglierà l’eredità». E un nuovo Gastone Moschin? «Per carità... Non credo. Siamo tutti irripetibili nelle nostre piccolezze, nelle nostre misere umanità. Siamo irripetibili».
R. Fra.