Alberto Oliviero, Mente&Cervello 8/2015, 30 luglio 2015
DOVE NASCE LA RESILIENZA
È possibile stabilire in anticipo se un bambino, o un ragazzo che hanno subito vari tipi di stress svilupperanno in seguito disturbi del comportamento o saranno invece resilienti? L’adolescenza, come è noto, è un’età in cui si manifestano diversi problemi comportamentali, alcuni dei quali derivano dall’essere stati esposti precocemente a stress di vario genere, dai maltrattamenti agli abusi.
Sinora si sapeva poco sui fattori che assicurano forme di protezione, rendendo così resilienti, anche se è noto che i cambiamenti comportamentali che si verificano nel corso dell’adolescenza dipendono da una complessa interazione tra il tipo di personalità e gli eventi che si sono verificati nel corso dell’infanzia. Ma vi è anche un altro fattore di cui tenere conto: l’insieme dei processi neurobiologici che regolano le funzioni emotive e cognitive.
Di recente sono stati pubblicati i risultati di uno studio di notevole complessità svolto su un vasto numero di adolescenti da un nutrito gruppo di ricercatori europei e statunitensi – ben 36 ricercatori di sei nazioni oltre al consorzio europeo IMAGEN. Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea, è centrato sulle neuroscienze comportamentali, un campo in cui la medicina, la psicologia, la fisica e la biologia si intersecano nello studio del comportamento umano. La sigla IMAGEN sta a indicare il ricorso prevalente a tecniche di neuroimaging e a conoscenze della genetica e biologia molecolare.
Il progetto si basa sul monitoraggio di oltre 2000 ragazzini dell’età media di 14 anni e dei loro genitori. I ricercatori si sono avvalsi di test della personalità e del test DAWBA, che misura lo stato di salute e benessere mentale infantile e giovanile, oltre che di complesse tecniche di imaging con tensore di diffusione (DTI). Attraverso questa tecnica è possibile avere una stima del traffico che si verifica in un fascio nervoso in direzione delle strutture verso cui è diretto.
I ricercatori hanno privilegiato lo studio della struttura e della funzione del corpo calloso, il fascio di fibre nervose che associa i due emisferi, in quanto in passato era stata osservata un’associazione tra diversi aspetti della personalità e le dimensioni di questa formazione nervosa. Inoltre diversi studiosi sostengono che in numerose malattie a carattere psichiatrico i due emisferi comunicano in modo anomalo e che il traffico di informazioni tra i due emisferi è ridotto nelle persone che hanno subito traumi infantili, anche in assenza di sintomi da adulti.
Date queste premesse, i ricercatori hanno ipotizzato che negli adolescenti resilienti – quelli che malgrado i traumi manifestavano una buona salute mentale – il traffico avrebbe dovuto essere elevato, mentre negli adolescenti a rischio il traffico avrebbe dovuto essere inferiore. I risultati di questa complessa ricerca hanno in effetti confermato che esiste una correlazione tra la capacità di resilienza e il traffico di informazioni nel corpo calloso: da questa struttura partono fibre nervose che raggiungono la corteccia cingolata anteriore e la corteccia frontale, due aree cerebrali che assicurano maggiori risorse cognitive agli adolescenti resilienti.
In sostanza, quando si fronteggiano emozioni negative la resilienza può dipendere dalle proprietà della cosiddetta sostanza bianca, ossia dalle fibre nervose che fanno parte del corpo calloso e della corteccia cingolata e frontale.
Ovviamente non è escluso che altri fattori contribuiscano alla resilienza: tuttavia i risultati di questa ricerca sono stati possibili grazie alla complessità di un approccio che si è avvalso di test effettuati da un grande numero di ricercatori esperti in vari settori della psicologia, delle neuroscienze, della genetica. Finora le ricerche basate su team di centinaia di ricercatori riguardavano essenzialmente la fisica delle particelle: la ricerca in questione dimostra che anche nello studio dei processi mentali si stanno schiudendo nuovi orizzonti e che grazie a questa strategia è possibile comprendere alcuni snodi della psicologia dello sviluppo.