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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

PERISCOPIO

Il Financial Times passa ai giapponesi. Per la stampa europea mala tempùra currunt. Gianni Macheda.

Rischio attentati: la Farnesina invita i turisti italiani a non prendere autobus a Istanbul. A Roma nessun pericolo, proprio non passano. Il rompi-spread. MF.

Salvini propone la leva obbligatoria per i giovani. Sarà una buona idea armare così tanti disoccupati? Spinoza. Il Fatto.

Renzi - Meglio una partita a bigliardino che dire le solite cazzate. Jena. La Stampa.

Ricordare che il «Meno tasse per tutti» era la supercazzola prediletta di B. è giusto: ma non per sostenere che fosse un’idea sbagliata, semmai per ricordare che non fu realizzata. Marco Travaglio. Il Fatto.

I socialdemocratici tedeschi martellano con lo slogan: «Stabile Preise, sichere Arbeitsplätze», prezzi stabili, lavoro sicuro. Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia, 1989.

Il tragico caso di Roma si concluderà con le dimissioni del sindaco Ignazio Marino. Sotto i colpi dell’inchiesta su Mafia Capitale, se ne sono già andati parecchi assessori. Il Campidoglio è una baracca che si sta sgretolando giorno dopo giorno. La prima città italiana non ha più una giunta accettabile e in grado di amministrarla. La verità è che la sinistra ha un doppio difetto: non sa governare e non vorrebbe governare anche quando i voti la obbligano a farlo. Appena qualcuno dei suoi conquista una poltrona importante, i compagni s’impegnano subito allo stremo per mandarlo al tappeto. Giampaolo Pansa, scrittore. Libero.

Enzo Biagi ha scritto più libri di quanti ne abbia letti. In televisione faceva il parroco di campagna. Ma in redazione, se qualcosa andava storto, smadonnava come un camallo (giaculatorie che avrebbero tramortito il suo amico cardinale Ersilio Tonini) soprattutto quando qualche imbecille rischiava di rovinargli il lavoro, e dunque la vita, dal momento che Biagi non sapeva distinguere l’uno dall’altra. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Chi confronta l’Argentina e la Grecia come se fossero paesi ed esperienze economiche simili mostra un’ignoranza delle diverse situazioni ed economie. L’Argentina, all’epoca del default, aveva un debito pubblico del 50 per cento circa, molto modesto rispetto alla Grecia. Negli anni precedenti, il governo di Menem e Cavallo aveva fatto diverse riforme strutturali, liberalizzazioni e privatizzazioni. Il problema era che continuavano a spendere troppo, ma l’economia era molto più libera e dinamica di quella greca. Infine, il punto più importante: l’Argentina è un grande esportatore di commodities e per fortuna dopo il default il prezzo delle commodities salì alle stelle, trascinato dalla crescita di Cina e Brasile. La Grecia invece ha poco da esportare,e dovrebbe affrontare l’aumento del costo delle importazioni di beni essenziali. Vito Tanzi, ex presidente del Fondo monetario internazionale. (Luciano Capone). Il Foglio.

Morì un mio vecchio compagno con il quale avevo litigato. Mandai due righe ad Anna, la vedova. Lei le ignorò. Un giorno mi telefonò un amico catanese. Ce l’aveva accanto. Me la passò. «Anna, cara, ti ho mandato due parole, perché non hai risposto?». «Facciamo parte di due mondi diversi», disse. Vuole che rimpianga? Ma come faccio a rimpiangere questi idioti? Giampiero Mughini, giornalista. (Malcom Pagani). Il Fatto.

Con gli occhi di bambina - L’orologio a pendolo era nero, grosso, antico, appeso sul muro a un’altezza irraggiungibile per me, che avevo cinque anni. Nel silenzio della cucina di montagna il ticchettio si allargava sonoro. Mi sembrava, della vecchia casa, il cuore: come un cuore batteva, costante. Sapevo che l’orologio misurava il tempo, anche se non sapevo ancora leggere le lancette d’oro che impercettibilmente si spostavano sul quadrante. Quella lunga si muoveva più veloce, la piccola sembrava immobile. La fissavo ostinatamente, per coglierla nell’atto di avanzare: ma non ci riuscivo mai. Allora, mi dicevo, il tempo doveva essere lentissimo. Nella stanza che odorava di legno e di pane, seduta al tavolo coperto di cerata accanto alla vecchia padrona di casa, contemplavo accigliata l’orologio, che mi guardava altero. Cosa vuoi saperne tu, pareva dirmi, del tempo? Come avrei voluto aprire lo sportello, che si apriva sul meccanismo interno. Una volta ne avevo intravisto l’ingranaggio minuto, di rotelline d’oro. Sospettavo che il tempo se ne stesse nascosto lì dentro, come un tarlo, e spingesse le lancette, piano. Così piano, che le giornate mi sembravano sterminate. Il tempo, a cinque anni, era una prateria immensa, in cui avrei potuto correre, correre per giorni - senza mai arrivare alla fine. Marina Corradi. Avvenire.

I bar del centro sono popolati da imprenditori indebitatissimi, protestatissimi, pignoratissimi, dettaglianti di stupefacente maltagliato, il carabiniere di quartiere in uniforme e bandoliera, la medaglietta dell’Afghanistan sul petto, qualche sudamericana che succhia in casa a prezzi convenienti, giovani maggiorenni rapati, gonfiati dagli effetti della vodka liscia, i noti camorristi in soggiorno obbligato, con il fegato ormai andato in tilt, panza fora, camisa verta sul davanti, anellone d’oro sul mignolo e unghia del mignolo che si vede a chilometri come un faro costiero, codino occipitale fatto solo di quattro fili quattro, a guardare il nulla, un nulla sempre stabile sopra Insaponata di Piave. Franco Maino, Cartongesso. Einaudi, 2014.

Il mattino il treno cinese partì con puntualità. Nel lungo vagone, di forma antiquata, ero solo: sulla mia testa due ventilatori agitavano aria calda. Il viaggio durò un’ora attraverso una campagna serena: le risaie, quasi pronte per la monda, si alternavano a boschetti di un verde denso e grasso, equatoriale. Non vedo, di qua o di là dal treno, nessuna strada, ma soltanto sentieri sui quali, in fila indiana, uomini e donne pareva che si dirigessero verso il filo dell’orizzonte, intorno c’erano case o paesi. Enrico Emanuelli, La Cina è vicina. Mondadori, 1957.

Sulla Georgia, in Caucaso, regnava la mitica regina Tamara, discendente della nobilissima casa dei Bagration, la famiglia reale più antica della Terra. In confronto ad essa, gli Asburgo, i Windsor, i Borbone, gli Oranje, sono solo dei parvenus, perché una corona regale ha cinto la testa dei Bagration per tre millenni. Piera Graffer, scrittrice. La Maliarda. LoGisma.

Il fanatismo è il cervello fulminato da un dogma o da un’ideologia. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 30/7/2015